Il lavoro di Roberta Recchia divide il tempo in due parti, si parte dalla fine degli anni cinquanta fino agli anni ottanta, e questo lungo periodo si classifica come “Il primo e il dopo”. “Il primo” è determinato da una vita normale, e “Il dopo” è caratterizzato da un lutto che stravolge l’animo e il corpo di ciascun personaggio. Ogni Voce raccontata ci riguarda da vicino, ognuno di noi, lettori sfuggenti o attenti, ci immedesimiamo mentre ascoltiamo i dialoghi e adocchiamo i personaggi quando affrontano fatti tragici. È una lettura carica di drammaticità, e ogni passo coinvolge per aver preso in considerazione fatti concreti non lontani dalla realtà di tutti i giorni, tanto da non riuscire a sganciare le pagine per proseguire il nostro quotidiano. E mentre noi lettori sbrighiamo le nostre faccende, i pensieri sono sempre concentrati su quel libro posato sul comodino o su un tavolo, anche se interrompiamo la lettura per breve tempo.
Con questo tipo di narrazione, sospendere brevemente la lettura significa aver un solo pensiero che accomuna molti lettori, perché la maggior parte vorrebbe riprenderlo in mano per capire meglio ciò che sta accadendo ai personaggi di carta, trasformati dalla nostra mente in personalità reali.
Il libro “Tutta la vita che resta” è un concentrato di fatti attuali, ben presenti
nei quotidiani nazionali, si riconoscono
argomenti forti, che sono la perdita di una figlia, di una cugina e di un’amica,
avvenuta in modo brutale. Oltre al lutto, nel romanzo di Roberta Recchia, s’identifica
tutto ciò che ruota attorno alla perdita di una cara persona, e ogni quesito segnalato
è di un certo rilievo, perché ognuno elabora il dolore e la sofferenza in modo
diverso, c’è chi si appiglia al silenzio, chi all’alcool e chi alle sostanze
stupefacenti.
Oltre al dolore, si raccontano le
Voci dell’amicizia tra persone cresciuti in ambienti differenti, appartenenti a
mondi diversi per estrazione sociale, per cultura e per aver preso strade
opposte. Si riportano gli atteggiamenti delle persone mentre affrontano i mali
della vita, e si rilevano i comportamenti di chi non accetta le scelte degli
altri perché non in linea con le loro convinzioni sociali.
In “Tutta la vita che resta” il tempo della normalità si azzera quando due cugine, Betta e Miriam, decidono di passare la nottata in spiaggia per divertirsi assieme ad altri giovani tra i falò. Le due adolescenti non raggiungeranno mai il gruppo in spiaggia, perché dei balordi, un gruppo di criminali, le immobilizzano e le violentano. In un attimo sparisce tutto, finisce l’adolescenza, la spensieratezza e i sogni. Dopo l’aggressione, Miriam, stordita e dolorante, si alza, cerca la cugina, la vede, è distesa sulla spiaggia in modo anormale, la raggiunge, si accorge che sta guardando il cielo con gli occhi spalancati e non risponde, perché Betta è morta.
Miriam, sotto shock, raggiunge la villetta, apre la porta della sua cameretta e si butta sul letto, non ha la forza di gridare e di raccontare ai familiari cos’è accaduto, resta immobilizzata, si direbbe che sia assente. Nel frattempo, un ragazzo nota il corpo di Betta e da l’allarme, e in un secondo finisce per sempre la vita normale. Tutti si disperano, accorrono i vicini, la spiaggia si riempie di persone, arriva la polizia, il magistrato, i giornalisti, tutti sono sconvolti, e nel caos totale nessuno si accorge che Miriam sta male, nessuno immagina minimamente che lei era con la cugina e che ha subito violenza.
Invece di comprendere
lo stato d’animo di Miriam, c’è chi pensa di proteggerla da questo incubo a
modo loro senza capire che nella spiaggia c’era anche lei. Nessuno le fa delle
domande perché, per i familiari, Miriam è un’adolescente timida e introversa e
non può allontanarsi dalla villetta assieme alla cugina, lei è diversa, e non
può e non deve sapere. Per tutti, Betta è uscita da casa in piena notte da sola
per raggiungere la spiaggia. Tutti ignorano Miriam, in un baleno, si pensa solo
a fare le valige, si carica in macchina la ragazza per allontanarla dal paesino
per raggiungere la grande casa in città dove risiede.
Dopo la morte di Betta, ognuno
gestisce il lutto in modo diverso, perché le persone non sono tutte uguali, precisamente:
Marisa, la madre di Betta, si rinchiude in un silenzio assordante, non esce più
di casa e si allontana dalla vita sociale; babbo Stelvio, per sopportare il
dolore, divide le giornate osservando la moglie assente, lavorando e terminando
la giornata con qualche bottiglia; il fratello di Betta cercherà di andare
avanti; Emma, la zia materna e madre di Miriam, riprende la vita di sempre; e
mentre tutti cercano di sopravvivere al dolore, nonna Letizia nasconde tutto e
tace.
Sì, nonna Letizia è l’unica che
ha capito cosa sia successo in quella spiaggia, ha trovato le prove, sa che
c’era anche l’altra nipote, quella che è stata allontanata per non farle vivere
quel tragico momento. La nonna tace per nascondere la verità, secondo il suo
modo di pensare i fatti di famiglia non devono essere oggetto delle discussioni
nelle bocche degli sconosciuti.
Mentre tutti gestiscono il lutto,
in città, nella grande e lussuosa villetta, Miriam, in totale solitudine,
lenisce il dolore rifugiandosi in un mondo fatto di psicofarmaci per non
sentire e rivedere ciò che è accaduto; la sua è una scelta che si rivela una
trappola. Agli inizi le pillole le procurava legalmente con la ricetta medica,
e quando lo specialista sparisce, quello che la stava curando senza aver capito
nulla del suo male, si rivolge al mercato della droga per avere i sonniferi e
gli antidepressivi. Il primo giorno, al mercato della droga, conosce Leo e la
sua vita cambia in meglio.
Leo è un ragazzo che vive alla
giornata, spaccia per sopravvivere e per arrotondare il suo magrissimo
stipendio, e anche se appartiene al losco ambiente delle droghe, si può
etichettare come una persona onesta; in sostanza, tenta di andare avanti vendendo
sostanze stupefacenti dandosi una scadenza. Leo pensa di lavorare in questo losco
ambiente fino a quando riesce a trovare una posizione economica sufficiente a
garantire un’esistenza accettabile a lui e alla sorella. Leo appartiene a un
mondo losco, eppure si rivela l’asso che salverà Miriam dalla dipendenza, ma
non sarà solo perché al suo fianco c’è la sorella.
Corallina, la sorella di Leo, ha
un intuito raffinato, con uno sguardo ha compreso il disaggio di Miriam, perché
è transgender, la vita le ha riservato dispiaceri, violenza, non è stata capita
e accettata dalla famiglia e dalla società. Lei è generosa, aveva un buon
lavoro ma ha perso tutto; lei ha un legame speciale con Leo, lo protegge, e
questo forte sentimento di affetto lo riserva anche nei confronti di Miriam,
per lei compie azioni che la salveranno.
Leo, grazie alle sue conoscenze,
riuscirà a scoprire i nomi delle persone che uccisero Betta, e in questa
delicatissima fase, cade nella trappola della vendetta, vuole acciuffare i
delinquenti, indaga, trova le loro abitazioni, scopre che uno di loro si è
tolto la vita, la resa dei conti è vicina, eppure nonostante la determinazione,
ci sarà un’inversione di programma; ci sarà lo zampino di Corallina a far
chiudere il cerchio.
Scheda del
libro:
Titolo: Tutta la
vita che resta
Autrice: Roberta
Recchia
Genere: romanzo
Casa editrice:
Rizzoli
Anno: 2024
Pagine: 400
Prezzo di
copertina: € 18,00
Ciao Innassia, non conoscevo questo romanzo. È una storia molto triste che sicuramente non lascia indifferenti.
RispondiEliminaA presto, un abbraccio 😘
Il romanzo è stato molto apprezzato. Se non mi sbaglio è stato pubblicato un annetto fa.
EliminaCiao @Fra
Romanzo complesso che mette in scena la disumanità di tempi caratterizzati da un'indicibile violenza. Un romanzo da brivido che vorrei leggere. Grazie per la tua proposta letteraria molto interessante :)
RispondiEliminaÈ ricco di riflessioni, non è una lettura superficiale, e non si dimentica.
EliminaCiao @AquilaReale
Grazie per la segnalazione e per averci parlato di questo romanzo. Buona continuazione di festa pasquale.
RispondiEliminasinforosa
Ciao @Sinforosa. Grazie a te per essere passata.
EliminaBuon 25 aprile.
Ho sentito molto parlare di questo libro e grazie al tuo bel posto adesso sono molto curiosa di leggerlo
RispondiEliminaCiao. Se piace il genere romanzo stile 'familiare' ti consiglio di leggerlo. In questo spazio non ho descritto i particolari dei personaggi e l'evoluzione delle loro storie personali, quindi di prima mano scoprirai una serie di fatti.
EliminaBuona lettura.