In questa lettura, la riflessione è aperta per ogni singolo lettore. Ogni capitolo racconta ciò che accadde nel nostro Paese all’indomani della II Guerra Mondiale, nel quale si adottarono dei programmi per proteggere i minori. Ogni territorio del sud d’Italia, compreso le isole, per sfamare i figli adottò una serie di strategie geniali utili allo scopo, e allo stesso tempo classificabili come scelte dolorose. Dopo la II Guerra, intere famiglie italiane non ottennero un buon lavoro, e lo stipendio non era adeguato e capace di coprire i costi dei beni essenziali, situazione negativa capace di inserire ai margini della società una parte della popolazione. Non riuscire ad acquistare i beni essenziali, come il pane e lo zucchero, solo per citare alcuni prodotti, ha impedito lo sviluppo di interi territori, e tra questi si includono una scarsa scolarizzazione e un insufficiente alimentazione dei fanciulli. Per sfamare i piccoli si adottò un programma per affidare momentaneamente i bimbi in alcune famiglie i quali avevano lo scopo di accudirli sotto tutti i punti di vista.
Il programma messo in atto
prevedeva che ogni famiglia affidataria aveva una serie di compiti ben precisi come
curarli, aiutarli, dare un’adeguata istruzione, un caldo tetto, e naturalmente
una buona alimentazione.
Interi territori adottarono
questi programmi organizzando la partenza e l’accoglienza dei minori, un idea tanto geniale quanto difficoltosa in ogni aspetto. Interi treni partirono dal sud verso il nord carichi di speranza, e
anche di preoccupazione per gli organizzatori e per le famiglie che dovevano
accettare la partenza dei figli e di chi li accoglievano.
Nel programma era previsto che ciascuna
bambina o bambino era assegnato a una famiglia non seguendo la logica del caso,
ma in base a precisi parametri.
I bimbi non furono strappati
dalle loro famiglie, perché di comune accordo tra gli organizzatori e le due
famiglie si stabilivano i programmi e le fasi dell’operazione.
Il romanzo Il treno dei bambini
di Viola Ardone analizza gli stati psicologici dei bimbi, dei genitori e
delle famiglie che decidevano di accogliere i minori, non solo, si dà spazio
anche alle sorelline e fratellini esclusi e che non potevano partire.
Nel romanzo, ogni bimbo racconta
la propria esperienza, i timori e le speranze di avere quei beni essenziali che
non potevano ottenere nella propria famiglia a causa della povertà.
Ciascun bimbo mirava
all’essenziale, non pretendeva ciò che non si poteva ottenere o beni
costosissimi e irraggiungibili, ma ciascuno mirava semplicemente a sfamarsi, ad
avere un caldo cappotto e delle scarpe.
Per ogni partenza, gli
organizzatori dovevano avere un minimo di contatto con le madri, con i bimbi da
affidare, per poi fissare la “famosa” data dell’appuntamento del treno.
La tanto attesa partenza era carica di
sentimenti contrastanti, se c’era il sorriso e la soddisfazione di far parte
della famosa lista dei fortunati, allo stesso temo c’era tanta paura. Il
sentimento della paura era legato anche alle tante storie metropolitane
raccontati da donne e uomini impreparati e ignoranti che non conoscevano la
realtà e che raccontavano storie irreali.
I bimbi assorbivano storie non
vere raccontate dagli adulti, storie fantasiose capaci di traumatizzare i bimbi
che dovevano prendere il treno, ad esempio che sarebbero stati trasferiti in
terre lontane, come la Russia, o che le famiglie affidatarie gli avrebbero
tagliato le mani o che li avrebbero sfruttati come forza lavoro.
I bimbi udivano questi discorsi e
accumulavano paura e disagio, per cui la partenza fu un misto di paura e di
angoscia.
In base a questi chiacchiericci
molti bimbi si rifiutarono di comunicare i propri dati, il proprio nome, o di
collaborare, e altri, presi dal panico, si rifiutavano di far vedere le mani.
Alcuni bimbi stavano in disparte
in compagnia della paura, ma c’era sempre un compagnetto che si avvicinava al
“collega di viaggio” in difficoltà per dare conforto o semplicemente un po’ di
affetto.
La partenza è descritta seguendo
più Voci, ogni personaggio ha un modo diverso per assaporare il momento tanto
atteso, ma tutti i bambini hanno un punto che li unisce, vale a dire la solidarietà, come aprire il
finestrino del treno, togliersi il cappotto donato dall'associazione organizzatrice per lanciarlo fuori e farlo
recapitare alla sorellina o al fratellino o all’amichetto escluso dalla partenza.
Arrivati a destinazione, ciascun
bimbo aspettava la famiglia che li avrebbe ospitati per un po’ di tempo, ognuno
immaginava i loro visi e la loro storia in base a parametri fantasiosi, per poi
capire che il caso non era previsto nel programma.
Una volta arrivati nella nuova casa, si cercava da ambo le parti di conoscersi, e soprattutto i bimbi cercavano di ambientarsi. Il nuovo paese che li ospita si scopre piano piano, e volta per volta si ascoltano i discorsi e si assimilano le incertezze e le difficoltà di tutti.
Quando il tempo della "vacanza-soggiorno" al nord si stava ultimando, si mettono nel piatto tutte le esperienze respirate e assorbite, e se per alcuni è e sarà la prima e unica esperienza, per altri si apre un altro portone colmo di riflessione, perché per qualcuno si valuta di non tornare a casa dalla mamma.
Il libro Il treno dei bambini scritto da Viola Ardone, l‘ho letto in occasione del Gruppo di Lettura organizzato dalla biblioteca,
un’esperienza che si sta rivelando ottima perché l’appuntamento è in presenza e
non in rete. Il Gruppo di Lettura prevede la lettura del libro scelto in totale
autonomia, all’appuntamento ciascuno dei partecipanti espone la propria esperienza, e si esamina la storia raccontata ampliando il discorso su più versanti. In occasione
dell’appuntamento per il libro Il treno dei bambini, non abbiamo affrontato
il contenuto del romanzo superficialmente, anzi l’abbiamo preso come punto di
riferimento per ampliare il problema dei fanciulli. Abbiamo conversato parlando
delle famose partenze dei bimbi dal sud verso il nord, e il dialogo ha oltrepassato
i confini del romanzo perché abbiamo preso in considerazione anche altre
letture, in più abbiamo analizzato storie analoghe del nostro territorio nel
quale si trovano dei punti di contatto col libro della scrittrice Ardone; affiancare
il romanzo con le storie reali del nostro territorio è stato il surplus numero
uno del Gruppo di Lettura. Durante l'appuntamento c'è stato lo spazio anche per parlare del film, e in questo punto si sono aperte molte porte, abbiamo scambiato pareri senza rivelare tutto perché la maggior parte di noi non aveva ancora visto la pellicola (come la sottoscritta).
Leggere il libro e far parte di
un Gruppo di Lettura in presenza, è stato un’ottima esperienza, da una parte ci
sono tutti i lati positivi della lettura, e dall’altra il confronto con altre
persone ha dato la possibilità di far emergere storie reali dimenticate o
sconosciute.
Consiglio a tutti il libro.
Scheda del libro:
Titolo: Il treno dei bambini
Autrice: Viola Ardone
Editore: Einaudi
Genere: romanzo
Pagine: 236
Anno: 2019
Prezzo di copertina: € 17,50

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