Il mese di agosto del 2013 è ancora impresso
nella nostra memoria. Non possiamo dimenticare il fuoco appiccato dai piromani,
la distruzione del paesaggio sardo, ettari di bosco bruciati in poche ore e
l’evacuazione di intere famiglie e della colonia penale. Con il cambio della
stagione, dopo il fuoco, è arrivata la pioggia, però non per annaffiare i nostri
campi, ma per annientare interi territori: la vita di esseri umani e degli
animali, case, esercizi commerciali, imprese, agricoltura, strade, ponti, tutto.
Le nuvole hanno scaricato in poco tempo una quantità di acqua pari a sei mesi di
pioggia e tutti ci chiediamo se è da considerare come un evento eccezionale. La
risposta dei geologi e dei climatologi è sempre la stessa, c’è un collegamento
diretto tra:
cemento, fuoco, disboscamento, un uso
sconsiderato del territorio, costruzione di case, di ponti, di strade in luoghi non
adatti, territorio fragile, cambiamento del clima.
Il mio intento non è analizzare l’argomento, ma
dopo il cataclisma che ha investito alcuni territori della Sardegna, circa 70
comuni, è doveroso ricordare l’intenzione dell’attuale amministrazione
regionale di stravolgere in peggio il Piano Paesaggistico Regionale, il Ppr
del 2006 n. 82, considerato in Italia fra i più avanzati perché valuta il
territorio, il paesaggio della Sardegna, come un bene pubblico non negoziabile.
L’esecutivo di centro destra della Regione Sardegna ha approvato “in via
preliminare” l’atto di aggiornamento e di revisione del Ppr. Leggendo i
documenti si capta l’intenzione di aprire nuovamente le porte al cemento.
L’opinione pubblica si deve indignare di fronte a simili iniziative.
Gli argomenti approfonditi prima e dopo
l’esondazione dei fiumi da chi avvalora la necessità di una correzione immediata
(in peggio) del Ppr e le frasi di coloro che commentano i fatti dell’alluvione
come un destino o un fatto naturale, mi ricordano il libro “La speculazione
edilizia” di Italo Calvino.
"Si tratta di una storia
ambientata in un'ignota località della riviera ligure, nella quale Quinto, un
giovane intellettuale che lavora in una grande città del Nord, personaggio che
Calvino definisce semiautobiografico, fa ritorno. Siamo nel mezzo degli anni cinquanta, in
un'epoca di bassa marea morale e Quinto, in una crisi di pensiero dovuta ai
cambiamenti e al malessere sociale e intellettuale da essi causato, si trova a
reagire attraverso la repressione delle sue naturali inclinazioni: mettendo in
secondo piano il suo impegno intellettuale, si mette in affari, per sentirsi al
passo coi tempi; così diventa socio di un impresario di cattiva fama dedito
alla speculazione edilizia, collaborando ad ingrigire lo spettacolo
paesaggistico della riviera ligure. Questa vicenda è definita dall'autore
storia d'un fallimento: Quinto attua un processo di mimesi dello spirito dei
tempi corrotti, spinto quasi da un desiderio di fallimento, perché in questo
gioco sono sempre i peggiori che vincono" (
Tratto da Wikipedia).
Per approfondire l’argomento sulla
speculazione edilizia consiglio due libri:
Il partito del cemento. Politici,
imprenditori, banchieri. La nuova speculazione edilizia di Ferruccio Sansa e Marco Preve,
editore Chiarelettere
La colata. Il partito del cemento che sta
cancellando l'Italia e il suo futuro di Garibaldi, Massari, Preve, Salvaggiulo, Sansa, editore
Chiarelettere
Immagini tratte dal web
Certo! Un bene pubblico è PUBBLICO...e in questo caso deve essere intoccabile. Questi partiti più ci mettono le mani più l'ambiente si sporca.Ma io dico che l'ambiente si ribellerà anche al cemento,perchè un cataclisma naturale non si ferma di fronte a nulla.La natura è autonoma,ed è per questo che la voglimo così com'è:intatta,conservata e pronta per essere ammirata
RispondiEliminaLorenzo
Si. Il suolo della Sardegna è un bene pubblico non negoziabile. Ma a molti non interessa. Troppi interessi economici. Ciao
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