Benvenuti nel mio salotto virtuale, un luogo dove posso condividere le mie passioni con chi passa da qui. Si parla di piccole chicche quotidiane, di curiosità lontane e vicine, di storie locali e non solo. Mettetevi comodi e partiamo per un lungo viaggio.

domenica 18 ottobre 2020

Lo straniero venuto dal mare di Winston Graham

Lo scrittore decise di troncare una parte della storia della famiglia Poldark, esattamente saltò ben dieci anni di avventure dei personaggi della saga per proseguire con un nuovo capitolo, intitolato “Lo straniero venuto dal mare”, lasciando così al lettore l’immaginazione della parte mancante. Winston Graham decise di ambientare le nuove storie nel 1810, e descrisse i coniugi Poldark e gli altri personaggi più maturi, i quali devono prendere delle decisioni in base al nuovo stato di famiglia: i figli sono cresciuti, e s’ingrossano i problemi dei ragazzi guidati dagli ormoni. Nell’ottavo volume proseguono le avventure del personaggio principale Ross Poldark, assieme e con la complicità della sua famiglia (Demelza, Jeremy, Clowance e Isabella-Rose) e di quelli acquisiti, e in compagnia degli amici (in primis Caroline e Dwight Enys)  e dei nemici (al primo post George Warleggan).  

Il volume “Lo straniero venuto dal mare” è ambientato in piena guerra napoleonica, con un breve capitolo in Portogallo, e ovviamente in Cornovaglia, con abbondanti storie da raccontare localizzati in miniera, in mezzo agli affari dei banchieri, con una buona spruzzatina di aria fresca determinata dalle invenzioni di nuovi macchinari. 

La prima vicenda è ambientata in Portogallo, e qui Poldark è in missione segreta con l’armata di Wellington, e inaspettatamente durante l’espletamento delle sue funzioni incontra il figlio del cugino Francis, Geoffrey, un uomo emancipato con una buona posizione nelle forze armate. Ross Poldark ha lo spiacevole compito di informare Geoffrey del pessimo stato della sua casa, ormai in rovina, perché dopo la morte del nonno, il patrigno si è trasferito definitivamente in un’altra dimora, spogliando casa Trenwith della mobilia, della servitù, lasciando nel cottage solo i fratelli Harry, quelli che creano scompiglio per chiunque si avvicini.  

Casa Poldark ha sempre affrontato problemi di ogni genere, e anche questa volta non mancano imprevedibili sorprese, alcune volte dolci e in altre situazioni molto amare, soprattutto quando dei giovincelli ragionano e mettono in pratica autonomamente i loro sogni e i loro segreti. Da una parte la figlia Clowance, dal carattere libero, mette in subbuglio la pazienza dei genitori, specialmente quando passeggia e soggiorna nella casa disabitata di George Warleggan; irrazionalmente per la giovincella tutto va bene, è una ragazza pacifica, fino a quando un giorno improvvisamente incontra George in casa Trenwith, e gli opposti impulsi dei due personaggi, uno adulto e l’altra nel fiore della gioventù, determinano ulteriori punti interrogativi. Dall’altra parte c’è Jeremy, il quale vuole a tutti i costi modernizzare la miniera con dei nuovi macchinari in fase di sperimentazione, ma il padre è contrario perché non collaudati e pericolosi, così risolve il problema lavorando in segreto. In mezzo a Jeremy e Clowance c’è anche l’altra figlia di Ross, Isabella-Rose, non ancora adulta e in fase di sviluppo intellettuale.  Ma i problemi più grossi iniziano quando Jeremy trova una zattera con un naufrago, Stephen Carrington, e accogliendolo in casa Poldark, curandolo con la professionalità di Enys e le mani di Demelza, si moltiplicano le preoccupazioni con tutti i dilemmi sulla vera identità dello sconosciuto. Jeremy si affeziona all’anonimo e forestiero Stephen, o meglio è stregato dai suoi racconti, così decide di seguirlo come pirata e contrabbandiere; mentre Clowance fantastica a occhi aperti a trecento gradi su questo tipo forestiero, straniero, coraggioso e avventuroso.

Oltre ai problemi familiari c’è anche spazio per i pettegolezzi, quelli che non mancano mai, quelli insospettabili che tutti conoscono e qualcuno tace, e nell’ottavo volume sono rivolti a personaggi illustri, come il Re affetto da una malattia mentale, avvolto dai sintomi della pazzia tanto da mettere in subbuglio il governo. Un altro pettegolezzo di primo ordine riguarda George Warleggan il quale, ormai vedovo da un paio di anni, fa la corte a una lady abbastanza ricca da poterselo permettere; ma i pettegolezzi di George non sono solo sentimentali, ma anche economici perché il suo portafoglio è sempre più magro.

A causa di un investimento rischioso, la situazione generale della banca di Warleggan sta attraversando una crisi senza precedenti, e per non far scappare i clienti e impedire massici prelievi delle somme depositate s’impedisce con tutti i mezzi la fuga di notizia; soltanto poche persone conoscono il reale e probabile fallimento della banca, ad esempio qualcuno lo spiffera a Ross Poldark. Per non far trapelare la notizia, George Warleggan usa tutta la sua intelligenza, da una parte continua a condurre una vita agiata tra feste, incontri romantici e lavorativi, e dall’altra parte, tra un ingegno e l’altra, risolve il problema della svendita della banca al miglior offerente fondandola con un’altra banca più solida e competitiva: dalle ceneri della banca di Warleggan nasce un nuovo istituto di credito, La Banca Warleggan & Willyams.

Nell’ottavo volume “Lo straniero venuto dal mare”, lo scrittore saltando ben dieci anni di avventure, salvo casi eccezionali, ha provocato un “buco” di notizie, e stroncando un lasso di tempo così ampio si perde il senso dell’orientamento, pertanto all’improvviso dobbiamo seguire le avventure di Ross, Demelza, George e tutti gli altri personaggi non più giovani e non più nel pieno delle loro forze fisiche, ma maturi con la stanchezza degli anni che passano. In questo volume i personaggi classici della saga di Poldark sono nell’ombra e sono rimpiazzati (ma non completamente) dalla nuova generazione, i figli di Ross, di Francie, di George e degli altri pezzi grossi del romanzo.

Questa volta non ho trovato coinvolgimenti forti tali da terminare il libro in un baleno, in più ho trovato più di una situazione inimmaginabile nei precedenti romanzi, come Ross invecchiato di colpo, senza slancio e con limitate frasi pungenti, e non ho ritrovato il suo acuto ingegno colmo di piani originali che saltano fuori sorprendendo chi segue le sue avventure; per la prima volta Ross mi appare come un uomo normale. Un altro esempio riguarda alcuni personaggi minori, perché hanno raggiunto ottime posizioni sociali, con dei bei traguardi affettivi e lavorativi, senza conoscere le Voci che portarono a tali livelli la loro fortuna. Riaspetto agli altri volumi della saga di Poldark, ho trovato questo romanzo piatto, spento e senza emozioni, salvo piccoli brandelli di avventura. La scrittura è semplice e lineare, e anche se lo considero inferiore agli altri volumi della saga, non ha perso la sua matrice, fatto di avventure e colpi di scena, anche se in tono minore. In questo volume si materializzano dalla porta principale dei personaggi immateriali, come una nuova tecnologia sempre più automatizzata da sfruttare per modernizzare i luoghi di lavoro; in più un altro aspetto da cogliere riguarda i sentimenti dei genitori quando sono rimpiazzati dai figli sempre più liberi, autonomi e capaci di apportare freschezza in un mondo che si trasforma; gli altri personaggi immateriali sono la guerra, la crisi economica, e i problemi finanziari e in miniera. 

Da consigliare unicamente a chi ha letto gli altri volumi.

 


Scheda del libro:

Titolo: Lo straniero venuto dal mare

Sottotitolo: La saga di Poldark

Autore: Winston Graham

Titolo originale: The stranger from the sea

Traduzione: Maura Parolini e Matteo Curtoni

Genere: romanzo

Casa editrice: Sonzogno

Anno: 2020

Pagine: 462

Prezzo di copertina: € 18,00

 

Ricordo i precedenti post della saga Poldark:

Ross Poldark

Demelza

Jeremy Poldark

Warleggan

La luna nera

I quattro cigni

La furia della marea


4 commenti:

  1. Ogni capitolo di Poldark regala sempre qualcosa di diverso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, è vero, e in questo nuovo capitolo le nuove generazioni, i figli, apportano nuova freschezza e nuovi dilemmi. Buona domenica.

      Elimina
  2. Come scritto da altre parti ho conosciuto "Poldark" e Demelza non tramite i romanzi ma tramite l'adattamento inglese che la Rai trasmise a fine anni '70\ inizio '80. Pur amando in generale le ambientazioni british ricordo la pesantezza delle varie puntate e il fatto che spesso finissero malissimo, ne ricordo una in particolare nella quale Demelza decide di salvare una banca locale dal fallimento investendo lì tutti i soldi della famiglia, questo all'insaputa di Ross, il quale qnado torna scopre non solo che la Banca è fallita ma che la famiglia ha rischiato di finire sul lastrico. Non so a quale romanzo corrisponda però a differnza di altre coeve serie dove i buoni qualche volta vincevano sempre in Poldark pareva che non ci fosse mai pace per i protagonisti.

    RispondiElimina
  3. Ciao @Nick. Ho sempre desiderato leggere i libri perché da bambina guardavo la serie in tv. Anche se è passato molto tempo, nei primi volumi ho ricordato alcune scene, e rispetto alla miniserie gli ultimi mi sembrano più lenti, soprattutto questo. Se non ho capito male la miniserie si riferisce ai primi romanzi ma non ho approfondito.

    RispondiElimina

Ricordo ai lettori che il legislatore ha emanato una norma per proteggere i dati personali quando si naviga nei blog, quindi, prima di lasciare un commento, si consiglia la lettura della pagina “Disclaimer, Privacy & Cookie”.