Tre storie parallele, sviluppate seguendo logiche diverse. Ogni singola storia è un concentrato di sentimenti, di relazioni affettive, rapporti matrimoniali e genitoriali agli sgoccioli. I personaggi principali sono tre, nessuno di loro primeggia o ruba la scena all’altro, e si dovrebbe distinguerli non come soggetti autonomi, ma appartenenti a dei gruppi per aver coinvolto più attori attivi e passivi, all’interno dei quali sono ben distinte le disparità sociali con dilemmi ben marcate. Il puzzle è composto di svariate tessere, ci sono indizi colti con calma, la normalità è scombussolata dagli eventi, una verità che si materializza lentamente e ben lontano dagli occhi di chi segue le Voci. Ogni particolare si cerca di isolarlo e incollarlo dove si vorrebbe vederlo senza ottenere nessun risultato, perché la conclusione può (o non può) sorprendere con un effetto a sorpresa (o no).
In un gruppo c’è Michael, uno
scrittore di successo con un vuoto creativo, il quale si trasferisce in una
camera d’albergo con l’amante pensando di dare una spinta alla scrittura.
Scrivere un romanzo lontano da casa non giova granché, anche se lontano dalle
pareti domestiche e da un matrimonio fallito, avere l’amante vicino comporta
ulteriori dubbi. Il rapporto tra Michael e l’amante è fatto di continue riprese,
vale a dire, si lasciano per ricongiungersi all’infinito e non si capisce bene
se stanno assieme a scadenza.
In un secondo gruppo s’inserisce
Julia, una madre separata, la quale sta per perdere l’affidamento del figlio a
causa di una serie d’incastri sbagliati. Il giorno dell’incontro con il giudice
ha seri problemi, non riesce ad arrivare in tempo all’appuntamento, e
l’avvocato, seriamente preoccupato, l’avvisa che il capolinea e seriamente
vicino, e gli elementi presi in considerazione nella causa d’affidamento non
sono dalla sua parte, ma pendono da quello del padre del piccolo.
Nel terzo gruppo c’è Scott, un
personaggio inesperto di New York, il quale pensa di risolvere il problema di
una tipa che non conosce, e tra mille incastri tutti al negativo, si ritrova a
gestire una storia di ricatti. La tipa deve dei quattrini a un personaggio poco
raccomandabile, perché deve riscattare la figlia. Se inizialmente si doveva sborsare una
somma alta ma trattabile, a ogni incontro con lo strozzino, la somma aumenta vertiginosamente per colpa dell’inesperienza di Scott, il quale parla a sproposito e si
materializza quando non si doveva presentare.
I tre gruppi raccontano le loro
vicende alternandosi, si rivelano un po’ per volta le loro Voci in modo sparso,
prima l’uno poi l’altro, si passa la staffetta dall’uno all’altro dopo una
singola scena o troncandola, e mettendo insieme i pezzi si riesce a fatica a ricostruire le loro storie.
Nel film Third person le Voci alternate non riescono a collegarsi, sono
distanti, non si riesce a capire dove portino le loro azioni. Spegnere la
lampadina mentre si segue un personaggio per accenderne un altro, per poi
spegnere anche questo per farne partire un altro, per poi troncare nel momento
sbagliato, e così via fino alla fine della pellicola, nuoce il filo del
discorso.
La confusione balza da un salto
all’altro, e quando s’interrompe una scena con un gruppo per seguirne un altro,
si materializza la disorganizzazione mentale dello spettatore.
L’equilibro dell’incastro è
debole, e in più di un’occasione s’inciampa nella lentezza della sezione da
seguire, e se la trama prende in considerazione problematicità della società
dei giorni nostri, l’intonazione delle complicazioni dei personaggi segue
logiche al ritmo della leggerezza.
Complessivamente la trama del
film Third person non è male, ha
preso in considerazione svariati quesiti seri e attualissimi, il problema è
l’incastro delle tre storie, aggravato dalla lentezza dei movimenti, degli
sguardi e delle Voci verbali.
Il cast è stellare, ognuno ha
dato un buon contributo, ma il risultato finale non premia. Il valore negativo
è da attribuire al montaggio e al fatto di stroncare nel momento sbagliato ciò
che si sta cercando di seguire. Sono state gestite male le sequenze, interrotte
continuamente senza concludere.
Quando finalmente si arriva alla
fine della pellicola, finalmente si notano le differenze delle tre storie, ma
ormai è troppo tardi per riavvolgere la pellicola e riprendere il discorso
delle sequenze lente e perse per non averli presi in considerazione al momento
giusto.
Il film Third person è la classica pellicola con buoni propositi, una buona
trama, ottimi interpreti, con una debole sceneggiatura, una fotografia senza
sorpresa, e con la ciliegina sulla torta a sorpresa.
Third person è disorganico con
l’aggravante della lentezza, per cui è deludente.
Alcune immagini tratte dal film:
Scheda del film:
Titolo: Third person
Sottotitolo: Tre storie, tre
città, un solo amore
Regia: Paul Haggis
Genere: drammatico
Anno: 2013
Durata: circa 135 min.
Interpreti: Mila Kunis (Julia),
James Franco (Rick), Maria Elena Bello (Theresa), Liam Neeson (Michael), Olivia
Wilde (Anna), Kim Basinger (Elaine), Adrien Brody (Scott), Moran Atias
(Monika), Riccardo Scamarcio (Marco), Vinicio Marchioni (Carlo), Caroline
Goodal (Gertner), Vincent Riotta (Gerry).
Ricordo le Voci con:
Liam Neeson: Vite sospese
Mila Kunis: Il cigno nero
Adrien Brody: The village
Riccardo Scamarcio: Il grandesogno
Vinicio Marchioni: L’Oriana
Caroline Goodal: The dressmaker
Vincent Riotta: 7 giorni a Entebbe
N.B. immagini
prelevate dalla rete tramite il motore di ricerca Google.
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