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martedì 11 marzo 2025

Voci dalla stessa penna

Questa volta mi sono organizzata inseguendo una sorta di esperimento: ho letto esclusivamente i libri di una sola autrice. La scelta è stata dettata dalla casualità e anche dalla fortuna. Chi come me frequenta le biblioteche, sa quanto sia difficile accaparrare le novità o materiale super richiesto. In alcuni casi le liste d’attesa sono lunghe e quando si premia la pazienza, finalmente, si acciuffano senza riflettere. Inaspettatamente, questa volta, due biblioteche erano fornite dei libri di Ilaria Tuti, quelli che non ero riuscita a prendere a causa della lista d’attesa interminabile, in più avevano appena catalogato l’ultimo romanzo. Leggere scritti provenienti dalla stessa mente, consente di saltare con disinvoltura da un libro all’altro, da un genere e l’altro, in questo caso gialli-thriller e romanzi storici, senza avere quello stordimento iniziale previsto quando si prendono in mano libri scritti da più autori con uno stile diverso. 

Posso trascrivere questa breve esperienza come positiva, un aspetto che non avevo ancora colto per avere sempre letto nel breve periodo autori diversi, salvo rari casi con massimo due libri provenienti dalla stessa penna. Per un paio di settimane sono passata da un romanzo storico a dei thriller con un fumetto senza accorgermi del passaggio. Nella mia mente ho ben assorbito e acquisito la tecnica della scrittrice friulana, e dopo aver finito i libri della Tuti, quando ho ripreso in mano i libri di altri autori, si è ripresentato lo stordimento iniziale determinato dal cambio di staffetta. Prima di trascrivere la scheda dei libri che mi hanno fatto compagnia nelle ultime settimane, rilevo la mia contentezza nell’aver preso i libri di Ilaria Tuti; ho molto apprezzato i suoi lavori, in sostanza è una scrittrice che mi sta dando molte soddisfazioni.

 

Di seguito inserisco le Voci dei libri di Ilaria Tuti che sono riuscita a prendere in prestito.

 

1: Fiore di roccia

Un romanzo composto da storie romanzate ed eventi immaginati esclusivamente per la narrazione. Ci si sofferma su uno dei periodi più bui del continente, nel quale i libri di scuola non pongono la dovuta attenzione se non per esporre esclusivamente questioni belliche dal punto di vista maschili. Durante la Grande Guerra le donne contribuirono con le loro forze a difendere i confini italiani, tuttavia furono trattate ai margini come esseri inferiori. In “Fiore di Roccia” si parla delle portatrici carniche, delle donne che con le loro forze, in condizioni difficili, trasportarono materiale bellico, medicinali e rifornimenti alimentari scalando le montagne per raggiungere i militari, i quali combattevano ai confini con l’Austria. Erano donne coraggiose, conoscitrici di ogni palmo della montagna e per questo investiti di una delicatissima missione, appunto supportare i militari che combattevano in trincea. Vissero direttamente l’inferno della Prima Guerra, e a gruppi, con più di 30/40 kg sulle spalle, attraversavano le insidiose montagne, concedendosi poche e brevi pause, e una volta raggiunto la trincea, scaricavano il materiale per poi riprendere la via del ritorno trasportando al luogo di partenza feriti o morti. Il loro compito non era un mordi e fuggi, perché una volta raggiunto il battaglione, davano un po’ di conforto ai militari con le parole e le azioni, riuscirono a curare le ferite materiali e spirituali. Durante il tragitto incontravano diverse difficoltà dettate dal peso del materiale e delle condizioni morfologiche della montagna. Il loro lavoro era svolto indossando un abbigliamento non consono a quell’operazione, indossavano scarpe non adatte, per cui calpestare ogni sasso per ogni passo era un’insopportabile sofferenza, e si squarciavano  la pelle per lo sfregamento delle corde che oltrepassavano il corpo per tenere ben saldo ciò che trasportavano. La loro mente era saturata dal pericolo che stavano gestendo, e non solo, bisogna sottolineare che la loro vita quotidiana non si annullava. Normalmente lasciavano i figli e i genitori malati in paese e ogni pensiero che emergeva durante la camminata era per i loro cari, per i minori, i malati e gli affetti familiari. Una volta concluso il viaggio, ogni donna doveva accudire la famiglia lavorando in casa e in campagna, e nessuno chiedeva se era stanca, perché per la società il loro compito non era un lavoro; naturalmente salvo qualche eccezione erano accolte con sguardi e gesti pieni di affetto e di riconoscenza. Con le Voci di Agata, Maria, Lucia e Maria, personaggi immaginari, ognuno di noi può conoscere una realtà raccontata dalle donne, scoperchiando il sommerso della vita in trincea, ciò che non si racconta perché chi compì le azioni non erano uomini.

Scheda del libro: titolo: Fiore di roccia; autrice: Ilaria Tuti; genere: romanzo storico; casa editrice: Longanesi; pagine: 320; anno: 2020; costo di copertina: € 20,00.

 

 


2: Risplendo non brucio

Un romanzo storico nel quale le vicende di due personaggi si sviluppano in modo parallelo su due livelli, ognuno di loro si trova in località diverse, respirano contesti differenti, fino ad ottenere il proprio scopo, come abbracciarsi. Durante il secondo conflitto mondiale, improvvisamente la relazione tra un padre e una figlia muta radicalmente forma, e in lontananza, divisi, senza conoscere le loro sorti, combattono la stessa battaglia. Entrambi gestiscono la propria esistenza aprendo scenari diversi, pur avendo la stessa matrice. Il padre si chiama Johann Maria Adami, e visto la sua alta professionalità, pur essendo stato internato in un campo di concentramento, è stato assunto da un ufficiale nazista per risolvere il caso di una morte sospetta; in gran segreto deve indagare se un soldato nazista si è suicidato oppure se è stato assassinato. La figlia si chiama Ada, è un medico e deve risolvere uno strano caso di aggressione ai danni di Margherita e contemporaneamente sostiene le attività dei partigiani, e per proteggere il figlio dai nazisti, perché affetto da una malformazione non ben accettata dalla dittatura, lo nasconde da una tata e in gran segreto lo alleva tra mille difficoltà e restrizioni. Catalogare “Risplendo non brucio” come un semplice romanzo storico è restrittivo, perché affiorano una molteplicità di argomentazioni, iniziando dai rapporti familiari tra un padre e una figlia, e tra una madre e il proprio figlio. Oltre a questo, si prendono in considerazione le classiche incertezza che affliggono le persone in territori martoriati dalla guerra, si da ampio spazio alla sopravvivenza e alla tenuta delle proprie opinioni politiche, o meglio la capacità di tenere ben vivo e a testa alta le proprie convinzioni politiche e sociali senza farsi coinvolgere dalle norme dittatoriali, infatti Johann è stato internato in un campo di concentramento per questioni politiche e continua a tenere la testa alta senza spostare una virgola in base alle norme fasciste. Un altro soggetto immateriale, ben presente nel romanzo, riguarda la resistenza fisica e mentale di ciascun personaggio, abili persone portatori di valori ben visibili all’esterno, capaci di compiere azioni inimmaginabili durante un conflitto mondiale allo scopo primario di salvare se stessi e chi si ama. Si vivono su più livelli le brutalità della Seconda Guerra Mondiale, e s’incontrano personaggi storici che sfiorano e si mischiano con personaggi immaginari, e pur di arrivare alla verità, il coraggio di queste persone accresce la speranza di risolvere il proprio compito. Ed entrambi i personaggi principali, con determinazione assolvono i propri rispettivi compiti nella speranza di abbracciarsi.

Scheda del libro: titolo: Risplendo non brucio; autrice: Ilaria Tuti; genere: romanzo storico; casa editrice: Longanesi; pagine: 313; anno: 2024; costo di copertina: € 22,00.

 


3: Ninfa dormiente

In questo secondo episodio, Teresa Battaglia deve risolvere un nuovo caso, nello specifico uno strano caso, perché le indagini partono da un quadro dipinto con il sangue e non con le classiche tinte. I maligni si chiederanno che cosa centra un’opera d’arte con la commissaria Battaglia, ma con lei dove ci sono tracce di sangue si deve aprire il fascicolo per indagare e sbrogliare la matassa, e quindi si rimbocca le mani tra mille difficoltà personali e lavorativi per individuare la storia del pittore e della donna ritratta nel quadro. Le indagini portano in Val Resia, dove risiedono delle persone ben ancorate alle proprie tradizioni, e ogni passo compiuto s’immerge anche in questioni ben strutturate e tramandate di generazione in generazione, fino a penetrare in vicende e fatti incomprensibili al mondo esterno. La particolarità del dipinto è agghiacciante, come tutta la storia che ruota intorno ai presunti colpevoli di un omicidio, come i risultati delle analisi del sangue. In prima battuta si pensa a un efferato omicidio, le indagini sono complesse, aperte su vari fronti, e quando sopraggiunge la parola fine si scoperchia un caso risalente alla Seconda Guerra. La commissaria Battaglia deve gestire un caso irrisolto, comunemente definito come un caso freddo o cold case; si deve sbrogliare una matassa piena di insidie, fino a quando le ricerche svelano un fatto di sangue e di amore. Tra tutti i personaggi coinvolti nel caso spicca la personalità del pittore, un uomo chiuso in se stesso, non comunica con l’esterno, non esterna ciò che visse e vide settant’anni prima. Parallelamente alle indagini, alla ricerca di testimoni, con la raccolta delle prove e di colloqui si seguono fatti strettamente di tipo personale dei personaggi principali, il tutto senza slegare la storia delle indagini, creando le perplessità senza staccarsi dal caso di cronaca nera. In prima battuta spuntano fuori i lati familiari dell’assistente della Commissaria Battaglia, un uomo oltre che un ispettore; vengono a galla le inquietudini del passato che perseguitano da una vita l’ispettore Massimo Marini. Oltre a Marini, il lato personale del romanzo riguarda la memoria della Commissaria Battaglia, la quale la sta perdendo a causa dell’Alzheimer, un male che avanza, impedendo così alla mente di operare con lucidità sia in ambito privato che professionale.

Scheda del libro: titolo: Ninfa dormiente; autrice: Ilaria Tuti; genere: romanzo giallo, thriller; casa editrice: Longanesi; pagine: 478; anno: 2019; costo di copertina: € 18,60; segni particolari: è stato tratto una miniserie per la tv.

 


4: Luce della notte

Chiara è una bambina affetta da una rara malattia che le impedisce di vivere esponendosi al sole, e un bel giorno fa un brutto sogno. La commissaria Teresa Battaglia e l’ispettore Marini iniziano a indagare su ciò che racconta Chiara, e se apparentemente tutto è normale, c’è un sottofondo di mistero. S’inizia a indagare contro il parere dei colleghi, perché infondo tutti i bimbi fanno dei brutti sogni e non si può lavorare su un incubo. Le ricerche non sono facili, tutti sono contro la commissaria, e le ostilità del padre della piccola suggeriscono di mollare. Ma l’intuito premia. Le chiacchiere delle persone puntualizzano che in passato ci sono stati degli avvistamenti degli alieni, mentre le indagini portano a galla una faccenda degli anni novanta, quando dei profughi slavi compaiono in montagna alla ricerca di una nuova vita. Il fenomeno migratorio nella rotta balcanica viene a galla grazie al sogno di Chiara, la quale descrive un bimbo abbandonato in montagna davanti a un albero. Le ricerche iniziano a prendere forma grazie alle minuziose descrizioni della bambina, e incrociando i dati spuntano una serie di fattacci; si punta il dito su una piaga, su un serio problema, quello che affligge coloro che sono costretti a lasciare il proprio paese. Vengono a galla storie di uomini e donne scomparse, di bimbi mai trovati vittime di trafficanti di esseri umani, e l’incubo di Chiara si allaccia a questi orrori come una guida.

Scheda del libro: titolo: Luce della notte; autrice: Ilaria Tuti; generate: romanzo giallo; casa editrice: Longanesi; pagine: 254; anno: 2021; costo di copertina: € 16,80; segni particolari: il ricavato delle vendite sono devoluti in beneficienza.

 

 


5: La bambina pagana

Non è un romanzo. Non è un fumetto. È considerato un romanzo grafico, conosciuto anche col nome di graphic novel o grafic thriller. La storia è impostata fondendo la struttura prevista da un romanzo con i disegni, si uniscono le espressioni a parole con il fumetto, per cui le Voci dei personaggi si seguono anche con le immagini. In poche pagine, si fonde la scrittura di Ilaria Tuti con la matita del disegnatore Ivano Granato. Il racconto “La bambina pagana”, vincitore del Premio Gran Giallo di Cattolica si sposa con i disegni di un eccellente disegnatore, nella quale le Voci sono accompagnate da due colori, il bianco e il nero.  Le montagne del Friuli, tanto amate dalla scrittrice, sono sempre presenti, e in questo nuovo lavoro siamo a pochi passi dal confine con la Slovenia. Le indagini sono seguite dall’ispettore Thomas Mei, e il caso da risolvere non è semplice, perché deve scoprire l’identità e la storia di un cadavere mummificato e in buone condizioni di conservazione di una bambina ricomposta come se dormisse, rannicchiata in posizione fetale, con le mani strette al petto e i piedi incrociati. Ci si chiede del perché di questa sepoltura in odore di omicidio, e basta una prima occhiata per capire quanto sia coperto di misteri. La storia del corpo mummificato è legata a un passato coperto da segreti tutti da svelare, e si viene a sapere che la bambina è scomparsa nell’indifferenza totale di una piccola comunità, morta in circostanze non degne di un paese civile.

Scheda del libro: titolo: La bambina pagana; autori: Ilaria Tuti e Ivano Granato; genere: romanzo grafico o grafic thriller; casa editrice: Round Robin; collana: Tempesta; pagine: 88; anno: 2021; costo di copertina: € 18,00.

 


Ricordo le altre Voci della stessa autrice trascritte nel Taccuino:

Fiori sopra l’inferno

Madre d’ossa

Figlia della cenere

Come vento cucito alla terra


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