La scelta di un buon libro è circondata da insidie. Ci sono libri che non ti permettono di mollarli, o di dormire sogni tranquilli, perché hanno un’ottima trama e una scrittura lodevole, e poi ci sono quei libri che acciuffi pensando di avere tra le mani un buon testo per poi, dopo aver letto alcuni capitoli, far sorgere la spontanea frase “mi aspettavo di più” oppure ”che peccato!”. Nel secondo gruppo, qua e là, si trovano recensioni positive per poi constatare con i propri occhi che in alcune parti pecca di superficialità, o si descrivono in modo minuzioso determinati particolari storici rendendo la lettura fastidiosa o lenta. In alcune parti s’intuiscono i ragionamenti di chi scrive, si averte una sorta di presunzione nella quale s’ipotizza il futuro lettore con competenze di natura storiche approfondite, autorizzando così il taglio di parti essenziali per la comprensione del discorso. In altre parti si avvertono delle supposizioni in fase di scrittura, nella quale s’ipotizza che il futuro lettore non sia al corrente di ciò che si sta narrando, autorizzando così lo scrittore a elencare una serie di notizie appesantendo la stesura con lunghi e particolari resoconti.
Il taccuino delle voci
mercoledì 16 luglio 2025
domenica 6 luglio 2025
Tre
Il romanzo s’intitola con un numero, e si riferisce a un rapporto forte di amicizia tra tre persone che si conoscono dalle elementari e crescono insieme inseparabilmente per poi separarsi e ricongiungersi. Le loro storie si suddividono in due spazi temporali, tra gli anni della spensieratezza e della maturità. Se il titolo si riferisce a tre personaggi principali, alla base centrale si affianca una quarta Voce, diventando, nel trascorrere delle pagine, un tutt’uno con un terzo personaggio principale e per capire appieno il significato di questa presenza, dobbiamo attendere parecchi capitoli. Oltre ai tre personaggi principali, si unisce una figura che vive in simmetria con loro per aver condiviso in prima battuta gli anni della spensieratezza, per poi vedere la sua scomparsa e la sua apparizione.
venerdì 4 luglio 2025
A Voce alta
“La Corte dichiara le imputate Rita Beckhart, Caroline Steinhofft, Regina Kroit, Angela Zeva e Andrea Lumen di concorso e favoreggiamento di omicidio di trecento persone. La Corte dichiara colpevole l’imputa Hanna Schmitz di omicidio di trecento persone. La Corte condanna Rita Beckhart, Caroline Steinhofft, Regina Kroit, Angela Zeva e Andrea Lumen a scontare ciascuna la pena complessiva di quattro anni e tre mesi di reclusione. Per Hanna Schmitz, in virtù del suo particolare ruolo, e per la sua stessa ammissione, la sentenza è di diversa entità. La Corte condanna l’imputata Schmitz al carcere a vita”
mercoledì 18 giugno 2025
Il primo giorno. La prima stella della notte
Da più di un anno mi avvalgo di un servizio utilissimo per gli amanti della lettura, molto pratico, semplice e carico di sorprese; è lo scambio di libri usati. Questo servizio è alla portata di tutti, apro la portina della scatola di legno appesa a un muro, non si sa che cosa contenga, c’è solo una certezza: è piena di libri di ogni genere da scambiare in anonimato. Si controlla se c’è un libro che ci possa piacere, se non si conosce l’autore si prende in base all’intuito, se non piacciono si aspetta la giornata fortunata. Nel giorno fortunato, si prende il libro che ci ispira, e contemporaneamente mettiamo nella scatola un nostro libro che non ci sta più nella nostra libreria, oppure che non abbiamo gradito dandole una seconda possibilità. Lasciare un nostro libro nella cassetta e prendere quello che ha messo un altro lettore, il tutto in totale anonimato, lo ritengo un gesto d’amore per la lettura, perché diamo la possibilità ad altri lettori di scoprirlo, o di acciuffare quello che non si riusciva a trovare perché fuori catalogo.
Passeggiando per le vie di Bosa
È uno dei borghi più interessanti dell’isola, famoso per aver tramandato di madre in figlia un’arte antica, quella del filet su rete a modano, considerata da tutti un simbolo da preservare. La città di Bosa è nota per le concerie, per il castello, per la presenza del fiume navigabile e per il mare. Gli amanti della cucina parleranno della Malvasia o delle olive Bosana. Le persone che amano il mare, indicheranno Bosa Marina, una delle spiagge più attraenti della Sardegna. Passeggiando tra le vie di Bosa si possono ammirare le case dipinte con svariati colori, e ogni viaggiatore può osservare il connubio tra architetture moderne e tradizionali.
lunedì 5 maggio 2025
L’altra riva del Bosforo
Un romanzo storico di notevole spessore, intenso di amore e di drammaticità, ambientato nell’ex Impero Ottomano, nella quale si tracciano le fasi della nascente Neo Repubblica turca. Gli anni presi in considerazione vanno dal 1918 al 1923, dalla sconfitta della guerra da parte degli Ottomani, alla firma dell’armistizio, per poi procedere con l’invasione dei vincitori inglesi, francesi, italiani e greci. La storia della nascente Turchia prende forma amalgamando parallelamente fatti storici documentabili e avvenimenti inventati dalla penna della scrittrice, e con l’aiuto di personaggi immaginari si scoprono personalità entrati di diritto nelle enciclopedie fissandoli indelebilmente in documenti ufficiali.
La vita danza solo per un istante
La storia è ambientata negli anni Trenta e Quaranta in differenti luoghi accumunati dallo stesso dramma, sono martoriati dalla guerra, le Voci iniziano in Etiopia e proseguono in Spagna, Germania e Italia. In queste terre, lavora la corrispondente di guerra del New York Herald Tribune, e la sua missione consiste nel documentare ciò che vede e sente. Nella primavera del ’36 la giornalista Alice Clifford si reca in Abissinia per documentare l’orrore della guerra, e in questa terra vede di prima mano ciò che l’aprite è riuscita a distruggere, e come si riduce all’estremo la popolazione civile. La corrispondente di guerra è molto dotata, sveglia, non ha paura di scrivere ciò che vede, e la sua intelligenza e professionalità la portano a contatto sia con i civili che con i salotti che contano. In Abissinia deve lavorare con prudenza, deve riportare con ogni mezzo come gli italiani stanno gestendo la guerra, come utilizzano le bombe all’iprite e il gas mostarda, come vivono i civili e illustri personaggi. La sua missione la porta ad avere contatti con le vittime, in ogni istante deve calibrare la paura, non deve farsi sfuggire le notizie di prima mano, per cui ogni informazione la assorbe e la diffonde.
Rachel
Le Voci di oggi si riferiscono a un adattamento cinematografico tratto dal thriller Mia cugina Rachele di Daphne Du Maurier. Non è la prima volta che il cinema prende in mano il capolavoro della scrittrice inglese per imprimerlo nel grande schermo, e ogni regista e sceneggiatore ha inserito le Voci liberamente, trasformando o riportando le scene seguendo o violando la penna della scrittrice. Nel Taccuino avevo riportato le Voci del romanzo della scrittrice e del film degli anni cinquanta del regista Henry Koster, con gli attori Olivia de Havilland e Richard Burton, mentre oggi imprimo il lavoro di Roger Michell del 2017.
martedì 22 aprile 2025
Tutta la vita che resta
Il lavoro di Roberta Recchia divide il tempo in due parti, si parte dalla fine degli anni cinquanta fino agli anni ottanta, e questo lungo periodo si classifica come “Il primo e il dopo”. “Il primo” è determinato da una vita normale, e “Il dopo” è caratterizzato da un lutto che stravolge l’animo e il corpo di ciascun personaggio. Ogni Voce raccontata ci riguarda da vicino, ognuno di noi, lettori sfuggenti o attenti, ci immedesimiamo mentre ascoltiamo i dialoghi e adocchiamo i personaggi quando affrontano fatti tragici. È una lettura carica di drammaticità, e ogni passo coinvolge per aver preso in considerazione fatti concreti non lontani dalla realtà di tutti i giorni, tanto da non riuscire a sganciare le pagine per proseguire il nostro quotidiano. E mentre noi lettori sbrighiamo le nostre faccende, i pensieri sono sempre concentrati su quel libro posato sul comodino o su un tavolo, anche se interrompiamo la lettura per breve tempo.
Frittura fuori tempo massimo
La scelta delle ricette è influenzata dal calendario, per ogni periodo è previsto uno specifico piatto, e oltrepassarlo significa rinviare l’assaggio, e per gustarlo si deve aspettare un anno intero. Questa volta ho deciso di infrangere la regola, anche se la festa più divertente dell’anno ha chiuso i battenti da un bel paio di settimane; in questi giorni ho ugualmente preparato una frittura tipica del Carnevale. Il nome di questa sfiziosa frittura cambia nome in base alla zona geografica, c’è chi la chiama Catzas o Ghatas, qualcuno aggiunge il miele e altri no, in alcuni ricettari si trova il lievito di birra e in altri il lievito madre, e tra queste varianti c’è la regola generale che appacifica tutti: si deve usare rigorosamente la semola. Tutte le volte che mi cimento in questi tipi di frittura, ho constatato che è sempre il primo giorno, perché si preparano una volta all’anno e la memoria vacilla, e in questo caso si deve acquisire una certa manualità prima di gettarli nell’olio bollente.