domenica 19 gennaio 2020

L’amica geniale

La volta che Lila e io decidemmo di salire per le scale buie che portavano, gradino dietro gradino, rampa dietro rampa, fino alla porta dell’appartamento di don Achille, cominciò la nostra amicizia. Mi ricordo la luce violacea del cortile, gli odori di una serata tiepida di primavera. Le mamme stavano preparando la cena, era ora di rientrare, ma noi ci attardavamo sottoponendoci per sfida, senza mai rivolgerci la parola, a prove di coraggio. Da qualche tempo, dentro e fuori la scuola, non facevamo che quello. Lila infilava la mano e tutto il braccio nella bocca nera di un tombino, e io lo facevo subito dopo a mia volta, col batticuore, sperando che gli scarafaggi non  mi corressero su per la pelle e i topi non mi mordessero. Lila s’arrampicava fino alla finestra a pianterreno della signora Spagnuolo, s’appendeva alla sbarra di ferro dove passava il filo per stendere i panni, si dondolava, quindi si lasciava andare giù sul marciapiede, e io lo facevo subito dopo a mia volta, pur temendo di cadere e farmi  male. Lila s’infilava sotto pelle la rugginosa spilla francese che aveva trovato per strada non so quando ma che conservava in tasca come regalo di una fata, e io osservavo la punta di metallo che le scavava un tunnel biancastro nel palmo, e poi, quando lei l’estraeva e me la tendeva, facevo  lo stesso 

 
“L’amica geniale” è un romanzo e il primo volume di una saga ben nutrita di Elena Ferrante, e la storia è ambientata negli anni Cinquanta in un piccolo quartiere popolare molto affollato per la maggior parte da persone semplici senza un’istruzione adeguata. Il quartiere, ben descritto nel romanzo, è gremito di uomini e donne che lavorano e vivono secondo i principi sociali fissati in quel periodo.
In ogni singola pagina del romanzo conosciamo le persone del luogo, ad esempio alcuni poveri “di spirito”, i disgraziati e gli umili, il fascista, il monarchico e il comunista, inoltre ci sono il poeta, l’intellettuale, gli analfabeti e chi ha problemi di salute. Sentendo le Voci dei protagonisti principali e no, conosciamo i potenti che fruttano i loro guadagni con lo strozzinaggio e i traffici illegali; e non mancano le persone che non si piegano alle leggi del potente; ci sono gli operai che si ammazzano di lavoro guadagnando pochi spiccioli e faticando per arrivare alla fine del mese. I rumori delle vie sono percepibili nel romanzo così come la vita di ciascun abitante, e le Voci sono sprigionate dagli utensili di lavoro che provengono dalla bottega del falegname, o del calzolaio, o dal negozietto/ambulante del fruttivendolo. Gli schiamazzi dei bambini che giocano in strada, assieme al via vai e al chiacchiericcio delle persone adulte, contraddistinguono gli angoli del quartiere. Da più parti s’individua lo squallore di alcune case fatiscenti o non attrezzate se non per vivere con lo stretto necessario, in cui non è facile nascondere il sudiciume di alcuni angoli o gli odori dei pianerottoli che mettono in comunicazione senza privacy i condomini, per non parlare della polvere e della sporcizia; e allo stesso tempo si respirano i profumi che provengono dalla piccola pasticceria e dalle cucine delle case.
Tutto ciò che accade nel piccolo quartiere non sfugge agli occhi e alle orecchie delle protagoniste, Lila e Lenù, due donne bambine che vivono la loro vita coltivando un sentimento di straordinaria bellezza: l’amicizia.
Le Voci del romanzo sono articolate in prima persona da Elena, detta Lenù o Lenuccia, e tramite lei conosciamo un intero quartiere. Il periodo preso in considerazione spazia dal periodo dell’infanzia fino all’adolescenza, o meglio dal primo incontro alle elementari fino al matrimonio di Lila per riprendere la storia negli altri volumi della saga.
Lenù, in prima persona, ci presenta una molteplicità di personaggi, conosciamo il carattere e i segreti di ognuno di loro, iniziando dalla sua amica del cuore Raffaella, che solo lei chiama Lila mentre tutti gli altri Lina. Il romanzo è un tutt’uno con le storie personali dei protagonisti sagomati dagli usi tradizionali, i costumi del luogo, i pettegolezzi e le sfide. Entrambe le amiche sono in simbiosi, e Lenù compie tutte le azioni imitando l’amica, e pagina dopo pagina si scopre il motivo.
Visto l’alto gradimento del romanzo, e visto il successo a livello mondiale, credo che sia opportuno non aggiungere nulla alla storia, e lasciare ogni lettore che passa da qui di scoprire ogni pagina senza conoscere in anteprima gli avvenimenti del libro “l’amica geniale”. Posso solo accennare che la mia aspettativa era altissima, e inizialmente non riuscivo a leggerlo per la presenza di un’infinità di personaggi e per gli argomenti trattati visti dal punto di vista di due bambine; tutti argomenti ben distanti dal mio quotidiano. Solo mollandolo per un paio di giorni per poi riprenderlo ho capito il senso del romanzo, e le mie riflessioni mi hanno portata ad avere dinanzi ai miei occhi la storia senza sganciarla dal diritto di famiglia di quel periodo mescolandolo con le tradizioni, usi e consumi.
L’amica geniale è più di un romanzo, perché la lettura ci proietta un periodo non lontano e ben preciso in cui la consuetudine e le norme dello Stato, ben accettate e applicate dalla società, stabilivano un modello di famiglia definibile non costituzionalmente corretto e ben lontano dalla parità di genere, capace altresì di influenzare le più elementari libertà e i rapporti tra le persone, come le amicizie. Il diritto di famiglia, prima dell’abrogazione di alcune parti incostituzionali, assegnava le chiavi del potere in mano al marito/padre, e quindi all’uomo di casa, per cui nella società descritta, le norme dello Stato attribuivano un ruolo ben preciso e un potere assoluto al marito, ad esempio poteva picchiare la moglie per educarla e per correggere il carattere. E nessuno si lamentava o si scandalizzava se il marito maltrattava la moglie o le figlie, perché era ben previsto dalla società e dalle leggi.
Il romanzo sviluppa consuetudini ben sviluppate in cui nessuno poteva scavalcare l’uomo di casa, compresi i figli maschi; e nessuno poteva superare il loro potere assoluto in nessun campo, da quello lavorativo, a quello culturale e intellettuale; allo stesso tempo tale comportamento era ripetuto dalle donne, che non accettano di buon grado alcune scelte delle figlie perché donne, e perché non superiori agli uomini e alle mamme/donne. Ciò che balza all’occhio non è l’ignoranza intesa come non conoscenza o arretratezza, ma la prepotenza e il fatto di non vedere di buon occhio le figlie e i figli come portatori della bandiera del sapere, perché diventando superiori con lo studio e la libertà intellettuale potrebbero pregiudicare il potere del padrone-uomo assegnato dalla consuetudine e dalle norme dello Stato.  
L’amica geniale è un libro da consigliare a tutte le fasce d’età.
Se non l’avete ancora sfogliato e avete intenzione di leggerlo, auguro a tutti buona lettura.

 
 
 
 
Scheda del libro:
Titolo: l’amica geniale
Scrittrice: Elena Ferrante
Genere: romanzo
Editore: E/O
Prezzo di copertina: € 18,00
Anno: 2011
Pagine: 331
 
Le prime righe del post si riferiscono alle Voci tratte dal libro, e le trovi a pagina 23 del I capitolo.
 


4 commenti:

  1. Un libro da leggere. Ciao Innassia. Buona serata.
    sinforosa

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    1. Inseriscilo tranquillamente nella lista dei libri da leggere. Buona lettura

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  2. Ho letto tutti i Romanzi della Ferrante.
    Elena Ferrante è considerata una delle più importanti scrittrici italiane contemporanee, forse la migliore.

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    1. ...e anche una delle più influenti.
      Buona giornata.

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