Benvenuti nel mio salotto virtuale, un luogo dove posso condividere le mie passioni con chi passa da qui. Si parla di piccole chicche quotidiane, di curiosità lontane e vicine, di storie locali e non solo. Mettetevi comodi e partiamo per un lungo viaggio.

lunedì 3 agosto 2020

La stanza della tessitrice

Un capo d’abbigliamento non è soltanto un pezzo di stoffa da utilizzare per proteggere o coprire un corpo, deve avere anche la capacità di emettere emozioni a chi lo indossa e a chi lo osserva. Un vestito deve risaltare l’anima, ogni creazione deve proteggere e offrire sicurezza, e ogni corpo deve avere un abito creato su misura per esaltare il carattere e il lato nascosto di chi lo indossa. Queste capacità non riguardano soltanto gli abiti nuovi e mai indossati, ma anche quelli vecchi, quelli rinchiusi in un armadio, perché ogni capo indossato può donare emozioni, ogni piccolo e insignificante straccio è capace di trasformarsi in una nuova vita.


Ogni lavoro di sartoria sprigiona emozioni, e ogni creazione è unico e adattato per il corpo e per l’anima, e chi li deve indossare trova se stesso in un’altra dimensione. In ogni abito viene cucito in punti nascosti un sacchetto, un scrapolario, il quale racchiude delle frasi, dei pensieri, delle semplici parole, oppure della lavanda e dei fiori; e sono questi sacchetti che aprono l’anima di chi lo indossa sprigionando una luce autentica e diversa rispetto a un altro abito dello stesso genere con le stesse caratteristiche, e la differenza tra un capo e l’altro proviene dalle mani di chi l’ha cucito.

Solo due sarte sono in grado di creare un capo con queste caratteristiche, trasformando un’anonima stoffa in un gioiello per l’anima, e sono Maribelle e Camilla Sampietro, una visse durante la Seconda guerra mondiale e l’altra ai giorni nostri. Le protagoniste di quest’arte antica sono donne forti, risiedono in luoghi e in un tempo differente, sono consapevoli di aver questa innata dote, tendono a non dimenticare le loro radici, e riescono ad affermarsi nel mondo della moda sprigionando emozioni.  

Le loro storie affascinano e ci incollano fino alla fine del libro, e personalmente la figura più affascinante la riservo a Maribelle o meglio Maribenia, nota anche come Caterina Frau o anche col nome “la Tessitrice dei sogni”, le cui doti la inserirono tra le leggende della moda.
Le soddisfazioni e i successi professionali di Maribelle non coincidono di pari passo con quelle familiari, perché la vita privata non fu coperta d’oro, perché durante la seconda guerra fu investita da drammi familiari, tra i quali la scomparsa della figlia Adele.

Maribelle affidò la figlia a persone di fiducia, e in modo tragico e con l’inganno le venne tolta, e per tale motivo e con la speranza di rintracciarla e portarla a casa, con le sue mani creò degli abiti tutti per lei cucendo gli scrapolari pieni di desideri e speranza, e per tutta la vita li conservò in un baule. Maribelle tenne e custodì questo segreto fino a quando un giorno lo confidò all’altra figlia Marianne a patto di cercarla e di trovarla per consegnarle il baule. Marianne disobbedì per ripicca e per gelosia, e in un momento particolare della sua vita, chiese a Camilla di aiutarla, e tra una ricerca e l’altra, rintracciando lettere e capi d’abbigliamento custoditi da una collezionista di abiti della “Tessitrice dei sogni”, conosciamo ciò che ci fu dietro la sparizione di Adele e che cosa successe a Maribelle durante la Seconda guerra mondiale.

Il baule pieno di abiti unici e rari è il punto di contatto tra la “Tessitrice dei sogni” e la sua ammiratrice Camilla, e tra abiti e stoffe piene di speranza ricostruiamo le loro vite prendendo in considerazione il pubblico e il privato.

“La stanza della tessitrice” di Cristina Caboni è un romanzo pieno di colpi di scena, e in ogni passo si intrecciano storie parallele sviluppate in epoche diverse; è un libro in cui emergono due figure femminili con un talento innato sui quali ruotano gli altri personaggi, e anche se hanno vissuto in periodi diversi, il filo che li unisce è l’arte della sartoria, il concetto della famiglia allargata, la famiglia intesa non esclusivamente quella di sangue, ma anche quella che si crea con l’accoglienza o con l’affidamento. 
Cristina Caboni ancora una volta ci parla di donne con capacità straordinarie che si emancipano e che realizzano i loro sogni con l’arte di trasformare un tessuto in un articolo prezioso, e tra alti e bassi si raccontano storie di famiglie allargate in luoghi lontani. 
In questo romanzo ci sono i dissapori, le liti familiari, il rancore, la rivincita, il perdono, la voglia di emergere e ricominciare da capo.




Il romanzo, oltre a raccontare la storia di due sarte, contiene anche dei preziosi concetti da trascrivere e conservare, perché ogni capitolo inizia con la nozione e caratteristiche delle stoffe più importanti, ad esempio si legge:

Broccato. Tessuto con complesse figure in rilievo, prezioso e lucido, simbolo di ricchezza. Anticamente realizzato in seta, fili d’oro e argento, oggi viene utilizzato per tendaggi e arredi” … pag. 42

Gobelin. Tessuto operato, con diversi motivi colorati che imitano lo stile degli antichi arazzi francesi. Utilizzato per borse, tappeti e giacche di grande personalità. Dona consapevolezza e forza” … pag. 136

Macramé. Trina ricavata dalla lavorazione di un filo, che crea un tessuto simile al pizzo capace di valorizzare  abiti e donare loro originalità” … pag. 186

Orbace. Tessuto di lana, tipico della tradizione tessile sarda, affonda le sue origini in un periodo arcaico. Mediante un trattamento particolare a base di acqua, le fibre vengono infeltrite, dando alla stoffa impermeabilità e robustezza. Alcuni studi suggeriscono che fosse il tessuto utilizzato dai legionari di Roma per confezionare le proprie vesti” … pag. 239


Scheda del libro:
Titolo: La stanza della tessitrice
Autrice: Cristina Caboni
Genere: romanzo
Editore: Garzanti
Anno: 2018
Pagine: 300
Prezzo di copertina: € 18,60


Ricordo i precedenti romanzi della stessa autrice:

Il sentiero dei profumi
La custode del miele e delle api
Il giardino dei fiori segreti
La rilegatrice di storie perdute

6 commenti:

  1. Il ricominciare da capo è il comportamento migliore.
    Ciao Innassia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il passato non si può eliminare con una spugnetta, sarà sempre presente e non si può dimenticare. Buona giornata

      Elimina
  2. Ciao! Sono una nuova iscritta! :)
    Io è da tantissimo che voglio leggere qualcosa della Caboni, ma non mi decido mai!
    Tranne questo che ancora non l'ho recuperato, gli altri li ho tutti in libreria! Devo solo iniziarne uno!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Benvenuta @Sara,
      io ho iniziato per puro caso con 'La custode del miele e delle api', l'avevano appena restituito e la bibliotecaria mi aveva suggerito di leggerlo: è una delle scrittrici più richieste. Buona lettura.

      Elimina
  3. Ho amato tutti i libri che ho letto di Cristina Caboni! La rilegatrice si storie perdute resta il mio preferito forse semplicemente perché l'ho letto per primo, ma raccontano tutti storie bellissime.
    Devo ancora leggere La custode del miele e delle api.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao @Elisa. "La custode del miele e delle api" mi ha incuriosita perché la scrittrice è un'apicoltrice e nel romanzo ha lasciato l'impronta della sua esperienza, in più c'è il "Quaderno del Miele" e ogni capitolo inizia con le caratteristiche di un particolare miele, e piano piano abbiamo un piccolo "dizionario" da conservare.

      Elimina

Ricordo ai lettori che il legislatore ha emanato una norma per proteggere i dati personali quando si naviga nei blog, quindi, prima di lasciare un commento, si consiglia la lettura della pagina “Disclaimer, Privacy & Cookie”.