Artigianalmente, in
diversi paesi della Sardegna, si creano dei cestini intrecciando l’asfodelo, la
cui tecnica di lavorazione diverge da paese a paese, e tra le varie tecniche
spicca quella di Ollolai (NU) diventato il punto di riferimento per gli
appassionati del settore. L’origine di quest’arte è antichissima, e fin dai
tempi antichi si creavano per contenere alimenti, come il pane, i dolci, la
pasta, i cereali e tanto altro, oppure venivano utilizzati in agricoltura ad
esempio per pulire il grano, inoltre, alcuni cestini dalle forme particolari,
venivano adoperate per pesare le merci.
Con la comparsa di nuovi
materiali, come la plastica, a poco a poco i cestini fatti a mano con
l’asfodelo hanno perso il loro primato e la loro importanza dal punto di vista
del loro impiego, e dopo un periodo buio attualmente si sta rivalutando l’arte
de s’iscraria organizzando corsi e mostre.
L’arte di "tessere" l'asfodelo per produrre
cestini fatti a mano, si trasmette di madre in figlia, e
raramente si vede un uomo che padroneggia questa tecnica, il cui unico compito
consisteva nella raccolta de s’iscraria e nella vendita presso i mercatini o
per le vie dei paesi limitrofi o in zone più lontane.
S’iscraronzu, così si chiama in sardo la lavorazione dell’asfodelo, da iscraria il nome sardo dell’asfodelo, è un lavoro tipico femminile praticato originariamente allo scopo principale di pareggiare i bilanci familiari o come scambio merci, ad esempio pane in cambio di un cestino.
S’iscraronzu, così si chiama in sardo la lavorazione dell’asfodelo, da iscraria il nome sardo dell’asfodelo, è un lavoro tipico femminile praticato originariamente allo scopo principale di pareggiare i bilanci familiari o come scambio merci, ad esempio pane in cambio di un cestino.
Il lavoro svolto dalle
donne era ed è ancora oggi molto faticoso e inizia all’alba con la raccolta de
s’iscraria nei mesi di marzo e di aprile nei paesi limitrofi o in luoghi più
distanti, normalmente le donne ollolaese lo raccoglievano nella zona del Monte
Gonare, o a Olzai, o a San Cosimo. Dopo il raccolto, si lasciano ammorbidire
per un paio di giorni per poter essere spaccate verticalmente. Successivamente
si devono asciugare al sole a mo’ di ventaglio sparsi per il cortile, e dopo
l’essiccatura si conservano in mazzi, chiamati sos mannucros o mesu
mannucros, in luoghi asciutti, come la soffitta. Prima di iniziare il
lavoro, per renderli flessibili e malleabili e adatte allo scopo, sos
mannucros si immergono in acqua pulita per alcune ore per poterle spaccare
separando sa matha (la parte interna) da sas corrias (la
corteccia).
Le artigiane ollolaese
per creare i cestini svolgono un lavoro meticoloso composto da diversi gesti
manuali e, con dei punti particolari, iniziando dal fondo, riescono ancora oggi
ad ottenere degli oggetti da adoperare in ogni settore.
La tecnica di lavorazione
è composta da diverse fasi: si riempie un recipiente con acqua pulita per
immergere sa matha e sas corrias; si inizia dal fondo creando su
pipiolu, la cui struttura è composto da un piccolo giro a spirale fatto con
sa matha; con la mano destra si punge sa matha con su raju
(un particolare arnese a forma di uncino fatto con la tibia di un bue) per
avvolgerlo con sa corria; a poco a poco, fino alla fine del giro, si aggiunge
sa matha che verrà tenuta ben stretta con la mano sinistra; si lavoro
prima il fondo poi i lati, e all’ultimo giro (ogni giro prende il nome de sa
therga) si possono abbellire con dei specifici punti.
Giro dopo giro, pungendo
con su raju, aggiungendo sa matha e sas corrias, si
possono creare diversi cestini dalle dimensioni e forme diverse e ogni cestino
ha una propria funzione: canisteddas (un cestino basso adibito prevalentemente
in cucina ad esempio per appoggiare o conservare gli agnolotti e le sevade o
per il pane locale), corbes e mesu corbes (sono dei cestini più alti rispetto a sas canisteddas e servono per contenere
diversi oggetti, ad esempio il grano e la farina), coghingiolas (dalla forma bombata usati per conservare diversi oggetti di diversa specie),
e infine sos cherrigos (cestini di grandi dimensioni che servivano
per preparare la farina per il pane).
Attualmente le artigiane
lavorano a mano l’asfodelo per creare dei cestini da destinare non solo alla
vendita per le famiglie del luogo come da consuetudine, ma anche per i turisti
che sempre più apprezzano quest’arte antica e artigianale.
I cestini sono presenti
in qualunque casa barbaricina e non è raro vedere sas canisteddas con il pane carasau
o con le sevade, e se ispezioniamo la cucina o il
salotto possiamo trovare sas coghingiolas o corbes e mesu corbes normalmente
colmi di dolcetti, oppure possiamo sentire vecchie storie raccontate dai
contadini quando usavano sos cherrigos per lavorare la farina.
L’arte dell’intreccio
fatto a mano con l’asfodelo viene praticato da poche artigiane, e io l’ho rappresentato
con una statuina usando un uncinetto e del cotone prendendo in considerazione
la tipica lavorazione ollolaese.
Lo schema base dell'artigiana l’ho recuperata dal sito “La torre di cotone” prendendo come
spunto la fioraia, guarda QUI.
I cestini li ho fatti in
tondo e di dimensioni diverse con i classici aumenti regolari:
1° giro ho lavorato 6 punti
bassi nell'anello magico;
2° giro 6 aumenti a punto
basso;
3° giro 1 aumento e 1
punto basso;
4° giro 1 aumento e 2
punti bassi;
5° giro 1 aumento e 3
punti bassi;
6° giro 1 aumento e 4
punti bassi;
7° giro ho lavorato a
punto basso in coste posteriori senza aumenti;
8° giro e fino
all’altezza desiderata ho lavorato a punto basso senza aumenti;
nell’ultimo giro, per
ornarli comi quelli ollolaesi, ho lavorato 2 cestini a punto gambero, e 2 con
un punto basso, 3 catenelle, saltato un punto base, e un punto basso.
Per il fondo del cestino
che la donna ha in mano e che sta lavorando, ho lavorato fino al 5° giro, poi
ho inserito alcuni fili per sa matha e un filo per sa corria, il
tutto per simulare questa particolare tecnica ollolaese. Per creare su raju ho lavorato 6 catenelle e 3 giri a punto basso chiudendoli per tutta la lunghezza mettendo nella punta un nodino fatto con 3 catenelle chiusi con 1 punto bassissimo nella prima catenella.
Infine il recipiente che
contiene l’acqua ha la forma di un cestino dove ho messo dei fili in ammollo: sa matha
e sas corrias .
Alcuni cestini lavorati a mano con l'asfodelo secondo la tradizione ollolaese
Coghingiolas |
Canistedda |
Se ti piace l’uncinetto,
nel Taccuino puoi trovare anche altri post riservati a quest’arte, guarda QUI.
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