“Una volta gli assassini
venivano impiccati a Four Turnings. Ora non più. Ora un assassino paga il filo
del suo delitto a Bodmin, dopo aver subito il suo bravo processo alle Assise.
Vale a dire che, se la legge lo dichiara colpevole, è la sua coscienza per
primo a ucciderlo. Meglio così. È come un’operazione chirurgica. È il corpo,
benché venga sepolto nella fossa comune, ha un funerale, modesto. Quando ero
ragazzino le cose andavano diversamente. Ricordo di aver visto un impiccato
all’incrocio delle quattro strade. Aveva tutto il corpo spalmato di catrame
perché si conservasse. Rimase appeso così per cinque settimane, e alla quarta
lo vidi. Penzolava dalla forca tra terra e cielo o, per usare un’espressione di
mio cugino Ambrose, tra il Paradiso e Inferno. Mio cugino lo punzecchiò col
bastone. Mi pare ancora di vederlo oscillare, come uno spaventapasseri appeso a
un palo. La pioggia aveva fatto marcire i suoi calzoni e sfilacciature di
stoffa gli pendevano dalle gambe, gonfie come fossero di carta inzuppata”
Ci sono libri che svaniscono in un soffio e libri che non
tramontano mai, e il libro di oggi appartiene al secondo gruppo. Il libro si
intitola “Mia cugina Rachele” di
Daphne Du Maurier, e con la mente ci trasferiamo in Cornovaglia e a Firenze, e
viaggiamo in un periodo storico di un passato tramontato della prima metà
dell’ottocento fatto di bei vestiti, ville, gioielli. Gli appassionati dei
libri noir dovrebbero leggerlo almeno una volta nella vita, dovrebbero averlo
nella libreria perché non tradisce le aspettative, lascia il segno anche quando
lo chiudiamo e lo poniamo nello scaffale.
La scrittura del libro “Mia Cugina Rachele” è elegante, capace di intrappolarci nel dubbio costantemente, il fiato sospeso è senza limiti, la soluzione degli enigmi è sospeso fino alla fine e lasciano sempre una traccia nei nostri ricordi.
La scrittrice Daphne Du Maurier ha un dono innato, è stata capace di elaborare storie con un assoluta ambiguità dei personaggi sia che siano in vita e sia che siano passati a nuova vita, talmente abile da includere nel dubbio anche la posizione dei personaggi: qual è il principale? Philip Ashley o Rachele o Ambrose? Ognuno è ambivalente, e ognuno nutre il dubbio di ciò che dice e ciò che sente, e le incertezze sono molteplici fino alla fine, e dato che la storia è raccontata in prima persona da un pezzo da novanta, Philip Ashley, tutto ciò che accadde è visto dal suo punto di vista, e in ogni momento il fatidico dubbio ci assilla: dirà la verità? Oppure, qual è la verità, quello che racconta e nasconde o quello che cogliamo noi?
La scrittura del libro “Mia Cugina Rachele” è elegante, capace di intrappolarci nel dubbio costantemente, il fiato sospeso è senza limiti, la soluzione degli enigmi è sospeso fino alla fine e lasciano sempre una traccia nei nostri ricordi.
La scrittrice Daphne Du Maurier ha un dono innato, è stata capace di elaborare storie con un assoluta ambiguità dei personaggi sia che siano in vita e sia che siano passati a nuova vita, talmente abile da includere nel dubbio anche la posizione dei personaggi: qual è il principale? Philip Ashley o Rachele o Ambrose? Ognuno è ambivalente, e ognuno nutre il dubbio di ciò che dice e ciò che sente, e le incertezze sono molteplici fino alla fine, e dato che la storia è raccontata in prima persona da un pezzo da novanta, Philip Ashley, tutto ciò che accadde è visto dal suo punto di vista, e in ogni momento il fatidico dubbio ci assilla: dirà la verità? Oppure, qual è la verità, quello che racconta e nasconde o quello che cogliamo noi?
L’enigma che ci assilla è Rachele, in ogni parola e in ogni
frase ci chiediamo se sia una famme fatale, un’eroina, una sposa in nero, una
mantide religiosa, una fredda calcolatrice pazientosa, una donna priva di
morale; regolarmente ci poniamo la seguente domanda “chi è?” In mano abbiamo
poche certezze e la sua vita è colma di eventi inspiegabili, iniziando dalla
morte in un duello del suo primo marito, e con la morte del secondo marito
Ambrose non riusciamo a scoprire quanto sottrae alla nostra vista, e
l’inquietudine mista alla classe amplia il mistero della donna. Noi lettori non
riusciamo ad afferrare la vera natura di questa donna, e le domande che ci poniamo
sono multiformi: è una manipolatrice innata con lo scopo di distruggere Philip
o è un’innocente e sfortunata vedova? Oppure, è stata lei ad aver ucciso i suoi
due mariti? Ambrose è morto di tumore al cervello e il primo in un duello?
Mette in moto il suo diabolico progetto da sola o con la complicità del
curatore italiano Rainaldi?
La scrittrice è stata capace di avvolgere nel mistero anche il
personaggio Ambrose dotato di una forte personalità, ben nutrito di descrizioni
e ben equilibrato in ogni azione che compie; un personaggio illustre e ben
conosciuto nel suo ambiente, e alla sua morte diventa un fantasma che si aggira
in ogni angolo della casa, e la sua esistenza è coperto sempre dal fatidico
dubbio e sempre per lo stesso motivo: ci chiediamo se Philip Ashley stia
falsando la verità e fino dove spinge la sua verità. La morte di Ambrose è coperta da strani
eventi, e i pochi elementi che abbiamo in mano sono gli incartamenti redatti
dai medici, i discorsi dei domestici, le certezze del curatore e amico italiano
di Rachele il signor Rainaldi, e tutto fa supporre che sia deceduto per un
tumore al cervello. Solo Philip nutre il dubbio sulla vera natura della morte
del cugino, e ci assilla con i suoi ragionamenti, ci mostra le lettere scritte
da Ambrose, paragona la sua vita da misogino e scapolo con la sua nuova vita da
ammogliato con l’indecifrabile Rachele. L’uomo è ossessionato dalla morte di
Ambrose, estrapola quei pochi elementi che con tanta fatica riesce a ricavare
sviscerando le lettere del cugino nutrito di parole scomposte, brevi e
sconclusionate, con una graffia illeggibile tipico di chi non riesce a tenere
in mano una penna, con anomali e strani messaggi sulla condotta spregiudicata
della moglie.
Philip nutre un odio sviscerale per Rachele, la donna che le ha
portato via non un semplice cugino, ma il suo punto di riferimento, la sua
musa, tanto imitare i suoi gesti e ammirare i suoi gusti come un gemello
siamese. Pur nutrendo un profondo disprezzo per Rachele, quando la conosce l’odio
svanisce, i suoi sentimenti si ribaltano, perde completamente la testa per la
sua nemica, come se fosse stregato dal suo fascino, tanto da donarle i beni ricevuti
in eredità dal cugino; in breve tempo le facoltà intellettive si offuscano,
fantastica a occhi aperti, fino a quando si ammala e apre gli occhi, ma non
siamo ancora sicuri se la sua mente è stregato dall’irragionevolezza o se
esprime concetti nel pieno delle sue sane facoltà mentali.
E il dubbio e la certezza non si interrompono con l’ultima
pagina. Una volta chiuso il libro sorge un altro dubbio di diversa natura: ma,
Philip Ashley, quando racconta la sua storia, è vivo o è morto? O meglio,
abbiamo letto le sue memorie scritte in un diario e aperto dopo la sua morte,
oppure i fatti pendono dalle labbra di uomo sopravvissuto dalle grinfie della
misteriosa Rachele?
Una lettera di Ambrose indirizzata al cugino Philip:
“Non va tutto per il verso
giusto. Devi averlo notato fin dall’ultima volta che ti ho scritto. Meglio non
parlarne però. Lei mi sorveglia continuamente. Ti ho scritto parecchie volte,
ma non c’è nessuno di cui mi possa fidare. Le lettere, a meno che non esca io
stesso per imbucarle, non si può esser certi che partano. Da quando sono
ammalato non sono più in grado di muovermi molto. Quanto ai medici non ce n’è
uno in cui creda. Sono tutti impostori dal primo all’ultimo. Quello nuovo,
raccomandato da Rainaldi, è un macellaio. Ma già, bisognava saperlo: esercita
in un quartiere… Tuttavia credo che abbiano fatto male i conti, con me, e che la
spunterò ancora io” … pag. 33
Titolo: Mia cugina Rachele
Autrice: Daphne Du Maurier
Titolo originale: my cousin Rachel
Traduzione: Ida e Luciano Mercatali
Genere: noir
Editore: Mondatori
Pagine: 331
Il post inizia con le primissime pagine del libro e le trovi a pagina 8.
Conosco Daphne du Maurier e apprezzo i suoi romanzi.
RispondiEliminaCiao Innassia.
Dopo svariati anni l'ho riletto ... è un gioiello del genere noir.
EliminaBuon sabato.
Ciao, penso che questo sia uno dei lavori migliori della du Maurier, scrittrice che apprezzo molto. Per combinazione, in questi giorni sto leggendo un altro suo libro, Hungry Hill.
RispondiEliminaDella scrittrice ammiro la capacità di stimolare la curiosità e coinvolge fino alla fine. Hungry Hill non lo conosco e lo inserisco nella lista dei libri da recuperare. Grazie del commento. Buona domenica.
EliminaConosco di nome questo romanzo, ma non l'ho mai letto. Per questo devo confessare che non ho letto tutto il post, Innassia, perché temo che ci siano spiegati particolari che potrebbero in parte togliermi la giusta curiosità se decidessi di leggerlo.
RispondiEliminaE credo che lo farò, infatti. Certo non è un libro che passa inosservato, questo l'ho capito. Ti farò sapere notizie, poi 😊👍
Buona domenica!
Recensire un libro è sempre rischioso e ogni volta devo inserire 'il freno a mano' per non pubblicare le parti che potrebbero svelare quei particolari da nascondere per non rovinare il piacere della lettura. Fammi sapere se lo leggi. Buona lettura. Ciao
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