“La volta che Lila e io
decidemmo di salire per le scale buie che portavano, gradino dietro gradino,
rampa dietro rampa, fino alla porta dell’appartamento di don Achille, cominciò
la nostra amicizia. Mi ricordo la luce violacea del cortile, gli odori di una
serata tiepida di primavera. Le mamme stavano preparando la cena, era ora di
rientrare, ma noi ci attardavamo sottoponendoci per sfida, senza mai rivolgerci
la parola, a prove di coraggio. Da qualche tempo, dentro e fuori la scuola, non
facevamo che quello. Lila infilava la mano e tutto il braccio nella bocca nera
di un tombino, e io lo facevo subito dopo a mia volta, col batticuore, sperando
che gli scarafaggi non mi corressero su
per la pelle e i topi non mi mordessero. Lila s’arrampicava fino alla finestra
a pianterreno della signora Spagnuolo, s’appendeva alla sbarra di ferro dove
passava il filo per stendere i panni, si dondolava, quindi si lasciava andare
giù sul marciapiede, e io lo facevo subito dopo a mia volta, pur temendo di
cadere e farmi male. Lila s’infilava
sotto pelle la rugginosa spilla francese che aveva trovato per strada non so
quando ma che conservava in tasca come regalo di una fata, e io osservavo la
punta di metallo che le scavava un tunnel biancastro nel palmo, e poi, quando
lei l’estraeva e me la tendeva, facevo
lo stesso”
“L’amica geniale” è un romanzo e il primo volume di una saga ben nutrita di Elena Ferrante, e la storia è ambientata negli anni Cinquanta in un piccolo quartiere popolare molto
affollato per la maggior parte da persone semplici senza un’istruzione
adeguata. Il quartiere, ben descritto nel romanzo, è gremito di uomini e donne
che lavorano e vivono secondo i principi sociali fissati in quel periodo.
In
ogni singola pagina del romanzo conosciamo le persone del luogo, ad esempio
alcuni poveri “di spirito”, i disgraziati e gli umili, il fascista, il
monarchico e il comunista, inoltre ci sono il poeta, l’intellettuale, gli
analfabeti e chi ha problemi di salute. Sentendo le Voci dei protagonisti
principali e no, conosciamo i potenti che fruttano i loro guadagni con lo
strozzinaggio e i traffici illegali; e non mancano le persone che non si piegano
alle leggi del potente; ci sono gli operai che si ammazzano di lavoro
guadagnando pochi spiccioli e faticando per arrivare alla fine del mese. I
rumori delle vie sono percepibili nel romanzo così come la vita di ciascun
abitante, e le Voci sono sprigionate dagli utensili di lavoro che provengono
dalla bottega del falegname, o del calzolaio, o dal negozietto/ambulante del
fruttivendolo. Gli schiamazzi dei bambini che giocano in strada, assieme al via
vai e al chiacchiericcio delle persone adulte, contraddistinguono gli angoli
del quartiere. Da più parti s’individua lo squallore di alcune case fatiscenti
o non attrezzate se non per vivere con lo stretto necessario, in cui non è
facile nascondere il sudiciume di alcuni angoli o gli odori dei pianerottoli
che mettono in comunicazione senza privacy i condomini, per non parlare della
polvere e della sporcizia; e allo stesso tempo si respirano i profumi che
provengono dalla piccola pasticceria e dalle cucine delle case.
Tutto ciò che accade nel piccolo quartiere non sfugge agli occhi
e alle orecchie delle protagoniste, Lila e Lenù, due donne bambine che vivono la loro vita coltivando un sentimento di straordinaria
bellezza: l’amicizia.
Le Voci del romanzo sono articolate in prima persona da Elena, detta
Lenù o Lenuccia, e tramite lei conosciamo un intero quartiere. Il periodo preso
in considerazione spazia dal periodo dell’infanzia fino all’adolescenza, o
meglio dal primo incontro alle elementari fino al matrimonio di Lila per
riprendere la storia negli altri volumi della saga.
Lenù, in prima persona, ci
presenta una molteplicità di personaggi, conosciamo il carattere e i segreti di
ognuno di loro, iniziando dalla sua amica del cuore Raffaella, che solo lei chiama
Lila mentre tutti gli altri Lina. Il romanzo è un tutt’uno con le storie
personali dei protagonisti sagomati dagli usi tradizionali, i costumi del
luogo, i pettegolezzi e le sfide. Entrambe le amiche sono in simbiosi, e Lenù
compie tutte le azioni imitando l’amica, e pagina dopo pagina si scopre il
motivo.
Visto l’alto gradimento del romanzo, e visto il successo a
livello mondiale, credo che sia opportuno non aggiungere nulla alla storia, e
lasciare ogni lettore che passa da qui di scoprire ogni pagina senza conoscere
in anteprima gli avvenimenti del libro “l’amica geniale”. Posso solo accennare
che la mia aspettativa era altissima, e inizialmente non riuscivo a leggerlo
per la presenza di un’infinità di personaggi e per gli argomenti trattati visti
dal punto di vista di due bambine; tutti argomenti ben distanti dal mio
quotidiano. Solo mollandolo per un paio di giorni per poi riprenderlo ho capito
il senso del romanzo, e le mie riflessioni mi hanno portata ad avere
dinanzi ai miei occhi la storia senza sganciarla dal diritto di famiglia di
quel periodo mescolandolo con le tradizioni, usi e consumi.
L’amica geniale è più di un romanzo, perché la lettura ci proietta
un periodo non lontano e ben preciso in cui la consuetudine e le norme dello
Stato, ben accettate e applicate dalla società, stabilivano un modello di
famiglia definibile non costituzionalmente corretto e ben lontano dalla parità
di genere, capace altresì di influenzare le più elementari libertà e i rapporti
tra le persone, come le amicizie. Il diritto di famiglia, prima
dell’abrogazione di alcune parti incostituzionali, assegnava le chiavi del
potere in mano al marito/padre, e quindi all’uomo di casa, per cui nella
società descritta, le norme dello Stato attribuivano un ruolo ben preciso e un
potere assoluto al marito, ad esempio poteva picchiare la moglie per educarla e
per correggere il carattere. E nessuno si lamentava o si scandalizzava se il
marito maltrattava la moglie o le figlie, perché era ben previsto dalla società
e dalle leggi.
Il romanzo sviluppa consuetudini ben sviluppate in cui nessuno
poteva scavalcare l’uomo di casa, compresi i figli maschi; e nessuno poteva superare
il loro potere assoluto in nessun campo, da quello lavorativo, a quello culturale
e intellettuale; allo stesso tempo tale comportamento era ripetuto dalle donne,
che non accettano di buon grado alcune scelte delle figlie perché donne, e perché
non superiori agli uomini e alle mamme/donne. Ciò che balza all’occhio non è
l’ignoranza intesa come non conoscenza o arretratezza, ma la prepotenza e il
fatto di non vedere di buon occhio le figlie e i figli come portatori della
bandiera del sapere, perché diventando superiori con lo studio e la libertà
intellettuale potrebbero pregiudicare il potere del padrone-uomo assegnato
dalla consuetudine e dalle norme dello Stato.
L’amica geniale è un libro da consigliare a tutte le fasce d’età.
L’amica geniale è un libro da consigliare a tutte le fasce d’età.
Se non l’avete ancora sfogliato e avete intenzione di leggerlo,
auguro a tutti buona lettura.
Scheda del libro:
Titolo: l’amica geniale
Scrittrice: Elena Ferrante
Genere: romanzo
Editore: E/O
Prezzo di copertina: € 18,00
Anno: 2011
Pagine: 331
Editore: E/O
Prezzo di copertina: € 18,00
Anno: 2011
Pagine: 331
Le prime righe del post si riferiscono alle Voci tratte dal
libro, e le trovi a pagina 23 del I capitolo.
Un libro da leggere. Ciao Innassia. Buona serata.
RispondiEliminasinforosa
Inseriscilo tranquillamente nella lista dei libri da leggere. Buona lettura
EliminaHo letto tutti i Romanzi della Ferrante.
RispondiEliminaElena Ferrante è considerata una delle più importanti scrittrici italiane contemporanee, forse la migliore.
...e anche una delle più influenti.
EliminaBuona giornata.