Ultimamente non ho letto ottimi libri e, senza offendere nessuno
(scrittori e lettori), non solo sono poco gratificanti, ma sono anche da sconsigliare. Allo scopo di proporli come opere narrative eccellenti, sono stati presentati egregiamente
con un grande boato e sono stati coperti da un buon lancio pubblicitario, ma
materialmente sono pieni d’aria; e quindi, inizialmente c’è un
gran botto determinato da una buona strategia di immagine e di marketing, ma concretamente sono pompati
all’inverosimile. Gli ultimi tre libri letti non sono totalmente da bocciare, ma
come accade quando si vuole un'opera piena di avventure, o colma di dati da
inserire o da scartare, spesso si incappa in una storta o nel ridicolo.
Titolo: La vendetta di Siviglia;
Autrice: Matilde Asensi;
Traduzione: Margherita d’Amico;
Editore: Rizzoli;
Genere: romanzo;
Anno: 2010;
Pagine: 263;
Prezzo di copertina: euro 18,50.
La storia prende forma quando la potente famiglia Curvo uccide
un intero equipaggio, catturano e arrestano Esteban Nevares perché colpevole di
essere a conoscenza di un loro segreto attinente a dei traffici illegali tra il
Nuovo Mondo e la Spagna. La giovane Catalina, vedova da poco tempo e figlia
adottiva di Esteban Nevares, giura vendetta nelle mani del padre in fin di
vita. Mentre i Curvo inseguono l’ultimo erede di Esteban per
assassinarlo (secondo le loro informazioni non è una donna ma un giovane uomo
chiamato Martin), abilmente Catalina si trasforma in una ricca e aristocratica
signora, e in base alle apparenze o alle convenienze, prende le sembianze di un
ragazzo mascherandosi da Martin, il tutto per organizzare la sua vendetta.
Naturalmente Martin e Catalina sono la stessa persona, ma la famiglia Curvo,
pur essendo anche loro astuti come la giovane donna, non si accorgono
dell’inganno. Catalina per vendicare il padre, con furbizia stermina tutta la
famiglia Curvo.
Con le dovute accortezze, e senza parificare il capolavoro di
Dumas al romanzo in questione, quando ho letto la trama l’ho immaginato come
una storia alla Dantès in salsa femminile, invece sono diversissimi.
Restando un romanzo poco credibile per la doppia identità del
personaggio principale (Catalina-Martin, giovane donna che in base alle
convenienze si maschera da uomo), si può consigliare ai ragazzi in vena di
avventure localizzate tra il Nuovo e il Vecchio Mondo, tra i Carabi e la Spagna
del 1600.
Autrice: Marina Minelli;
Editore: Newton compton editori;
Genere: storico;
Anno: 2014;
Pagine: 383;
Prezzo di copertina: euro 5,00.
Tra una pausa e l’altra, tra un libro e l’altro, ogni tanto
leggevo qualche storia senza entusiasmarmi. Dal titolo mi immaginavo un libro
sulle trame politiche di donne potenti, assetate di potere, perverse,
vendicatrici, o come è sottolineato nel titolo, donne malvagie appartenenti ad
un passato morto e sepolto; mi immaginavo un saggio da tirar fuori dallo
scafale in ogni occasione, invece materialmente avevo tra le mani un libro per
pettegoli. All’inizio gli avvenimenti raccontati apparivano interessanti, in
seguito, e in alcuni casi troncando una parte intrigante, si perdevano in
storie senza senso e sempre dello stesso genere: matrimoni combinati, amanti
segreti ma non più di tanto, morti ammazzati in nome dell’amante, relazioni
sentimentali, episodi dimenticati e così via. Gli intrighi dei personaggi prendevano
forma nel senso giusto, in seguito si perdevano in aneddoti già sentiti e
risentiti, rovinando così definitivamente la parte fondamentale dell’elaborato.
La sua utilità può essere rappresentata soltanto nell’avere uno spunto da
approfondire in altri canali.
Titolo: La contessa nera;
Autrice: Rebecca Johns;
Traduttore: C.
Marseguerra;
Editore: Garzanti;
Editore: Garzanti;
Genere: romanzo storico;
Anno di pubblicazione: 2011;
Anno di pubblicazione: 2011;
Prezzo di copertina:
€ 18,60;
Pagine: 323.
Pagine: 323.
Ciò che accadde nel lontano 1600 è una storia reale; gli
avvenimenti narrati riguardano la contessa Erzebet Bathory, conosciuta anche
col nome di Elisabetta, descritta dai più come la contessa Dracula o contessa
sanguinaria per essere stata una delle serial killer donna più spietata della
storia. Erzebet è accusata di avere torturato e ucciso diverse donne, si parla di cifre
da brivido, per alcuni pari a 300 e per altri più di 600.
“La contessa nera”, scritto da Rebecca Johns, si ispira a questa
figura feroce e sanguinaria, ma come accade spesso, nel libro la storia reale è
svuotata, non c’è spazio per il sadismo, o descrizioni raccapriccianti, o da
brivido se non in rarissimi casi, pertanto non è un libro dell’horror e non si
riabilita o si condanna Erzebet.
Il libro inizia con la riproduzione di una lettera e i capitoli
sono scritti in forma autobiografica.
Nel lontano 1611, dal castello di Csejthe, direttamente dalla
sua prigione, Erzebet Bathory, lotta e non accetta il suo destino. Imprigionata
e murata viva fino alla sua morte, con
una lettera indirizzata al figlio, Erzebet, in prima persona, ripercorre
le tappe più importanti della sua vita, dall’infanzia fino all’età adulta, ed
espone le circostanze negative della sua esistenza da un suo punto di vista. Nei
capitoli espone al proprio figlio la sua condotta, ma nelle sue spiegazioni non
c’è spazio per le crudeltà per la semplice ragione che è nel giusto, per cui
imprigiona e tortura le sue vittime, e in alcuni casi spirano, non direttamente
dalle sue mani o perché è responsabile delle sue azioni, ma perché non l’hanno
rispettata e quindi doveva punirle per la loro condotta.
Il libro poggia sull’affetto della protagonista nei confronti
del figlio, sui tradimenti e sull’amore non corrisposto, sulla sua sfortunata
vita e sulla situazione storica del suo tempo; a modo suo, Erzebet con la lettera e la
narrazione della sua storia, rappresenta e giustifica la scomparsa di diverse
donne, o meglio domestiche o signore svanite nel nulla, torturate e uccise
dalle crudeltà, dalla disumanità e dalla fame.
Peccato perché potevano essere tutti sviluppati meglio, gli spunti di partenza erano interessanti. Accade spesso, però i romanzi storici hanno sempre un qualcosa di affascinante che forse in parte compensa le altre mancanze...
RispondiEliminaNel blog non parlo di tutti i libri che leggo e ogni tanto sottolineo i pregi e difetti di ciò che ho tra le mani. Segnalo questi titoli perché non sono riusciti a sviluppare i concetti riportati nella prefazione. Il libro “storico” è una totale delusione: la scrittrice, pur avendo a disposizione una quantità valida di notizie da riportare, ha sviluppato al meglio la parte “rosa” riducendo così la qualità dell’elaborato. Il libro dell’Asensi si può perdonare se lo catalogano come un libro per ragazzi. Per “La contessa” non so che dire, è un libro della domenica leggero leggero per lo svago. Sì è un vero peccato. Ciao
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