Il Retablo del Maestro di Castelsardo, intitolato alla B. Vergine Maria e S. Petro Apostolo, realizzato tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, è uno delle opere d’arte più importanti della storia dell’arte della Sardegna, e inspiegabilmente non l’avevo mai visto. L’anno scorso ho ammirato il dipinto per la prima volta dopo aver appreso la notizia del recente restauro, e non potevo perdere quest'occasione, soprattutto perché dopo la "lucidata", è ritornato nella sua dimora abituale più splendente e bella; e si può tranquillamente "visitare" ancora una volta perché la chiesa S. Pietro di Tuili è aperta tutti i giorni.
La chiesa di Tuili era completamente buia, sicuramente avevano appena spento le luci non pensando di un imminente visita, e appena entriamo, nella prima cappella, subito dopo l’ingresso al lato destro, compare il Retablo cinquecentesco luminoso, raggiante e incredibilmente mai visto. Per poterlo osservare, attenuando il buio, abbiamo acceso la luce della cappella, e all'istante il Retablo si è presentato più lucente e ampio.
Se penso che fino a pochi mesi fa era impregnato di polvere accumulato nei secoli, con un invasione di tarme che avrebbero potuto distruggere la cornice per sempre facendolo collassate in un baleno, con i colori opachi e più scuri a causa dell’ambiente (forse) umido che lo circonda, mi chiedo come mai non l’avevo ancora visto, eppure era li che aspettava.
In un primo momento l’occhio individua immediatamente la tavola centrale e piano piano tutti gli altri scompartimenti, e tutti ricchi di figure, alcuni si individuano facilmente e altre hanno bisogno di una concentrazione ulteriore prima di scoprire i soggetti uno per uno.
Come ho evidenziato la chiesa era al buio, di conseguenza, anche
se timidamente siamo riusciti ad accendere la luce di una cappella, le foto
scattate non sono riuscite a imprigionare lo splendore dell'opera.
La chiesa di Tuili era completamente buia, sicuramente avevano appena spento le luci non pensando di un imminente visita, e appena entriamo, nella prima cappella, subito dopo l’ingresso al lato destro, compare il Retablo cinquecentesco luminoso, raggiante e incredibilmente mai visto. Per poterlo osservare, attenuando il buio, abbiamo acceso la luce della cappella, e all'istante il Retablo si è presentato più lucente e ampio.
Se penso che fino a pochi mesi fa era impregnato di polvere accumulato nei secoli, con un invasione di tarme che avrebbero potuto distruggere la cornice per sempre facendolo collassate in un baleno, con i colori opachi e più scuri a causa dell’ambiente (forse) umido che lo circonda, mi chiedo come mai non l’avevo ancora visto, eppure era li che aspettava.
Chissà forse nella sbadataggine sono stata fortunata, perché dopo la restaurazione, il Retablo ha ripristinato i colori originali, brillanti e lucenti, in più oltre al capolavoro sardo del rinascimento si possono ammirare anche altre opere d’arte sparse in tutta la chiesa.
Stimolata dalla curiosità, appena sono tornata a casa ho cercato del materiale per ottenere un minimo di informazioni e per approfondire la storia dell'opera d'arte, ma aimè troppo tecnici per chi è a digiuno come me in questa materia, la pittura, e riassumere qualcosina in un post con scioltezza è impensabile.
L'opera d'arte ha un’altezza di cinque metri e una larghezza di tre metri e mezzo strutturato in sei tavole principali, con scompartimenti centrali e laterali, con diverse tavole principali e secondarie che contengono dipinti di varie dimensioni. In un primo momento l’occhio individua immediatamente la tavola centrale e piano piano tutti gli altri scompartimenti, e tutti ricchi di figure, alcuni si individuano facilmente e altre hanno bisogno di una concentrazione ulteriore prima di scoprire i soggetti uno per uno.
Con l’aiuto della brochure si individuano tutti i soggetti; precisamente c’è scritto: “è strutturato in sei tavole principali raffiguranti la Madonna in trono col Bambino, il Calvario, i Santi Pietro e Paolo, l’Arcangelo Michele e San Giacomo. Nella predella, la porzione più vicina all’altare sono Scene della vita di S. Pietro; sulle facce del tabernacolo il Cristo Risorto fra la Messa di s. Gregorio e S. Clemente papa; nel polvarolo, i quattro Dottori della Chiesa d’Occidente Gregorio, Ambrogio, Agostino e Gerolamo, i Quattro Evangelisti, San Fratesco, San. Bernardino e, al colmo, sulla tavola svettante, l’Annunciazione, con la Vergine e l’Arcangelo Gabriele ai lati del Padre Eterno”.
Il Retablo del Maestro di Castelsardo situato nella chiesa di Tuili
Altre immagini della chiesa
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Aggiornamento h 16:55:
Mi scuso con i lettori. Erroneamente
nel post ho scritto che è stato restaurato a Torino. Grazie a un commento e a una breve ricerca mi
sono accorta dell’errore. Dal sito dell’ANSA ho letto “Il restauro è stato affidato alla ditta Annalisa Deidda di Elmas con la
direzione della storica dell'arte Maria Passeroni, della Soprintendenza
Archeologia per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e
Sud Sardegna”. Pertanto ho corretto il post eliminando l’errore.
Per saperne di più indico
il link:
www.ansa.it/sardegna/notizie/2018/10/04/dopo-restauro-retablo-tuili-torna-a-casa_416acda9-9a09-4d2f-a936-6562500e0cde.html
Lo conosco. E' bellissimo.
RispondiEliminaCiao Innassia.
A Tuili ci sono stata diverse volte, anzi di più e in ogni occasione, ma questa chiesa non l'avevo mai vista: stupenda ... una vera sorpresa. Buon pomeriggio
EliminaNon c’è chiesa, anche la più piccola e umile, che non possieda bellezze architettoniche e pittoriche. Questa è bellissima. Grazie Innassia. Buon pomeriggio.
RispondiEliminasinforosa
Una vera sorpresa, il Retablo è stupendo come tutto il sito. Appena posso ci rivado ... sperando di trovarla illuminata perché era completamente al buio. Buon pomeriggio.
EliminaCavolo, stupendo.
RispondiEliminaMa come hanno fatto a portarlo fino a Torino per il restauro??? :o
Moz-
iii ma sai che ho commesso un errore perché sto leggendo dal sito dell’ansa “Il restauro è stato affidato alla ditta Annalisa Deidda di Elmas con la direzione della storica dell'arte Maria Passeroni, della Soprintendenza Archeologia per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna”, e dopo esposto a Torino … non c’è scritto “è stato restaurato a Torino”. Mi sa che dovrò informarmi ….
EliminaQuesto è il link dell’ansa: https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2018/10/04/dopo-restauro-retablo-tuili-torna-a-casa_416acda9-9a09-4d2f-a936-6562500e0cde.html
Ciao Miki, grazie al tuo commento (mi hai messo la pulce nell’orecchio) ho fatto una serie di telefonate e letto diversi articoli e mi sono accorta del mio abbaglio, così ho eliminato dal post l’errore del luogo del restauro e aggiornato il post con un aggiornamento. Grazie e ciao.
EliminaUn gioiello sardo, forse l'opera pittorica di maggior pregio in Sardegna.
RispondiEliminaCiao Rita
La chiesa custodisce un’opera inestimabile, e il restauro ha incrementato e valorizzato il Retablo con un soprappiù: ha raggiunto un pubblico più ampio, e con il passaparola si sta coinvolgendo chi non conosceva il sito. Ciao Rita.
EliminaSplendido! Quanti tesori nascosti che abbiamo in Italia e che spesso siamo i primi noi a non conoscere.
RispondiEliminaEra nell’isola e non lo sapevo; gli ammiratori, compresi i sardi in vacanza o residenti in Piemonte, fanno la fila a Torino per ammirarlo (da qui il mio abbaglio sul luogo del restauro). Torna “al suo domicilio”, e finalmente in autunno “vado a trovarlo”, e incredibilmente la chiesa era completamente al buio come un luogo anonimo, e in assenza della luce era “spento”. Timidamente accendiamo la luce della cappella e compare splendente da toglierti il fiato. Sì,siamo sommersi di opere inestimabili ma dobbiamo valorizzarli e pubblicizzarli. Ciao.
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