Look up here, I’m in heaven
I’ve got scars that can’t be seen
I’ve got drama, can’t be stolen
Everybody knows me now
Look up here, man, I’m in danger
I’ve got nothing left to lose
I’m so high it makes my brain whirl
Look up here, I’m in heaven
I’ve got scars that can’t be seen
I’ve got drama, can’t be stolen
Everybody knows me now
Look up here, man, I’m in danger
I’ve got nothing left to lose
I’m so high it makes my brain whirl
Elena Rossini ha un raro dono, quello di avere un perfetto olfatto, il cui principale e automatico effetto le ha consentito di creare dei profumi speciali adattandoli in base alla personalità dei suoi clienti. A Parigi la sua profumeria è molto popolare ed è diventata una garanzia di ottima qualità, e per ogni cliente sa che otterrà un’essenza perfetta. Per Elena creare profumi è uno stile di vita iniziata quand’era piccina, e la sua grandiosità è parte essenziale della sua natura ereditata dai familiari, in primis grazie ai consigli e agli insegnamenti ricevuti dalla nonna.
“Comunque, per farla breve, ho deciso di suicidarmi. Il problema col suicidio, però, è che non puoi farla breve, perché è la storia lunga che interessa alla gente, soprattutto la mia, perché io ero, e disgraziatamente ancora sono me, fino a oggi. Ah, perdonatemi, nel caso lo sapeste già. Ma io sono Martin Sharp, l’uomo che aveva tutto, la moglie, due figlie, tre cani, e almeno quattro People Choise Awards, oltre a cinque mattine a settimana nel più importante programma televisivo inglese. Ah, stavano perfino per offrirmi lunedì liberi. Fin qui tutto bene. Avevo raggiunto la mezza età indenne, e avevo qualche soldo in banca, finché non incontrai Susy Jenkins alla presentazione di una crema idratante da uomo. In mia difesa, Vostro Onore posso dire che sembrava che avesse 25 anni, ma non li aveva, finché nell’ordine comportò tabloid scatenanti, una pena detentiva breve, divorzio, discredito, rovina. La notte di capodanno dovrebbe essere una pausa per riprendere fiato, un punto e virgola. Beh, io ero arrivato al punto e basta. Sul serio. Perché mai non avrei dovuto desiderare di buttarmi giù da un palazzo?”
Ho imparato a rispettare le idee altrui,
A capire prima di discutere,
A discutere prima di condannare.
(Citazione di Norberto Bobbio)
I don’t want a lot for Christmas
There is Just one thing I need
I don’t care about the presents
Underneath the Christmas tree
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
All I Want for Christmas Is You, yeah
It’s made up of lonely moments
There was always a moment there when I
knew
You always gave instalments
Always knew you concentrated and grew
And I believe reinvention
Do you believe that life is holding the
clue
Take away all the lonely moments
Give me full communication with you
Your smile shine a little light alright
Don’t hide shine a little light
Give up on your pride
Il film o la Colonna Sonora? Ognuno ha il suo compito. In alcuni casi scegliere il migliore tra i due è un abisso. La mente può ricordare una colonna sonora ma non il film, e viceversa; in altre occasioni la musica è capace di impossessarsi del primo posto e rubare la scena fino a neutralizzare una pellicola del piccolo o grande schermo; e in altri casi il palcoscenico è riservato esclusivamente al film senza lasciare una minima traccia musicale. Alcuni registi hanno un sistema ben collaudato per renderli omogenei e con lo stesso "potere", e sono capaci di accoppiarli svincolandoli mentalmente da questa scelta, ad esempio girando le scene con la musica in sottofondo. Quando si guarda un film e si ascolta la colonna sonora tutti i sensi si sviluppano, e il cervello sceglie.
La cucina italiana si presta a ogni tipo di palato, e quando siamo difronte a un piatto doc della gastronomia nazionale, non sono viste di buon occhio le varianti, e si tollerano soltanto se si evidenzia e si marca la variabile modificata. Pertanto oggi trascrivo nel Taccuino non la ricetta originale, ma una variante consigliata tanti anni fa a mia madre da una sua amica: le melanzane alla parmigiana con l’aggiunta del pane. Per rendere il piatto più leggero e per assorbire l’olio in abbondanza, si può architettare una manovrina innocente e lontana dai palati fini, quelli che non vedono di buon grado aggiungere o togliere un ingrediente da un piatto nazionale. In pratica si fodera la base di una teglia con il pane raffermo, e con questo sistema si elimina l’olio in eccesso impedendo così il “galleggiamento” delle melanzane in questo ingrediente. E per un problema strettamente legato al gusto, io appongo un’altra modifica innocente: io non uso mai il formaggio grattugiato in nessuna pietanza, e se aprendo il frigo non trovo la mozzarella (l’altro ingrediente insostituibile), io uso un ingrediente sardo (ma non ditelo ai tradizionalisti) il cui nome è tutto un programma, casu friscu de erveche acriau (per saperne di più clicca QUI). Per il resto le differenze sono pressoché nulle. E adesso spazio alla variante delle melanzane alla parmigiana.
Svariati generi letterari hanno un punto in comune, non si possono raccontare i fatti narrati, e guai se qualcuno spiffera la trama con un mini riassunto; in questi casi l’unica soluzione esistente è sempre la stessa, leggere il libro senza interposta persona. E se il libro è scritto dal re degli horror è impensabile accennare i particolari, al massimo è consentito svelare qualche piccolissima e marginale pillola per alimentare la curiosità. Il libro horror “Mucchio d’ossa” di Stephen King fa parte della lista “non svelabile”, dove tutti tacciono sulla trama. In questo caso si possono segnalare alcune sporadiche Voci, ad esempio le ambientazioni: la prima parte della storia si svolge in una piccola cittadina americana e nella residenza abituale di un noto scrittore, Mike Noonan, mentre nella seconda parte la storia trasloca in una casa di campagna vicino a un lago, la cui denominazione porta il nome di una cantante blues, Sara Laughs.
È nota a tutti l’importanza della libertà di espressione, un diritto che si sposa con la prassi di salvaguardare l’identità di donne e uomini che lavorano al servizio dello Stato o per altre organizzazioni, e in barba alla consuetudine dettata dal limite di tali diritti, un uomo è riuscito far oscillare queste due certezze. I segreti di Stato sono sempre stati gli elementi principali d’incalcolabili libri noir, gialli e di spionaggio, e di tantissime pellicole, e all’inizio del nuovo secolo, un uomo, esattamente un pirata informatico, nella vita reale va oltre la fantasia letteraria svelando uno dopo l’altro notizie riservate. Un film biografico racconta come quest’uomo ha divulgato notizie segrete e mai rese pubbliche perché bollate col sigillo “Top Secret”, mettendo così a dura prova la libertà di stampa.