Direttamente
dalle pagine del romanzo “Il
paziente inglese”, nel 1996 uscì il film
omonimo di Anthony Minghella, vincitore di nove premi Oscar, 6 BAFTA e 2 Golden Globe (quest'anno si festeggiano i suoi primi 20 anni), e anch’esso, come
il libro, racchiude continui flash back e difficilmente si può seguire con leggerezza.
Questa particolarità non sminuisci la pellicola giudicandola in senso negativo,
al contrario attribuisce un surplus positivo al risultato finale. E come capita nel mondo del cinema,
alcune scene divergono dal romanzo e il fatto di aver visto per prima il film,
nel complesso mi ha aiutata a leggere il libro con più scioltezza. Anche se
conosco a memoria alcune battute, o almeno mi ricordo alcuni pezzi perché
l’avevo guardato più volte e più volte in lingua originale per esercitarmi
quando studiavo l’inglese, rivederlo mi riempie ancora di emozioni come la prima volta.
La prima volta che lo
vidi, se non ricordo male, era nell’estate del 1998 in un cinema
all’aperto in una chiesa sconsacrata e senza tetto, e mi rapii subito dalla
prima scena.
Ricordo lo sguardo di
alcuni spettatori all’uscita della chiesa, prestata per l’occasione al cinema, tale
da segnalarmi il fatto di aver visto una pellicola particolare senza vie di
mezzo, ovvero o si ama al primo istante o non si afferra il senso della storia.
Mentre alcuni spettatori
presenti in sala lo giudicavano pesante per i ripetuti accavallamenti delle storie
riferiti a due periodi, il presente e il passato dei protagonisti, e due zone
geografiche, l’Italia e il Nord Africa, io, al contrario, in quel momento
pensai al classico film da rivedere per poter cogliere appieno ogni istante
della storia raccontata: in quel momento non immaginai minimamente che l'avrei usato per esercitarmi quando studiavo la lingua inglese.
Il paziente inglese è un film che ho
amato moltissimo, e mi rincresce solo il fatto che il regista e lo sceneggiatore abbiano
tralasciato, per non dire svuotato ingiustamente la storia di Kip
l’artificiere; mentre nel libro emergono pensieri politici sul colonialismo,
sulle difficoltà del suo lavoro e sul problema delle mine antiuomo e ben
documentata, nel film sopprimendo i suoi pensieri e annullando quelli del
fratello che fece delle scelte diverse rispetto ai suoi coetanei, Kip emerge
come un personaggio minore.
Il trailer
Clip e ... frasi
Katharine: Why did you follow me yesterday?
Almáshy:
I’m sorry, what?
Katharine: After the
market, you folowed me to the hotel
Almáshy: I
was concerned. A woman in that part of Cairo, a european woman. I felt obliged to
Katharine: You felt
obliged to?
Almáshy:
As the wife of one of our party
Katharine: So why follow me? Escort me, by all means. But followe
me is predatory, isn’t it?
Katharine: Why did you hate me?
Almásy: What?
Almásy: What?
Katharine: Don't you know you drove everybody mad?
Almásy: Shh! Don't talk.
Katharine: You speak so many bloody languages and you never wanted to talk.
Almásy: You're wearing the thimble.
Katharine: Of course. You idiot. I always wear it. I've always worn it. I've always loved you!
Colonna sonora e ... frasi
La colonna sonora è indimenticabile e piena di emozioni, in ogni pezzo si identifica e si ricorda ogni singola scena.
Ad esempio il pezzo
“Szerelem Szerelem” cantato da Márta Sebestyén ricorda la scena dove Almásy
prende in giro Katharine:
Katharine:
What is this?
Almáshy: It’s
a folk song
Katharine:
Arabic
Almáshy: No,
it’s Hungarian. My doika sang it to me when I was a child growing up in Budapest
Katharine:
It’s beautiful, what’s it about
Almásy: Szerelem means love. And the story, well, there's this Hungarian
count. He's a wanderer, a fool and for years he's a quest for, who knows what!
And one day, he falls under the spell of a mysterious English woman, a harpy,
who beats him and hits him. He becomes
her slave, and he sews her clothes … Stop it! Stop it! You're always beating
me!
Katharine: Bastard! You bastard, I believed you! You should be my slave.
Szerelem szerelem di Márta Sebestyén
Oppure le canzoni
“Cheek to cheek” di Irving Berlin e “Wang wang blues” di Leo Wood ricordano la
scena con Hana, Caravaggio e Almáshy che mostra le sue sorprendenti
conoscenze musicali:
Caravaggio: The
questioni is, who wrote the song?
Almásy: Irving Berlin for “Top Hat”
Caravaggio: Is there
song you don’t know?
Hana: He sings all the
time. Did you know you’re always singing?
Almásy: Yes, I’ve been told before
…. Ascoltano un altro
pezzo musicale …
Almáshy:
“Wang wang blues”
Caravaggio: You’re incredibile!
Cheek to cheek di Irvin Berlin
Wang wang blues di Leo Wood
Titolo: Il paziente inglese;
Regista: Anthony Minghella;
Attori: Ralph Fiennes (Laszlo de Almásy), Kristin Scott Thomas (Katharine Clifton), Juliette Binoche (Hana), Willem Dafoe (David Caravaggio), Colin Firth (Geoffrey Clifton), Naveen Andrews (Kip), Julian Wadham (Madox);
Musica: Gabriel Yared;
Produttori: Miramax;
Anno: negli USA nel 1996, in Italia nel 1997;
Durata: circa 160 minuti;
Genere: drammatico, romantico, avventura
Se ti interessa leggere il post sul libro "il paziente inglese" di Michael Ondaatje, guarda QUI, oppure il libro "Sahara sconosciuto" di László E. Almásy guarda QUI
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