Ogni scrittura segue strade diverse; ogni storia è determinata da una specifica scrittura. Le Voci di Marc Levy spaziano dal classico romanzo al romanzo storico, da storie agganciate al reale a Voci utopistiche. I tre romanzi Se solo fosse vero, I figli della libertà e Quello che non ci siamo detti hanno una trama distante, ognuno segue un percorso diverso, e i tre hanno un unico filo in comune, perché si prestano per una lettura veloce. Un altro aspetto che li accomuna riguarda la leggerezza nel raccontare i sentimenti, le relazioni tra i personaggi, e questa caratteristica non riguarda la frivolezza della trama, ognuno imprime le basi senza renderlo ridicolo agli occhi di chi segue le Voci.
Il primo romanzo, Se solo fosse vero, si regge su una favola moderna ben congegnata per far sognare a occhi aperti, l’irrealtà della storia è capace di sganciare i problemi quotidiani permettendo così di librare la mente verso un rilassamento totale, oppure, al contrario, se il lettore preferisce un altro sistema per distendere i nervi potrebbe considerarlo non adatto per aver elaborato una trama utopistica. Il secondo libro, I figli della libertà, si aggancia a fatti storici drammatici della Seconda Guerra Mondiale, gli avvenimenti inventati dallo scrittore ben s’inquadrano senza allontanarsi dalla realtà, ogni episodio raccontato può essere ben incastrato in ogni epoca storica, perché le guerre si assomigliano un po’ tutti, nutriti da estremi difficoltà e disagi, senza dimenticare i sentimenti del cuore. Il terzo romanzo, Quello che non ci siamo detti, appartiene alla fantascienza, e allo stesso tempo la trama utopistica si sta trasformando sempre più in realtà, perché con le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche, alimentati dall’intelligenza artificiale, sta mutando ciò che è era impossibile e irraggiungibile in fattibile.
Se nel primo romanzo sorgono dibattiti legati
all’eutanasia, nel secondo si stimola la memoria, mentre nel terzo sono ben
visibili i problemi etici dell’intelligenza artificiale; ogni volume riporta
gli avvenimenti con una scrittura semplice e armoniosa.
1° Se solo fosse vero
È una storia d’amore tra un uomo e
un fantasma. Un giorno Arthur, mentre si rilassa, facendosi il bagno, con in
sottofondo una buona musica per annullare la fatica dopo un lungo giorno di
lavoro, si accorge che nell’appartamento, preso in affitto da poco tempo, non è
solo. All'improvviso si materializza una donna, si presenta come la
proprietaria dell’appartamento, dice che è un medico e che si chiama Lauren, in
più confessa che il suo corpo giace in coma in un ospedale e che lei è il suo
fantasma. L’incredulità è alla massima potenza, così per far capire che non
mente, Lauren accompagna Arthur all’ospedale, e la sorpresa è totale perché si
vedono due Lauren, mentre la prima giace sul letto intubata e in coma, la
seconda è in piedi, si muove e parla ma non è una persona in carne e ossa ma è un
vero fantasma. Tra i due s’instaura un rapporto di amicizia molto forte, sono
fatti per stare insieme, affrontano i classici dilemmi quotidiani, si
confidano, discutono, e col passare dei giorni sboccia l’amore platonico, però
nascondere la presenza del fantasma non è semplice. Arthur parla con Lauren in
ogni angolo della strada, in ufficio, in macchina, ma solo lui può vedere il
fantasma, così agli occhi dei familiari, degli amici e dei colleghi il tipo è
etichettato come uno che ha forti problemi mentali. Un giorno i medici
confidano alla madre di Lauren che la medicina ha dei limiti e che non ci sono
speranze, e consigliano di staccare la macchina che la tiene in vita e di
donare gli organi. Arthur e il fantasma escogitano un piano per non permettere
alla madre di Lauren di staccare la spina, perché col decesso, con la morte del
corpo, scomparirà per sempre anche il fantasma. La morte reale fisica di Lauren
è agganciata alla vita del fantasma, staccando la macchina si ottiene la perdita
del corpo e dello spirito. Arthur e il fantasma rapiscono il corpo di Laure e
lo nascono in una casa dell’uomo, ma le menzogne non portano lontano, perché un
poliziotto scopre tutto. Questo poliziotto capisce le ragioni del gesto
estremo, e inspiegabilmente aiuta Arthur a coprire il reato. Un giorno il corpo
di Lauren reagisce, ed esce dal coma, e la storia tra gli innamorati assume un
altro aspetto.
Schema del libro:
Titolo: Se solo fosse vero
Titolo originale: Et si c’etait
vrai
Autore: Marc Levy
Traduzione: Benedetta Pagni
Frette
Casa editrice: Tea
Genere: romanzo
Anno: 2008
Pagine: 213
2° I figli della libertà
Ambientato in Francia durante
l’occupazione tedesca nella Seconda Guerra Mondiale, si trascrivono le Voci dei
partigiani che lottarono per liberare il Paese. Ogni momento è ricco di
apprensione e di elementi colmi d’inquietudine, ogni personaggio ha un compito
ben preciso, c’è chi lavora per la causa con azioni di sabotaggio, omicidi,
razzie varie, gesti estremi per salvare il compagno in difficoltà; ognuno deve gestire
situazioni di stress difficili da governare e da coordinare, per poi prevedere in
caso di pericolo interminabili fughe. Oltre ai partigiani, c’è la presenza dei
tedeschi capaci di annientare ogni personaggio con uccisioni, torture e ogni
azione diretta ad annullare le libertà più elementari. In mezzo ai due gruppi,
ci sono i traditori, i perdenti e chi vorrebbero lavorare a modo suo. Raymond è
la Voce narrante, e ogni suo ricordo mostra la drammaticità di quel periodo, e
oltre a lui ci sono Claude, Charles, Boris, Daira, Marius, Rosine, Jeannot, e
tanti altri uomini e donne sposati alla causa, quello di diventare partigiani.
Le figure principali sono francesi, spagnoli, polacchi e rumeni, e appartengono
alla 35° brigata, e sono sopranominati come I
figli della libertà. La loro storia è fatta di coraggio, di determinazione,
ognuno da un contributo, e ognuno di loro deve seguire le leggi non scritte dei
partigiani, e al primo posto si segnala la regola principale per non consentire
al nemico di usare la debolezza per estorcere informazioni con la tortura; i
partigiani non si devono conoscere tra di loro e non devono avere rapporti di
parentela. Non sempre i partigiani riescono ad assumere nuove leve seguendo il
principio di non parentela. In via eccezionale, nel gruppo ci sono due
fratelli, ed entrambi sperimentano quotidianamente il sacrificio nell’applicare
le regole, ognuno cercherà di gestire cinicamente le emozioni, ma non sempre si
può dimenticare la figura del “Fratello”. Tra il gruppo nascono amori, forti
amicizie, ci sono sentimenti estremi, l’amore e il dolore. L’amicizia tra i
compagni è solida, c’è una sana collaborazione, e quando qualcuno cade nella
trappola del nemico, lo sconforto e palpabile. Non sempre tutto va bene, troppi
compagni sono stati catturati, torturati e assassinati, e gestire questi
momenti è la vera prova di forza ed eroismo. I figli della libertà lavorano per liberare la propria terra dal
nemico per se stessi e soprattutto per le generazioni future. Quando la guerra
finisce, per non dimenticare, si passa la staffetta della testimonianza alle
nuove generazioni.
Schema del libro:
Titolo: I figli della libertà
Titolo originale: Lea enfants de
la liberté
Autore: Marc Levy
Traduzione: Cinzia Poli
Casa editrice: Rizzoli
Genere: romanzo storico
Anno: 2008
Pagine: 335
3° Quello che non ci siamo detti
Una storia romantica di
riconciliazione tra un padre, Anthony, e una figlia, Julia, e il ritorno di
fiamma tra due vecchi innamorati. Pochi giorni prima del matrimonio di Julia
muore il padre, quello distante che ha ostacolato con tutti i mezzi la figlia,
fino a rovinare definitivamente i loro rapporti. Dopo il funerale, Julia riceve
un’enorme cassa di legno e quando la apre le toglie il respiro, perché
all’interno c’è il padre, o meglio al primo sguardo sembra lui in carne e ossa,
ma è un umanoide con le sembianze di un essere umano progettato da Anthony
mettendo a frutto anni di studi di progettazione. Il robot è stato progettato
con le nuove tecnologie mai sperimentate prima, al cui interno è stato
installato un marchingegno capace di riprodurre perfettamente un cervello
umano, ed esternamente è stato prodotto con del materiale speciale per riprodurre
perfettamente le sembianze di un uomo con tanto di pelle capace di trarre in
inganno chi lo osserva. Nell’umanoide è stata caricata una complessa cartella
contenete la memoria, i sentimenti e le emozioni di Anthony. Per attivare il
robot, Julia deve solo premere un tasto del telecomando, prima di accenderlo ci
pensa e ci ripensa, e poi lo preme. Il robot si presenta come l’umanoide
Anthony, progettato per starle al suo fianco, per riallacciare i loro rapporti,
e per riconciliarsi, e per superare il lutto. Il padre-robot spiega inoltre che
in fase di progettazione è stato installato un programma per disattivarlo per
sempre dopo una settimana di attività, una scelta adottata per non permettere a
nessuno di sostituire un uomo con una macchina, e per non permettere a nessuno
di staccarsi dalla realtà affezionandosi a una persona che non esiste, perché
frutto dell’intelligenza artificiale. Inoltre, spiega, che se vuole può anticipare
la sua fine premendo un pulsante del telecomando. A lei la scelta, o accetta di
stare assieme a lui per una settimana o disinstalla per sempre l’umanoide
creato artificialmente per riprodurre le sembianze di Anthony. Julia deve
scegliere se spostare in avanti le lancette della morte definitiva del padre,
deve prendere la decisione se stare a stretto contatto con un robot costruito riproducendo
fisicamente e mentalmente Anthony. Julia sceglie di provare a sfruttare quest’ultima
opportunità, e di comune accordo nascondono a tutti la sua presenza e
trascorrono assieme il tempo che resta. Decidono di partire per un lungo
viaggio, che li porterà in giro tra il Canada e l’Europa, partiranno per
raggiungere una città canadese per poi approdare a Parigi e a Berlino. Il fine
di questo viaggio è di sistemare alcuni fatti lasciati in sospeso per troppi
anni. Assieme al padre-robot, Julia ripercorre tutta la loro vita, e il viaggio
è il mezzo per ricordare ciò che è stata provvisoriamente accantonata nelle
loro vite, Julia capisce che aveva vissuto in un’illusione e Anthony constata
che ha perso del tempo prezioso. In un tempo limitato si rendono conto che non
si conoscono, che hanno molto da farsi perdonare. L’amore di Anthony per la
figlia riemerge, e per riappacificarsi con Julia, presenta se stesso in una
nuova veste, quella sconosciuta, finalmente si apre fino a rivelare quello che
aveva sempre nascosto. I ricordi affiorano e sono in grado di recuperare il
tempo perso, e quando Anthony informa la figlia che aveva architettato uno
stratagemma per allontanarla dal suo ex compagno conosciuto a Berlino e lasciato
vent’anni prima, si apre una porta apparentemente chiusa. Il viaggio tra il padre e la figlia si rivela
un’opportunità per trovare l’ex fidanzato di Julia, un progetto difficile da
concretizzare, e tra mille sorprese si realizza l’incontro tra i due con la
contentezza di tutti. La decisione di Anthony di chiudere il capitolo della sua
vita progettando una macchina intelligente, si rivela vincente, in meno di una
settimana è riuscito a riappacificarsi con la figlia pareggiando i conti in
sospeso e sistemando vecchie faccende. Il tipo ha architettato a tavolino
un’idea sfruttando l’intelligenza artificiale portando una nuova freschezza nei
rapporti tra lui e la figlia, e tra la figlia e il suo ex. Ma, come tutte le
favole utopistiche ci insegnano, il caro babbo architetta anche un finale a
sorpresa, trasformando le certezze dell’apparizione dell’umanoide frutto
dell’intelligenza artificiale in qualcos’altro.
Schema del libro:
Titolo: Quello che non ci siamo
detti
Titolo originale: Toutes ces choses qu’on ne
s’est pas dites
Autore: Marc Levy
Traduzione: Valeria Pazzi
Casa editrice: Rizzoli
Genere: romanzo
Anno: 2009
Pagine: 213
Ricordo le altre Voci dello
scrittore Marc Levy:
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