Ambientato in una cittadina australiana degli anni cinquanta, si narrano i lati oscuri di un’anonima località, capace di allontanare una bambina per questioni legate al pregiudizio, oltre che all’ignoranza e all’insensibilità. La bimba cacciata da Dungatar si chiama Myrtle “Tilly” Dunnage, e dal giorno del fattaccio vive la sua vita lontano dalla madre, si rimbocca le maniche, si adatta al suo nuovo ruolo, viaggia, si trasferisce in Europa, studia e diventa una sarta professionista. Nel frattempo, mentre in paese tutti conducono un’esistenza piatta, lei diventata una donna adulta e una sarta d’eccezione e di altissimo livello, con la voglia di togliersi un sassolino dalla scarpa, in sostanza decide di vendicarsi contro i suoi paesani, e si presenta al suo paese natio. Nel vederla dopo vent’anni, tutti rimangono a bocca aperta, perché non è più la ragazzina che avevano cacciato, adesso Tilly sfoggia capi di lusso disegnati e cuciti da lei, la sua figura è uno splendore, e come cammina e si muove non passa inosservata.
Arrivata a Dungatar, Tilly si
prende cura della madre Molly lasciata da sola per troppo tempo. La signora
Molly è in stato di abbandono totale, irriconoscibile, non esce e non frequenta
più i suoi concittadini, è una donna malata con problemi psichici, scorbutica e
trascurata, si direbbe impresentabile per aver condotto una vita ai margini
dimenticando gli elementi primari dell’igiene personale e della pulizia della
casa.
In questo noiosissimo paesello,
Tilly mette a frutto le sue qualità di sarta all’avanguardia scombussolando la
routine di Dungatar, indossa i suoi vestiti di alta moda, e inizia a far
germogliare nella testa dei paesani la voglia di indossare vestiti confezionati
con le sue mani. Piano piano, la sarta occupa una posizione centrale, tutti la
cercano e tutti vogliono indossare i suoi capi, e in poco tempo, Tilly
trasforma un paese sciatto, ordinario e goffo in un villaggio ordinato e alla
moda.
Quando da bambina fu allontanata
dalla sua casa natia di Dungatar, lasciò i paesani con tutti i loro difetti,
persone pettegole, rozze, poco inclini all’innovazione, ignorantozzi e
insensibili, e tornata a casa, come una madame di classe, con i suoi abiti
cerca di mutare in meglio il loro animo fatto di bellezza e di amore.
La piccola cittadina di Dungatar
cambia rotta, qualcuno accoglie Tilly, ma il malumore non si è ancora spento,
tutti non dimenticano che cosa accadde molti anni prima, e non scordano la
causa dell’allontanamento di Tilly. Alla base del malcontento generale, c’è una
storia dolorosa, e la sarta è la protagonista. Le persone non dimenticano che
Tilly fu accusata di omicidio, di aver assassinato un suo coetaneo. E Tilly non
ricorda esattamente quell’episodio, se non il fatto che le falsità raccontate
in quella piccola cittadina rovinò la sua reputazione, infangandola di calunnie.
Tornata a casa, inizia a incastrare tutte le tessere del puzzle, fino a quando
ricorda che il suo coetaneo era un bullo che voleva colpirla senza calcolare la
reazione della sua vittima. Tilly capì l’azione e schivò il colpo, e il bullo, invece
di percuotere Tilly, colpì qualcosa di più duro della sua vittima uccidendosi.
Tutti accusarono la bimba Tilly di
un crimine che non aveva commesso, rendendola responsabile di un fatto
drammatico, mentre chi poteva toglierla dai guai taceva.
Tornata a casa, con la sua
intuizione, trova terreno fertile per farsi apprezzare come professionista di
alta moda, portando stoffe pregiate da Parigi e disegnando capi eleganti mai
visti se non nelle riviste di moda. La clientela è fittissima, la sarta si
rimbocca le maniche, veste i suoi concittadini, ma qualcosa va storto e affiora
il passato proprio quando ha successo, ha riallacciato buoni rapporti e si è
innamorata. Quando le cose incominciano ad andare male, affila il coltello
della vendetta, e si toglie il sassolino dalle scarpe proprio quando in città
sorge l’invidia e la competizione.
Riuscire a definire il genere
esatto del romanzo è un’impresa, esplorando qua e là ho notato che molti lo
definiscono come gotico, o una commedia nera con spruzzatine gialle;
effettivamente non è il classico romanzo; c’è spazio per ogni tipo di
classificazione.
Nel romanzo The dressmaker di Rosalie Ham, ci sono tutti gli elementi per
esporre in modo chiaro le nefandezze di un’immaginaria cittadina, e nella trama
s’incrociano sentimenti opposti. Si perlustrano l’amore e l’odio, i tradimenti,
i privilegi e le offese, le parole acide e Voci tranquille. The dressmaker è un concentrato di
emozioni al negativo, o meglio, tolto la bellezza della moda, in uno spazio
circoscritto s’incontrano l’odio, la superbia, la malignità, il pregiudizio,
l’ipocrisia e i comportamenti non in linea col buon vivere.
Ogni cittadino ha i suoi difetti
e scheletri nell’armadio, e le bruttezze si mostrano o si nascondono, c’è il
povero travestito da ricco, e chi non può esternare le proprie emozioni per non
condannarlo per atti osceni perché omosessuale. Qualcuno ha problemi personali,
soffre di agorafobia e di depressione, e non mancano i soggetti pronti a
tradire la propria moglie. In questo paesino ci sono molte personalità, e ognuno ha un dilemma ben definito, iniziando
dal farmacista, al classico negoziante, per finire con la classica insegnate e
un musicista.
In questa anonima cittadina si
possono rilevare una serie di problematicità.
Si possono elencare i problemi
dei bambini e degli adolescenti, i loro passatempi, e di come non riescano a
liberarsi dei bulli pronti a ridicolizzare i coetanei più deboli.
Parallelamente ai ragazzi, si notano i malaffari di un’ex professoressa con
alle spalle comportamenti discutibili durante la sua delicata professione,
e parecchi la ricordano per essere stata crudele nei confronti di alcuni studenti.
Si possono accennare anche le
infedeltà coniugali, sorte in quelle famiglie definibili perbene e puritane, ma
guai mettere il dito nelle loro questioni private.
I concittadini di Tilly conducono
una vita dai mille colori, e non disdegnano a giudicare il prossimo, infatti,
la sarta è stata allontanata in base a una presunzione, e mentre lei in esilio
ottiene un buon risultato, gli altri continuano con la solita routine.
Tra tutte le personalità, Tilly è
quella che emerge e che ha assimilato al meglio ogni fase della piccola
cittadina, suddividendo il tempo in prima e il dopo da quel fatidico incidente
mortale.
Se ogni personaggio ha un
carattere particolare, Tilly è al centro dell’attenzione, e attorno a lei
orbitano tutti i dilemmi. Su di lei si posano tutti gli sguardi e la malignità,
ognuno ha un qualcosa da ridire, la classificano come una perdente, un demonio,
e col passare del tempo si testimonia quanta nefandezza è stata elaborata per
eliminarla fisicamente e moralmente.
Dopo vent’anni si pareggiano i
conti, la strana bambina si dimostra capace di maturare in bellezza mentale e
del corpo, di crescere facendo fruttare le proprie capacità e di dimostrare
quanto vale, e s’individuano i concittadini perdenti per averla giudicata in
modo feroce e crudele.
Per definire meglio le Voci di
The dressmarker, ci viene in aiuto la pellicola girata da Jocelyn Moorhouse,
con Kate Winslet nella parte principale di Tilly, e in questo caso gli aspetti
negativi di ciascun personaggio sono più visibili. Nel film è più marcato
l’aspetto dark dell’ambientazione e del carattere dei personaggi, e Tilly è più
elegante, più energica, più vendicativa e più diabolica.
L’attrice Kate Winslet ha esteso
il messaggio elaborato dalla penna di Rosalie Ham, è stata capace di ottenere
un timbro più perfetto affusolando il carattere della donna dotandola di
ulteriore genialità. Per interpretare la parte ha mostrato capacità recitative
che le hanno consentito di modulare il personaggio con più incisività,
dotandola di grazie e contemporaneamente di un aspetto demoniaco. In sostanza,
l’attrice, rispetto al personaggio di carta, ha più stoffa nell’elaborare e vestire
i panni della demoniaca vendicatrice, e con lei la pellicola ha un aspetto più
gotico ed elegante.
L’elemento che spicca nel film è
la fotografia, e ancora di più i costumi, gli abiti indossati dalla
protagonista e dai suoi clienti bucano lo schermo. Il guardaroba realizzato da
Tilly per se stessa e per i concittadini è super sublime e di ottima fattura.
Il libro e il film si amalgamano e ognuno racconta con Voci particolari, associando timbri diversi, la singolarità della piccola cittadina australiana.
Alcune immagini
del film:
Scheda del libro:
Titolo: The dressmaker
Scrittrice: Rosalie Ham
Traduzione: Samuela Fedrigo
Genere: romanzo
Anno: 1° uscita nel 2000
Pagine: 255
Scheda del film:
Titolo: The dressmaker-Il diavolo
è tornato
Regia: Jocelyn Moorhouse
Genere: drammatico
Anno: 2015
Durata: 118
Interpreti: Kate Wislet (Tilly Dunnage), Judy Davis (Molly Dunnage), Liam Hemsworth (Teddy McSwiney), Hugo Weaving (sergente Horatio Farrat), Sarah Snook (Trudy), Caroline Goodall (Elsbeth Beaumont).
Ricordo che ci sono altre Voci
con:
Kate Winslet: Ragione e sentimento, Enigma, The reader-Ad alta Voce
Judy Davis: Passaggio in India,
Marie Antoinette
Liam Hemsworth: Hunger Games
N.B. le immagini del film sono prelevate dalla rete tramite il
motore di ricerca Google.
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