“Mia madre non mi spiegò molto. Mi disse che sarei dovuta andare a servizio. Non era ciò che lei o il mio defunto padre avevano sperato per me, ma così doveva essere. Avrei potuto cavarmela bene, se solo avessi imparato in fretta, o meglio, se avessi imparato a compiacere. Sempre, non solo quando ti conviene, perché sei una fanciulla capricciosa, disposta ad ascoltare tutti tranne la tua carne e il tuo sangue. Avrei forse dovuto immaginare quale affare aveva concluso in mio nome? Forse, ma ero ancora una bambina, anche se avevo già compiuto tredici anni. Non sapevo indovinare il pericolo nel silenzio delle parole. Non conoscevo la sequenza di passi nella danza del sacrificio e del tradimento”
Le lancette del tempo tornano
indietro, e si fermano nella Francia di Luigi XV. L’ambiente principale preso
in considerazione non riguarda la Rivoluzione francese in senso stretto, e non
si riportano i discorsi politici del Re e dei cortigiani di palazzo. No. Il
romanzo non ha nulla a che vedere con i classici problemi politici. Si tratta
di un romanzo storico ambientato a Parc-aux-cerfs, una residenza lussuosa
attaccata a Versailles. Questo luogo misterioso non è la residenza d’illustri personaggi
tediosi e annoiati, non è una villa per rilassarsi, ma è la sede principale
delle “élèves”, che sono delle giovanissime ragazze, tutte bellissime,
immacolate e candide dentro e fuori e privi di mezzi, scelte da madame
Pompadour per creare un harem reale a disposizione del Re.
“La scuola degli specchi”
analizza un ambiente nel quale delle fanciulle sono state vendute dai familiari
per una manciata di denaro al solo scopo di trasformarle in prostitute. Queste
ragazze sono state strappate dalle loro famiglie con l’inganno per manipolarle
e per ottenere delle donne addomesticate pronte a soddisfare i capricci sessuali
del Re. Le famiglie d’origine non sanno che stanno vendendo le loro figlie per
questo scopo, perché, con un marchingegno ben collaudato da menti finissime, sono
state raggirate, perciò sono convinte di affidarle nelle mani giuste e pensano
di cederle per diventare le domestiche del cugino della Regina.
Parc-aux-cerfs è un lussuoso
bordello gestito da personalità vicine al Re di Francia, nel quale si ottengono
delle ragazze finemente ammaestrate come un animale domestico in base ai gusti
del regnante francese. Nel caso in cui non si riesca a ottenere “quel prodotto”,
le ragazze si allontanano dalla villa senza pietà, riportandole dai loro
genitori senza prendere in considerazione lo stato psicologico di ciascuno di
esse.
Ciascuna ragazza non conosce
realmente a cosa vanno in contro, perché, come i genitori, presumono che il
duro allenamento sia previsto per trasformarle in domestiche da introdurre
nella dimora del cugino della Regina, invece, quando ormai è troppo tardi,
quando è stato tutto programmato, si rendono conto che sono diventate delle
prostitute.
I frutti di queste relazioni
forzate modificano ulteriormente la vita di queste ragazze, perché definite non
più “fanciulle pure” ma madri e non degne dell’harem. Con la maternità si
separano i figli dalle madri seguendo un protocollo attuabile in modo
automatico. Le madri, ormai appassite, seguono un percorso ben collaudato
affidandole alle braccia di uomini sconosciuti o semplicemente allontanate
sbrigativamente in modo drastico, mentre i figli illegittimi sono affidati a
delle balie dietro un generoso compenso a patto di impartire un’educazione superiore
alla media.
“La scuola degli specchi” di Eva Stachniak
è un romanzo storico elaborato dividendo la
storia in due parti: nella prima parte si descrive l’ambiente di
Parc-aux-cerfs incentrando l’attenzione sulla figura di Véronique, la fanciulla
diventata la prostituta del Re, mentre la seconda parte è dedicata alla storia
di sua figlia Marie-Louise affidata alle cure e all’educazione di diverse
balie, e nel mezzo, tra le due parti, c’è il silenzio, un vuoto di un paio di
anni nel quale non si conoscono fasi essenziali per capire la sorte di entrambe
in questo lasso di tempo.
La scelta dell’autrice di
impostare il romanzo separando la storia delle due protagoniste, da
l’impressione di leggere due distinti libri, per poi ricongiungerli in poche
righe quando stanno terminando le pagine.
La stesura non è lineare, ci sono
dei vuoti da colmare con la fantasia del lettore, inoltre le prime cento pagine
sono lente e a tratti tediose, e quando la storia di Véronique prende forma
accelerando il racconto, con un duro colpo di penna si depenna questo
personaggio, sostituendolo con un altro riscostruendo le ambientazioni in modo
indipendente slegandolo totalmente dalla prima parte.
Quando finalmente il cervello ha
smesso di cercare Véronique, dopo duecento pagine s’incappa in un altro
sbandamento, perché con un altro colpo di penna si ripresenta con un aspetto
fisico e mentale totalmente differente, e la scrittrice mostra pochissimi
indizi per ricostruire il pezzo mancante, solo il tanto indispensabile per
illuminare la fantasia del lettore; ma non conosceremo mai la sorte che toccò al
primissimo personaggio, e il romanzo termina senza colmare il vuoto.
Questo sistema sbanda la lettura,
e se puntualizzo che nella sinossi non c’è traccia della seconda parte, la
mente perde la concentrazione e s’indirizza verso altri orizzonti per
assimilare il nuovo che si affaccia senza avvisare. Il taglio netto del
personaggio principale di Véronique, e la comparsa di un nuovo soggetto con un
vuoto centrale per lo scambio della staffetta, è la pecca di tutto il romanzo. La
sinossi pubblicata nel libro crea lo sbandamento della lettura, e avrei
preferito che si avvertisse su questa caratteristica.
Questa pecca e la lentezza delle
prime cento pagine sono la causa del difetto del romanzo, di conseguenza non
c’è quella spinta iniziale e quell’ingranaggio indispensabile per accompagnare
la lettura. Togliendo questa caratteristica, anche se grave, considero il
lavoro della scrittrice onesto e particolare, perché, anche se non ho potuto
appurare la veridicità di ciò che si racconta, “La scuola degli specchi” di Eva
Stachniak espone una parte della vita del palazzo del Re di Francia da
nascondere nei libri di storia.
La scrittrice accende gli animi
mostrando la vita di ciascuna fanciulla iniziando dalle loro famiglie, evidenziando
i problemi economici e sociali nella Francia di quel periodo.
Nei vari capitoli, si presentano
molti spunti da approfondire in altre letture, in più si trovano una serie di
circostanze che accendono le coscienze di ciascuno di noi.
Il romanzo è una continua
sollecitazione delle nostre menti per aver preso in considerazione argomenti
reali, ben presenti anche nel nostro mondo contemporaneo; vedasi ad esempio
l’adescamento di donne per prostituirle contro la loro volontà. Mentre si
sfogliano le pagine, non si possono chiudere gli occhi difronte allo sfascio
fisico e mentale di ragazzine inermi, segregate con l’inganno e trasformate in
prostitute del regnante francese. Non si possono chiudere gli occhi e la mente
quando si parla d’infanzia/adolescenza rubata, dell’allontanamento di bimbi
dalle loro madri con la forza, per poi proseguire con i dubbi dei bimbi
illegittimi che mai e poi mai potranno conoscere e abbracciare i genitori.
Nel romanzo si aprono questioni
che riguardano lo stato psicologico dei figli illegittimi perché la madre è
stata allontanata con la forza subito dopo il parto, mentre il nome del padre
non si può e non si deve nominare; sono figli soli nel mondo, il cui unico
compagno è il quesito dei genitori che lo hanno abbandonato.
Nel romanzo, la psicologia di
ciascun personaggio è ben tracciata, si inquadrano tutta una serie di
argomentazioni da non sottovalutare che accendono l’attenzione di ciascun
lettore.
Come si può notare, ci sono
validi motivi per leggere “La scuola degli specchi” di Eva Stachniak, ma, aimè,
si incappa in quel difettuccio che ho riportato in queste poche righe.
Scheda del libro:
Titolo: La scuola degli specchi
Titolo
originale: The school of mirrors
Autrice: Eva Stachniak
Traduzione: Ada Arduini
Genere: romanzo storico
Casa editrice: Beat
Prezzo di copertina: € 20,00
Anno: 2022
Pagine: 431
Ricordo un precedente romanzo
della stessa autrice:
Il respiro della danza, clicca QUI
N.B. le Voci iniziali, scritte in
corsivo, sono tratte dal libro e le trovi a pagina 11.
Ciao Innassia, trama interessante che ci porta in un periodo storico ricco d'intrighi. Sicuramente non sapere cosa sia successo alla protagonista della prima parte del libro è avvilente. Comunque ci sono temi importanti come la povertà, il rapporto genitori figli, le illusioni che nascondono la dura realtà. Un caro saluto, leggerti è sempre un piacere :)
RispondiEliminaNon è semplice leggere le prime cento pagine un po' noiosette, per poi scoprire che non si parlerà più della protagonista presentata nella copertina del libro per buona parte del romanzo, se non frettolosamente quando la letteratura sta giungendo alla fine. Fortunatamente, complessivamente, è scritto bene con argomentazioni ben delineate.
EliminaBuona domenica.
Grazie infinite per questa splendida recensione il libro sembra davvero molto accattivante.
RispondiEliminaTogliendo quel particolare negativo che ho trascritto, il romanzo è ben scritto. Te lo consiglio.
EliminaBuon fine settimana.