Un mese fa ero in
biblioteca e stavo cercando un libro introvabile nelle librerie. Durante la
ricerca, la mia bibliotecaria ha trovato e mi ha suggerito di leggere anche un
libro degli anni ottanta. Apparentemente sembra superato ma è attualissimo e si
possono trovare degli spunti per confrontare la situazione carceraria degli
anni ‘70/'80 con i nostri giorni. L’argomento trattato lo conoscevo, ma leggere
ciò che accadde trent’anni fa, direttamente dalla persona che fece scalpore all’interno
della curia nuorese, della politica e dell’opinione pubblica, mi ha dato la
possibilità di colmare alcune lacune che si crearono attorno alla storia che
divenne un caso nazionale .
Il libro in questione è “Un
prete e i terroristi. Attraverso Badu ‘e Carros un viaggio nel mondo
dell’eversione” di Salvatore Bussu. Il libro è diviso in due parti. Nella prima
parte, intitolato "terrorismo e bracci speciali", si parla del terrorismo in Italia e il suo approdo in Sardegna, della
situazione carceraria a Badu ‘e Carros e della sezione speciale.
Nella seconda parte, intitolato "le interviste: un contributo al confronto tra carcere e mondo esterno", ci sono delle interviste fatte direttamente da don Bussu ad alcuni capi
storici della lotta armata e degli anni di piombo. In appendice, troviamo le
interviste e le testimonianze di due familiari delle vittime.
Nella prima parte ci sono otto capitoli. Nei
primi due capitoli, don Salvatore Bussu (cappellano del supercarcere Badu ‘e
Carros dal 1981 al 1984 e autore del libro), descrive brevemente, in modo
chiaro anche se non approfondito, gli inizi degli anni di piombo in Italia e
in Sardegna; negli altri capitoli, sempre della prima parte, ci espone le origini e il ruolo destabilizzante del
carcere nuorese all’interno dell’isola e, in particolare, ciò che accadde all’interno
e all'esterno del carcere nuorese.
Il carcere Badu ‘e Carros,
rivela l'autore, fu costruito per dare la possibilità ai detenuti sardi, e soprattutto
nuoresi, di stare vicino ai propri familiari e come struttura carceraria
modello per ospitarli in base alle nuove leggi che dovevano essere emanate per
rendere la carcerazione più umana. Ciò non accadde perché entrarono le ruspe e
fu costruito un braccio speciale “…una decisione adottata senza che alcuna
autorità locale, politica o giudiziaria, venisse interpellata. Fu una decisione
imposta ex imperio, dall’alto…” così scrive a pag. 32. Il nuovo volto e la
nuova destinazione del carcere non piacque, si temete una destabilizzazione in
un territorio già debole.
Dopo una rivolta all’interno
del carcere, nel 1980, si crearono tensioni tra i detenuti e scoraggiamenti
fra gli agenti di custodia e, il vecchio cappellano, in servizio da circa 30
anni, chiese ed ottenne di essere sollevato dall’incarico e, al suo posto, fu
nominato don Salvatore Bussu.
In modo semplice, ci spiega come
fu il primo approccio con i detenuti comuni e con quelli della sezione di
massima sicurezza e, per avere un contatto più stretto, scrisse una lettera
indirizzata proprio a loro: “Ai detenuti del penale della Casa circondariale di
Badu ‘e Carros di Nuoro”.
Il libro ci conduce
all’interno della sezione di massima sicurezza che ospitava i detenuti politici italiani degli anni di piombo e i maggiori esponenti delle BR.
La situazione generale e umana del carcere
divenne insostenibile e per ottenere maggiore tutele sopraggiunsero una serie
di avvenimenti mai visti nel nostro Paese: si creò un gran vespaio attorno al
cappellano perché combatté a fianco dei detenuti per ottenere migliori
condizioni di vita all’interno della sezione speciale. Tutto iniziò nel
dicembre del 1983 quando i brigatisti iniziarono lo sciopero della fame per
chiedere maggiori diritti. In questa situazione di forte disagio, creato dallo
sciopero della fame, Mons. Melis non celebrò la messa di Natale e
don Bussu, per solidarietà, decise di autosospendere il suo incarico fino a quando non
sopraggiungevano migliori condizioni di vita e l’assicurazione di riconoscere
ed estendere maggiori diritti ai detenuti della sezione speciale.
All’inizio della vicenda,
tutti sapevano ma nessuno parlava e i giornali scrissero solo qualche riga. Solo
successivamente il movimento che si creò fu assordante fino al Parlamento.
Il gesto di
stare a fianco agli scioperanti, detenuti “non comuni” ma un gruppo di
brigatisti, non venne compreso da più parti, con il libro l’autore è riuscito a
colmare il vuoto che si creò all’indomani della sua autosospensione e a far
capire quali sono state le sue valutazioni senza mai allontanarsi e senza
mai dimenticare le vittime e i familiari.
Don Salvatore Bussu,
partendo dall’ordinamento penitenziario, dalle leggi penali e richiamando l’art
27 della Cost. italiana, ripercorre la situazione carceraria mettendo al centro
del ragionamento la dignità della persona umana.
Alcune frasi tratte dal libro...
... Non potevo starmene con le mani in mano. Dovevo fare qualcosa e presto. E così decisi di interrompere il servizio di Cappellano fino a quando non fossero cambiate le condizioni di vita anche nel braccio speciale del carcere ... pag. 52
... Lasciai il carcere il 30 settembre 1984. Ma quei carcerati me li porto tutti nel cuore, i comuni rimasti a Badu 'e Carros e i politici che se ne sono andati ... pag. 79
... Cristo, per mezzo nostro, cerca screpolature nel muro di tanti uomini che ieri hanno fatto parlare di sé come terroristi, una screpolatura per piantarvi il proprio seme, ossia il suo messaggio.Domani quel seme potrà fiorire e dare molto frutto. Chissà... Questo è il messaggio anche del libro ... pag. 223
Alcune frasi tratte dal libro...
... Non potevo starmene con le mani in mano. Dovevo fare qualcosa e presto. E così decisi di interrompere il servizio di Cappellano fino a quando non fossero cambiate le condizioni di vita anche nel braccio speciale del carcere ... pag. 52
... Lasciai il carcere il 30 settembre 1984. Ma quei carcerati me li porto tutti nel cuore, i comuni rimasti a Badu 'e Carros e i politici che se ne sono andati ... pag. 79
... Cristo, per mezzo nostro, cerca screpolature nel muro di tanti uomini che ieri hanno fatto parlare di sé come terroristi, una screpolatura per piantarvi il proprio seme, ossia il suo messaggio.
Scheda del libro
Titolo: Un prete e i
terroristi. Attraverso Badu ‘e Carros un viaggio nel mondo dell’eversione;
Autore: Salvatore Bussu;
Lingua: italiana;
Presentazione: Mario
Gozzini;
Casa editrice: Mursia;
Collana: fatti, testimonianze, réportages;
Genere: saggio, attualità;
Anno: 1988;
Pagine: 247;
Prezzo. L. 20000.
Ciao,
RispondiEliminail passato insegna e inquieta e le testimonianze come questa che descrivi, tuttaltro che datate, sono spiragli attraverso i quali si diffonde la verita, specialmente se è dura e scomoda.
Un caro saluto:-)
Marilena
Quando un episodio è scomodo spesso i libri sono introvabili o hanno una tiratura limitata, fortunatamente esistono le biblioteche. Queste storie, apparentemente locali ma che invece riguardano un intero territorio, spesso sono destinate all’oblio. Il gesto di don Bussu, ancora attualissimo, è da ammirare e non da dimenticare per questo motivo ho deciso di ricordarlo con il post e non di tenere una semplice chiacchierata dentro le mura domestiche .
EliminaCiao e a presto
Vedere un uomo di Dio sostenere i diritti dei detenuti di un carcere mi ha sempre reso orgoglioso della nostra chiesa e di farne parte :D
RispondiEliminaLorenzo
Ciao Lorenzo.
EliminaGrande stima per coloro che lavorano in condizioni critiche e danno il buon esempio.