Nel continente tutti la chiamano Carta da Musica per
il rumore che emette quando si mangia, e chi conosce il prodotto non gradisce
questo nomignolo perché è generico e non si distinguono i vari tipi di pane. Non
tutti sanno che in base alla grossezza e alla lavorazione
ogni varietà di pane sardo prende un nome differente: pane fresa, o pane
carasau, o corrias e così via, tutti nomi che possono variare anche in base
alla località. Non ricordo quando è stata l’ultima volta che vidi i miei
familiari all’opera per preparare il tipico pane sardo conosciuto un po’ ovunque
e che distingue la tavolata sarda da quella di altre regioni italiane. Conosco a
grande linee la lavorazione e le varie fasi, come ad esempio la seconda cottura,
ma non ho mai partecipato attivamente, così ho rappresentato e ho ricostruito
la scena come lo so fare io: usando un uncinetto e del cottone.
Guardando alcuni personaggi ideati dal sito “la torre
di cotone”, ho lavorato la massaia che fa il pane e il fornaio prendendo come
punto di riferimento la vasaia, il post del forno del pizzaiolo, e altri personaggi come il macellaio (per il grembiule),
il portatore d'acqua (per il vaso dell'acqua) e il muratore (per la capigliatura del fornaio). Per il forno dovrei raccontare
quante volte ho disfatto e rifatto e poi disfatto e rifatto il forno del pizzaiolo ma
rischierei di annoiare come non mai tutti i lettori, posso dire che il
tetto l’ho rimodulato con un piccolo ritocchino, mentre per il muro ho immaginato
la classica forma a rettangolo.
Nel Taccuino ho pubblicato altri post uncinettari, guarda QUI
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