I saw him
dancing there by the record machine
I knew he
must’ve been about 17
The beat
was going strong
Playing my
favorite song
And I could tell it wouldn’t be long
I saw him
dancing there by the record machine
I knew he
must’ve been about 17
The beat
was going strong
Playing my
favorite song
And I could tell it wouldn’t be long
Cinzia said (Cinzia disse)
Vorrei cambiare il mio vestito che
Vecchio ormai non mi sta bene più su
Tony said (Tony disse)
Il pesce ha un gusto strano che non so
I can see
that it won’t be long
You grow
cold when you keep holding on
You know
you’ve changed
And your
words they lie
That’s something you can’t deny
After all
you put me through
You’d
think I’d despise you
But in
the end I wanna thank you
‘Cause you made me that much stronger
Walk out into velvet
Nothing more to say
You’re my
favourite moment
You’re my Saturday
I wanna
hear the music play
I wanna
dance and laugh and sway
I want a
happy holiday
For Christmas
Carissimi amici del Taccuino, sta per iniziare la manifestazione podistica competitiva di corsa su strada “Giancarlo Corre con Noi”, organizzata dagli amici, dal gruppo Quelli del Colle con la collaborazione di Atletica GS Runner, per ricordare il carissimo Giancarlo. Come tutti gli anni, si disputa al Colle S. Michele di Cagliari, e tra salite e discese su strada e all’interno del parco, con un panorama mozzafiato che ci permette di vedere i tratti più significativi della città, ci godiamo una magnifica giornata in allegria e in compagnia di amici.
Sembra un angelo caduto dal cielo
Com’è vestita quando entra al sassofono blu
Ma si annoia appoggiata a uno specchio
Tra fanatici in pelle che la scrutano senza poesia
Sta perdendo, sta perdendo, sta perdendo, sta perdendo
“E ora, le sei allegre assassine del carcere della contea Cook nella loro interpretazione del tango del Sole a scacchi” “Sai quando le persone hanno certe piccoli abitudini che ti danno fastidio. Come Barnie! A Barnie piaceva masticare la gomma. No, non masticarla; fare pop con la gomma. Un giorno sono tornata a casa ed ero molto nervosa e cercavo un po’ di comprensione, e trovo li Barnie sdraiato sul divano che beveva birra e masticava. No, non masticava; faceva pop. Così, gli ho fatto, gli ho detto, ‘fai un altro pop con quella gomma’, e lui l’ha fatto. Così ho tirato giù la doppietta dalla parete e gli ho sparato due colpi d’avvertimento dritto in mezzo agli occhi”
“Era l’ora del giorno che Ransome amava di più, quella in cui, seduto sulla veranda, sorseggiava il suo cognac e guardava la luce dorata del sole inondare i banani, la casa giallogrigia, le piante rampicanti scarlatte, prima che l’astro, con un tuffo improvviso, precipitasse sotto l’orizzonte, abbandonando l’intero paese alle tenebre. Era uno spettacolo prodigioso, quello, per lui, uomo nordico, abituato ai lunghi crepuscoli viola dell’Inghilterra settentrionale: era come se, improvvisamente, il mondo intero si arrestasse per un secondo e poi scivolasse rapido in un abisso di tenebre. Per Ransome c’era sempre un’ombra di terrore primitivo nei tramonti indiani”
“Abbiamo a che fare con un campo di incertezze, un campo in cui non ci sono regole, in cui le leggi sono contraddittorie e non vi è alcun chiaro consenso sociale su come si dovrebbe agire, allo stesso tempo il costo per la cura del paziente è diventato proibitivo. La questione si pone in particolare con i pazienti comatosi a lungo termine. L’Istituto Jefferson ha un servizio sperimentale sponsorizzato dal Governo e progettato per offrire un’assistenza di qualità di tale paziente comatoso. Vorrei sottolineare che nessuna posizione morale o etica viene presa in considerazione in questa sede. Noi non entriamo nel merito della discussione se questi sfortunati pazienti sono vivi o sono morti, o se le cure dovrebbero continuare o terminare. Sarà la società a decidere se ci saranno altri di questi centri nel futuro o meno. Nel frattempo, noi provvediamo semplicemente alle cure con il minor costo possibile.
“Nessuno che avesse conosciuto Catherine Morland da bambina avrebbe mai potuto immaginare che fosse destinata a diventare un’eroina, la sua posizione sociale, il carattere del padre, della madre, il suo aspetto e persino il suo carattere. Tutto era contro di lei. Una famiglia di dieci figli è sempre da considerare una bella famiglia, se vi sono teste, braccia e gambe il numero giusto. Di fatto, però, i Morland erano decisamente insignificanti, e Catherine per molti anni della sua vita fu insignificante anch’ella. Non c’era da meravigliarsi che Catherine, che per natura nulla aveva di eroico, preferisse il cricket e la palla alle bambole e ai libri. A 15 anni il suo aspetto accennava a migliorare e cominciò ad esercitarsi a diventare un’eroina. Affinché una giovane fanciulla diventi un’eroina deve assolutamente accadere qualcosa di avventuroso sul suo cammino”
In questo romanzo il personaggio principale è di tipo immateriale, perciò si parla di libri, come salvare la cultura, o meglio come impedire alle nuove leggi di incatenare la lettura, eliminando dal mercato o impedendo la pubblicazione di quelli non inclini al pensiero del politico di turno, oppure impedire a certi soggetti di entrare in una biblioteca perché appartenenti ad un'altra religione. Un altro personaggio immateriale è il luogo di lettura, dove si catalogano e si prestano i libri al pubblico, vale a dire la biblioteca.
Due sorelle lavorano nel campo medico come infermiere, ma mentre la prima, Anna, è scrupolosa e addotta tutte le precauzioni previste dal protocollo, la seconda, Lucia, insegue ambizioni, scorciatoie e vantaggi personali al solo fine di arrivare in cima della scala sociale col minor sforzo. Più di una volta Anna cercherà di coprire le disattenzioni di Lucia, forse perché è la sorella più piccola, o perché sono orfane di entrambi i genitori. Un giorno, come preannunciato, le sconsideratezze di Lucia raggiungono il culmine perché si verifica un incidente mortale, causando così uno scossone ai destini delle due giovani infermiere.
“Ne dicono di cotte e di crude su di lei. Che lei è un ubbriacone, un fannullone e molto pericoloso, ma tutte le fanno la corte perché suo padre è un titolato. Non mi interessa di quello che dicono di lei, so quello che lei è veramente. La guardo sempre dalla finestra ogni volta che lei fa degli smiley e a volte penso che lei è l’unica persona di Ranchipur che non detesto. Vede, sig. Ransome, insomma, è tanto che volevo conoscerla”
“L’ultima domanda. Tra 50 anni una persona giovane ascoltando questa intervista potrebbe decidere di intraprendere la carriera di giornalista. Cosa vorrebbe che quel giovane sapesse di Marie Colvin e del lavoro di corrispondente di guerra?” “È una domanda molto difficile. È come scrivere il proprio necrologio. Ecco, vorrei che sapesse che mi stava a cuore cosa accadeva in quei luoghi e che ne ho scritto, come dire, perché anche altri ne fossero a conoscenza, e prendessero la questione a cuore quanto me, e che per fare questo lavoro, dovunque si voglia arrivare, non ci si può permettere di cedere alla paura. La paura arriva dopo, quando è tutto finito”
Nel sottotitolo del libro c’è scritto: “Le relazioni d’amore in tempo di guerra 1943-1948”, e non è un romanzo rosa, ma sono state riportate storie legate ai sentimenti intimi e sinceri che molti vorrebbero dimenticare, nascondere o espellere dalla società; si parla di amori considerati vergognosi o vietati. Si parla di protagonisti scomodi, imbarazzanti o scandalose per alcune famiglie o per la società. Il saggio è un ottimo resoconto per comprendere le sorti di madri, donne, fidanzate, padri, fidanzati e uomini di ogni età macchiati da una “colpa”, quello di avere avuto una relazione amorosa col nemico prima, durante e dopo la guerra, e come furono trattati i frutti di questi amori clandestini, o come furono disprezzati dalla società.
Lettere su lettere ricamate con la macchina da cucire per riportare una poesia scritta in lingua sarda. La poesia è stata scritta molti anni fa da una persona a me carissima, mentre è stata ricamata da una mia amica su sollecitazione di mia sorella. Il quadro è appeso in cucina, e spesso capita che le persone si intrattengano per leggerla e per discutere sul contenuto.
Oggi il Taccuino compie nove anni. In tutti questo tempo, anche se non ho apportato molte modifiche, il blog è maturato. Le annotazioni sono passate da semplici Voci a spazi sempre diversi e in alcuni casi collegati tra loro, ad esempio i film tratti dai libri. Averlo aggiornato ogni mese è stata una soddisfazione personale, e se penso al momento in cui ho deciso di aprirlo, questa avventura la registro come un segnale positivo. Per i prossimi mesi mi auguro di trascrivere nuove Voci per un altro lungo periodo, cercherò di sperimentare nuovi spazi e sviluppare al meglio quelli esistenti.
Questa sonorità ancora oggi è capace di sprigionare emozioni, di far dimenticare il tempo che passa, di amplificare il mistero sprigionato da ogni Voce captata dai cinque sensi, di far librare la fantasia di chi ascolta in uno spazio sprovvisto di certezze e punti di riferimenti, dove ogni pensiero è sospeso in ciascuna atmosfera creata dalla nostra mente. La certezza della melodia è la capacità di resistere in un mondo di mordi e fuggi delle sonorità computerizzate.
“Io disgustare te! Te! Te! Tu sei un vigliacco. Non vuoi avere me, ma te ne stai tutta la notte a guardare i tuoi dipinti osceni. Ecco cosa sei. Tu sei un depravato. Allora, sappi che io non ti ho mai amato, non ho fatto altro che prenderti in giro, mi annoiavo da morire. Io ti odiavo, riuscivi solo a disgustarmi quando provavi a baciarmi, l’ho sopportato solo perché mi perseguitavi mi facevi impazzire, e dopo che mi baciavi io andavo a lavarmi la bocca. Sì, a pulirmi la bocca, ma mi sono rifatta di ogni bacio che ti ho concesso. Abbiamo riso di te, Miller e io, Griffiths e io. Abbiamo riso di te perché eri un idiota. Un idiota. Un idiota. Tu lo sai cosa sei? Maledetto sciancato, sei uno storpio, nient’altro che uno storpio”
La scrittrice sviluppa la storia prendendo in considerazione più elementi, e il lettore è sollecitato nel captare i vari segnali, iniziando dal carattere della protagonista e dal luogo in cui si intrecciano i fatti. Il primo elemento riguarda lo stato psicologico della protagonista, la quale è una stimata professionista dal carattere severo, astuta, preparata con dei segreti di tipo personale. Teresa Battaglia, questo è il nome della protagonista, lavora in un ambiente di tipo maschile, e si presume che per farsi apprezzare professionalmente abbia affusolato il suo carattere per combattere a trecentosessanta gradi, e se aggiungo che è un commissario di polizia, il suo carattere si scontra con i classici apprezzamenti di tipo sociale e misogino.
L’autobiografia di Eric Lomax è un bestseller attualissimo e stracolmo di spunti per interpretare lo stato psicologico di chi ha subito torture in guerra. Lo scrittore descrive la sua vita prendendo in considerazione tre diversi momenti, il prima (una vita tranquilla), i tragici momenti della guerra e il dopo (la gestione della libertà). La sua si direbbe una vita tranquilla, fatta di passioni (i treni, la ferrovia), un ottimo lavoro (alle poste), e tutto finisce con un colpo di spugna quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, perché arruolandosi nei Corpi Reali dei Trasmettitori vede sfumare drammaticamente ogni progetto e ogni sogno.
Il romanzo di oggi lo descrivo come un mix di Voci reali miscelati con episodi frutti della fantasia dell’autrice. È un romanzo elaborato con una scrittura semplice e delicata, in più si fondono tra di loro alcuni generi, e in prima fila c’è la drammaticità di alcuni avvenimenti. La storia inizia con la voglia (o l’illusione) di cambiare la propria vita, di emergere, e soprattutto c’è il desiderio di migliorare il proprio stato sociale. Il personaggio principale, per libera scelta, pur di inseguire e riscattare le proprie ambizioni schiacciate da influenze negative, decide di affrontare l’ignoto in una terra straniera, lontano dai propri affetti, interrompendo così in modo brusco il solito tran tran.
Oggi trascrivo il testo e la scheda di un’altra canzone da catalogare nelle etichette “Colonne sonore”. Oggi riporto le Voci di “Suddenly I see”, una nota canzone di KT Tunstall, ricordata anche per essere inclusa nel suo primissimo album di debutto. Questa canzone è ben impressa al pubblico cinofilo perché fa parte della colonna sonora del film “Il diavolo veste Prada”, ed esattamente è la canzone di apertura col quale si impostano le primissime Voci della storia. Essere tra le Voci canore di uno dei film più conosciuti del cinema e della tv, ha aperto le porte del successo a livello mondiale, e oggi è anche utilizzata in ogni occasione, come le sigle televisive.
Oggi nel Taccuino trascrivo una ricetta facile e veloce, e… svuotatrice del frigo, conosciuta come la classica ricetta del riciclo intelligente; è la ricetta delle crocchette di riso. Come ogni tanto accade, abbiamo bisogno di svuotare il frigo, e se quando lo apriamo troviamo il risotto che ci aspetta e non abbiamo il piacere di gustarlo perché mangiato il giorno precedente, possiamo usare l’avanzo per preparare le crocchette. Per preparare le crocchette non abbiamo bisogno del cuoco super decorato, è sufficiente avere tra le mani un risotto. Se abbiamo preparato l'ingrediente da riciclare con lo zafferano e il brodo di pecora, il risultato che otteniamo sarà più che sublime da sfoggiare come antipasto o come contorno.
. Buona sera, ho un appuntamento con Emily Charlton
. Andrea Sachs?
. Si
. Stupendo! Alle risorse umane hanno davvero il curioso senso dell’umorismo. Vieni con me. Ok, io ero la seconda assistente di Miranda, ma, la sua assistente ha ricevuto una promozione ed adesso sono la prima
Le Voci di oggi provengono dalle terre di TeletubbyLandia, un luogo adatto per i più piccoli di età prescolare. Le Voci sono lente e ripetitive, oltre che unici e genuini come i più piccoli esigono. In questo mondo si possono incontrare dei personaggi simpaticissimi, esattamente quattro. I loro nomi sono buffi e semplici da ricordare. I loro corpi sono paffuti, e nell’addome hanno un monitor che trasmette delle immagini per i nostri bimbi. Gli adulti potrebbero non riconoscerli, ma i piccoli bimbi, o i piccoli degli anni novanta diventati ragazzi, sicuramente sanno che cosa dicono le Voci pronunciati da Tinky Winky, Dipsy, La La e Po.
L’inizio di luglio è stato coperto da giornate bollenti e roventi, ma il clima super arrido non ha fermato il Festival, e il mio entusiasmo era enorme, soprattutto perché dopo il silenzio causato dall’epidemia non vedevo l’ora di incontrare gli autori nei vari appuntamenti sparsi per le vie e le piazze del piccolo centro barbaricino. Il caldo infernale ha stimolato a trecentosessanta gradi la mia pazienza, perché, visto l’aumento dei casi, anche se non sono più previsti una serie di obbligazioni dal punto di vista legale, ho rimesso la mascherina, però, e ancora però, è stato un disastro… costretta dal caldo bollente, per respirare ho dovuto toglierla diverse volte. Tolto l’inconveniente del super caldo, ho impresso nella mia mente dei bei ricordi, e oggi voglio imprimere nel Taccuino virtuale alcune immagini.
‘Ho trascorso tutta la mia vita sulla costa inglese di Cornovaglia. Là, da più di cento anni sorge la casa solida e accogliente nella quale sono vissuto fin dall’infanzia, sotto le cure di mio cugino Ambrose. I miei genitori morirono quando non avevo che pochi mesi, e da allora, per quanto ho vissuto, Ambrose non fu solo cugino e tutore, ma padre, fratello, amico, tutto ciò che avevo al mondo, poi appena due anni fa nella notte più tempestosa che possa ricordare, la ruota del destino girò per spararci. Trascorso l’inverno, a primavera avanzata, ancora non si parlava del suo ritorno, ed io mi sentii agitato da strani vaghi timori completamente ingiustificati, ma insistenti, angosciosi, e adesso lo so, premonitori’
Finalmente, dopo tutto questo tempo, dopo il silenzio forzato ritornano gli appuntamenti letterari nelle piazzette e nelle vie del borgo gavoese. La diciassettesima edizione si è fatta attendere, e con meticolosa pazienza l’attesa premia gli appassionati del GavoiFestival, il Festival Letterario della Sardegna, l’Isola delle Storie. Finalmente ritornano gli appuntamenti sotto il Balcone, a Sant’Antiocru per Mezzogiorno di Fuoco, nei Giardini, ritorniamo nelle Terre di Mezzo, a Mesu Bidda, a Binzadonnia.
Alcune volte s’inventano dei piatti semplicemente per aver aperto il freezer e aver acciuffato l’ingrediente sbagliato. Inizialmente mi dicono se volevo assaggiare la pasta con i carciofi e bottarga, perché mi assicurano “è una vera specialità”. E io rispondo “andiamo per la specialità”. Invece la specialità culinaria si è travestita in un gran divertimento perché, chi doveva cucinare, sbagliando, tra pacchi e pacchetti, invece di prendere la busta con i carciofi ha scongelato la busta sbagliata, quella con i cardi.
. Il bello della
vita è che possono accadere cose simili, e cioè, mentre la morte ci miniaccia,
io la incontro e mi sento più intensamente vivo di quanto la mia vita è al
sicuro
. Ma è una
felicità a caro prezzo
. Non mi sembra
. A me si. È
forse necessario che gli uomini si uccidano tra loro per apprezzare la vita?
. Ma questo lato è brutto, non c’entra nulla con quello che voglio dire io. Il fascino della vita si sente o non si sente. Io non sono mai stato capace di attendere l’avvenire
“La conosco, io
conosco quella faccia, per dieci anni mi ha guardato dallo specchio, e sempre
diversi. Devo essere io, ma aspetto ancora che avvenga il miracolo, che una
volta, e solamente una volta, sia un’altra la faccia che mi guarda allo
specchio, una faccia che conoscevo un tempo, ma quella faccia deve essere
morta”
“Continua,
raccontaci anche tutto il resto. Non importa se è una storia vera o no”
“Vera o no,
ormai non lo so neanche io. È stato molto tempo fa, che l’ho quasi dimenticato.
Si può dire che la mia vita incominciò quando avevo diciotto anni. Allora ero
bellissima. Un giorno arrivai a Napoli, al palazzo di Sua Eccellenza
l’ambasciatore inglese. Dimenticai Londra e i ricordi tristi. Ero giovane guarii
rapidamente. Imparai le lingue straniere, il canto e la musica, e un giorno
ottenni più di quanto avessi osato sognare. Divenni sua moglie, Lady Emma
Hamilton”
Nelle tavolate si vedono diversi piatti cucinati in diversi modi, e in questo angolo virtuale trascrivo la ricetta delle lumache gratinate in padella. In cucina ci sono due distinti gruppi, gli amanti delle lumache e chi li detesta. Oggi accontento gli amanti, o meglio gli appassionati delle lumache. La difficoltà maggiore sta nel selezionare le lumache, e soprattutto pulirle una per una, ma oggi salto questo passaggio, come la seconda fase quando si sterilizzano e si cuociono con l’acqua per poi schiumarle, perché, sono sincera, raramente mi cimento in questa delicatissima fase della ricetta. Sì, salto questo passaggio perché in casa non lo faccio io. Io sono quella che li cucina quando sono state scelte, schiumate e sterilizzate, oppure collaboro per cucinarle. Questa volta ero un'assistente....
“Il suono che si sente all’inizio è di pura sperimentazione. Stavo strimpellando su un pianoforte a corda e ho aperto la cassa armonica per pizzicare le corde. In pratica ho preso delle aste metalliche che ho iniziato a lanciarle contro le corde, e quando rimbalzavano facevano un rumore strano. Non avevo le idee chiare ed era interessante così ho chiesto a Colin 'possiamo mandarlo al contrario?' Infatti, stavamo sperimentando rallentando o accelerando il nastro. Lui è stato al gioco e questo è quel suono al contrario. È così che è nato la entry di Rio”
1922. Una piccola casa di produzione riuscì a realizzare una pellicola entrata nella storia del cinema mondiale, diventando nel corso degli anni il punto di riferimento del genere horror. Se contiamo gli anni si può notare che la pellicola è in bianco e nero e appartiene al mondo del cinema muto, pertanto il valore artistico, commerciale e simbolico è inestimabile. Quest’anno si festeggia il centenario dall’uscita del famosissimo film Nosferatu il vampiro del regista Friedrich Wilhelm Murnau, e in quest’anno specialeuesta giornata speciale,questa giornata specialeeemmmm non potevo non trascrivere nel Taccuino alcune Voci che lo circondano.
You were working as a waitress in a cocktail bar
When I met you
I picked you out
I shook you up
And turned you around
Turned you into someone new
Stavo cercando del materiale in internet, e come capita in alcuni casi, ho trovato quello che non stavo cercando. Tra una lettura e l’altra, ho recuperato una toccante lettera di addio della scrittrice Virginia Woolf indirizzata al marito Leonard prima di compiere il suo gesto estremo, prima di dire addio alla vita e al marito. Ho pensato di trascriverla nel Taccuino.
15 aprile 1912. In questo giorno affondò un transatlantico, descritto come l’inaffondabile; invece, un iceberg trasformò questo nomignolo in uno dei momenti più drammatici per i passeggeri e per l’ingegneria navale. La data è ben impressa nella mente delle persone, perché ci fu uno dei più grossi incidenti in mare della storia, diventando un simbolo per un’intera generazione. L’affondamento del Titanic fu un vero disastro con molti morti, si aprirono più fascicoli con due inchieste separate, uno statunitense e l’altro britannico.
Oggi trascrivo una ricetta gustosa e semplice: pasta con gli asparagi selvatici. La preparazione non richiede molto tempo ed esperienza, l’importante è avere tra le mani asparagi selvatici freschi appena raccolti e conditi con olio d’oliva di ottima qualità. L’aspetto negativo di questo piatto consiste nel selezionare gli asparagi, tagliare ed eliminare la parte dura del gambo. Il resto della ricetta è super veloce, il tempo di mettere l’acqua a bollire, cuocere la pasta, e il condimento con l’ingrediente principale sarà pronto. La pasta da scegliere è indifferente, e questa volta ho preferito le pennette.
. Si è laureata
come prima della classe Law Review di Harvard e della Columbia. Non sapevo che
fosse possibile.
. La ringrazio
sig. Green. Ho lavorato duramente.
. Beh, lei vorrà
uno studio affermato, casi lucrosi, strategie giuridiche complesse.
. No, credo che
“Bibler and Green” si addica alla perfezione, vi siete occupato del fallimento
della Mercer l’anno scorso.
. Coraggio, da quanti è andata? Ha avuto tutti rifiuti, quanti? Dieci?
Il romanzo è un insieme di storie intrecciate tra di loro, che si abbracciano, si toccano, ogni storia è coperta da continui flashback, con salti temporali tra un episodio e l’altro, e per conoscere fino in fondo ogni singolo episodio è necessario aspettare la rotazione di ciascuna Voce. La storia è sviluppata su più livelli, e lentamente si tessono episodi accaduti in passato con quelle del presente, e svariati personaggi si alternano per sbrogliare la matassa. La storia poggia su un presente in bilico, un passato oscuro e un futuro non tracciabile anticipatamente a noi lettori, perché dalle prime pagine si avverte la presenza di avvenimenti da rivelare, e se il romanzo è ricco di personaggi, non sempre sono presenti contemporaneamente, c’è chi compare e scompare per poi riapparire in altre vesti.
Quando il tempo passa e i lutti si sovrappongono, non sempre le nuove leve possiedono quelle capacità indispensabili per poter gestire un enorme impero, e in alcuni casi sono capaci di sperperare il denaro e di impugnare decisioni insensate, capovolgendo così le sorti di una famiglia prestigiosa. Questo triste scenario accadde a una delle famiglie più potenti della Sicilia, non solo, la macchina del tempo s’invertì, e da eterni padroni tornarono a essere una semplice famiglia, perdendo la corona e la garanzia stampata nel loro nome.
Quando osserviamo i bronzetti nuragici si nota un solo colore, perché sono monocolore e scuri, alcune volte non si distinguono le singole parti, non si riesce a comprendere agevolmente come sono vestiti, quali siano i singoli pezzi che lo compongono. Con l’assenza dei colori i particolari di ogni bronzetto sfuggono alla nostra vista, e se li guardiamo in un museo spesso c’è un vetro che non ci permette di studiarli al meglio, e a distanza di tempo difficilmente si ricordano i particolari. I libri sono un ottimo strumento per studiare ogni minimo elemento, mi hanno permesso di concepire con la fantasia ogni singola parte non in bianco e nero ma con i colori, e pagina dopo pagina ho potuto ispezionare i punti nascosti.
Carissimi amici del Taccuino e amanti del cinema, anche quest’anno ci sarà il Festival del cinema palestinese e arabo organizzato dall’Associazione Amicizia Sardegna Palestina di Cagliari. Come le scorse edizioni è stato sviluppato un programma fittissimo di appuntamenti, vedremmo film e documentari mai trasmessi alla tv o al cinema se non casualmente in rare circostanze, e per questo motivo lo considero un gioiello da non lasciarsi sfuggire.
Fare gli affettati in casa con le nostre mani, oltre ad essere gratificante per il nostro palato, ci consente di ottenere un ottimo prodotto artigianale a prezzi contenuti, inoltre accontentiamo le persone intolleranti al lattosio. E sì, spesso i prodotti industriali contengono lattosio, e gli affettati privi di questo zucchero non sempre si trovano a prezzi abbordabili, mentre i prodotti artigianali hanno anche questa caratteristica. Se riusciamo a farli con le nostre mani aggiungiamo una super caratteristica, perché la qualità che si ottiene è ben superiore alle nostre aspettative, iniziando dal sapore e dall’odore.
Oggi trascrivo la ricetta di un piatto tipico dell’inverno. In una precedente pubblicazione avevo trascritto una ricetta con carne di maiale e patate super calorica non adatta per chi segue un regime alimentare privo di colesterolo, e adesso è arrivato il momento di registrarne un'altra, e in questo caso le fave sostituiscono il famoso tubero. La preparazione prevede un tempo di preparazione lungo perché l’ingrediente principale, la carne di maiale, si deve salare e lasciare riposare per un paio di giorni, mentre le fave si devono lasciare in ammollo per almeno dodici ore.
I’m walking young and
strong
But just a little too
thin
I may be happy but
I haven’t clue to
this life in my mind
Stay with me
"Figlia mia, figlia mia. Tu disonorata sei"
"Più nessuno ti vorrà sposare"
"Meglio che ti fai monaca, cugina mia"
"Vatti a buttare a mare con la pietra al collo"
"E' l'unica cosa per salvare l'onore della famiglia, le sorelle tue se no rimarranno zitelle per tutta la vita"
Il nuovo appuntamento con la saga del capitano Ross Poldark s’intitola “Una lama nel cuore”. L’undicesimo volume della saga di Poldark inizia nel 1815, quando in Europa soffia il vento chiamato pace, ma tutti sanno che non durerà a lungo. Il nemico numero uno del continente europeo è stato confinato nell’isola d’Elba, e i governi, tra i quali chi detiene le chiavi del potere politico ed economico, conoscendo la qualità dei mezzi di cui dispone Napoleone, avvertono che non potrà dimorare nella nuova casa isolato per sempre. Per perlustrare il territorio francese e per verificare il vento che tira nei salotti buoni del nemico, il governo inglese è alla ricerca del fiuto e dell’intelligenza di un uomo capace di poter raccogliere in gran segreto una serie d’informazioni utili alla causa inglese; per questo delicato compito individua il capitano Ross Poldark.
Oggi nel Taccuino trascrivo una ricetta semplice, con un particolare da non sottovalutare: non tutti la amano, o peggio al solo pensiero di leggere gli ingredienti alcune persone storcono il naso per il disgusto, perché la base principale è costituita dagli organi interni del maiale. Però, se questo tipo di ricetta non ha molti ammiratori, non significa che non si possa parlare di questo piatto. Le parti interne del maiale si possono cucinare in vari modi, e ogni ricetta familiare ha le sue antiche radici, l’unico intoppo è riuscire a pulire bene gli ingredienti e tagliarli in pezzi non troppo piccoli. Normalmente le Voci si riferiscono alla coratella dell’agnello con l’aggiunta delle cipolle e delle olive, e si ottiene anche un buon risultato con il maiale con un particolare in più, in questa ricetta non ci sono né le cipolle e né le olive.
Fulgida stella, come tu lo sei
Fermo foss’io, però non in solingo
Splendore alto sospeso nella notte
Con rimosse le palpebre in eterno
A sorvegliare come paziente
Ed insonne Romito di natura
Le mobili acque in loro puro ufficio
La dolcezza del gusto dei piselli si sposa molto bene con l’agnello; pertanto nel Taccuino non poteva mancare un altro appetitoso piatto gastronomico. Le Voci di sempre parlano di questa ricetta come un classico della cucina sarda, e in ogni casa, con variazioni familiari, territoriali o in base al palato, non manca mai nelle occasioni più speciali. La tradizione vuole rigorosamente carne genuina a km zero; e così sarà. La preparazione è semplice. Questa è una delle tante ricette dell’agnello in umido con i piselli impressa in svariati ricettari.
Oggi parlo di uno dei libri più interessanti che io abbia mai letto, perché apre la mente, mette in discussione le nostre certezze e il nostro stile di vita sempre più “manipolato” da un sistema industriale ormai massicciamente presente nel quotidiano. Ogni paragrafo, sviluppa concetti basilari per comprendere meglio come nutrire il nostro corpo in modo consapevole e sano. I termini longevità e salute sono sempre ben sviluppati in ogni occasione, ma qui si oltrepassa un semplice concetto, si dimostra come il cibo nutre il nostro corpo allungando o accorciando la vita, e come vivere sani per poter raggiungere e allungare la vecchiaia in salute.
Ogni epoca storica affronta drammi, lutti, tragedie, e ognuno è legato dallo stesso filo: capire nel più breve tempo possibile che cosa sta accadendo, arrancare ogni esperienza, aggrapparsi a ciò che si dispone, fuggire, salvarsi, tamponare le incompetenze. Ciò che lega i momenti drammatici di tipo sanitario è la non conoscenza, oltre alla paura, e leggendo ciò che accadde in passato, fanno venire i brividi per come non è mutata la reazione del genere umano difronte a ciò che appare e che non si conosce.
Non è un libro di fantascienza, non è un romanzo concepito per incollare i lettori alle pagine in modo passivo, e non è una guida per turisti. È un libro sulla realtà, dove gli estremi sono inesplorati. Esattamente si riferisce come si vive in un territorio sconosciuto, dove non ci sono animali, persone, virus e batteri, dove non ci sono i colori ad eccezione del bianco, dove il Sole scompare per parecchie settimane, dove si mangiano alimenti scaduti perché non esistono i negozi e nessuno può rifornirti di cibi freschi, dove i profumi sono irriconoscibili, dove la temperatura esterna è di meno 80 gradi sotto lo zero e quella percepita ha un altro numeretto al di sotto di tale temperatura, e quando corre il vento la temperatura corporea percepisce un altro numeretto estremo, in più c’è carenza di ossigeno, l’aria è secca e le ferite si rimarginano anche dopo parecchi mesi.
“Il buon cittadino è quello che non può
tollerare nella sua patria
un potere che pretende d’essere superiore
alle leggi”
(Citazione di Cicerone)