Ho iniziato e riiniziato
il libro diverse volte senza vedere la parola fine, ciononostante dentro di me
c’era il sincero desiderio di leggerlo per constatare le capacità letterarie di
uno dei maggiori giuristi italiani, uno dei maggiori studiosi del diritto
italiano ed esperto di diritto processuale civile.
Io volevo leggere "Il giorno del giudizio " di Salvatore Satta, non perché lo considerano uno dei romanzi italiani più importanti, oppure per spuntarlo dalla lista dei
libri da leggere ma, conoscendo l’autore come giurista, volevo sviluppare il
suo sapere da un'altra angolazione.
Ovunque si esprimono
pareri contrastanti, e io non potevo
partecipare alle conversazioni perché non avevo concluso la lettura. Finalmente,
dopo averlo abbandonato diverse volte, sono riuscita a liberarmi da questo
peso. Si, anche se è considerato un
capolavoro della letteratura, e anche se qualcuno può obbiettare, io uso la
parola liberazione. Adesso che ho dinnanzi a me l’ultima pagina, completamente letta, posso
esprimere un giudizio: non riuscivo a finirlo per come è strutturata la storia. Quando leggo un libro devo avere
di fronte a me una storia con un filo conduttore scorrevole, per ogni
personaggio, o per ogni vicenda, devo vedere nella mia mente il risvolto di
ciascun frammento senza intromissioni. Invece intrusioni ed interferenze,
storie che si accavallano tra di loro senza concludere il ragionamento se non
dopo svariate pagine, hanno determinato un appesantimento della mia lettura. Il
mio non è un giudizio negativo, anzi lo rileggerei, bensì esprimo ciò che penso
in base ai miei gusti e a ciò che mi aspetta dalla lettura.
Anche se ho incontrato molte e molte difficoltà, lo consiglio a tutti
perché le vicende riportate, anche
se sono frutto della fantasia, sono ugualmente confrontabili con ciò che
personalmente viviamo, e ognuno dei personaggi sono riconoscibili per come sono
e possiamo additarli come se li conoscessimo personalmente.