- Sembra che qualcuno mi porti un regalo da parte della Regina
Cleopatra. Sembra un mercante di tappeti, ma lui ne dubita, conosce troppo bene
il palazzo. È sbucato in un corridoio da un passaggio segreto che nessuno delle
guardie conosceva.
- Non mi stupirebbe che Potino mandasse un sicario come fosse di
Cleopatra.
- Fai entrare quell’uomo.
- Sei tu che rechi un dono di Cleopatra? Metti giù e vattene.
- La mia regina mi ha ordinato di consegnare il suo dono personalmente a Cesare.
- Sono io Cesare, consegnalo a me.
- Perdonami Agrippa, ma tu non sei Cesare, nemmeno tu Rufio, né
tu Germanico, il dono della mia regina è soltanto per gli occhi di Cesare.
- Quel tappetto mi sembra inoffensivo.
- No! Cesare.
- Vuoi prestarmi la tua spada, Rufio? Se c’è qualcosa da
tagliare…. Strano modo di portare un tappetto! Non sarebbe stato più agevole
caricarlo sulle spalle?
- Sarebbe stato molto meno comodo.
- Per te o per il tappetto?
- Quella spada, Cesare, sai, ha un ordito così delicato.
Permetti a me di slegarlo.
- Rivoltalo prima.
- Ma è già per il suo verso giusto.
- Lo vedo, ma fa quel che ti ho detto, o dovrò rivoltarlo io co
la spada
- No, no.
- Io credo che si giudichi meglio la qualità della merce
esaminando prima il rovescio….
- Inchinatevi a Cleopatra della stirpe dei Horus e Ra diretta
del Sole e della Luna, figlia di Iside e del Basso e dell’Alto Egitto Sovrano.
- Grazie.
- Vieni, porta questo Capitano della guardia. Che le stanze
della Regina siano pronte e a sua disposizione.
- Resta dove sei. Ti ho congedato?
- No. Regina.
- Questo è il mio palazzo, Cesare. Tutto qui è a mia
disposizione quando voglio, non sono tua prigioniera. Diciamo che tu sei mio
ospite.
- Molto gentile.
- Quanto all’approntare le stanze, come hai detto tu, non
temere, i miei servi saranno ormai usciti dai loro nascondigli e dovrebbero
aver finito.
- E’ impossibile, c’era una guardia per ogni porta.
- Ci sono porte e porte.
- Sì, certo. Mi accompagnerai un giorno a vedere le meraviglie
del tuo palazzo?
- Tu che cosa aspetti?
- Il permesso di andare.
- Vai, Appollodoro. Grazie.
- Ebbene, mi compiaccio che tu abbia ricevuto il mio invito e
che tu abbia potuto…
- Invito? Io mi compiaccio di non aver ricevuto niente e mi
stupisco che tu abbia pensato che potessi accettarlo.
- Mi accorgo che il viaggio nel tuo non magico tappetto non ti
ha stancato, ma io ho avuto un giorno duro.
- Cesare, noi ci dobbiamo intendere ad ogni costo. Solo per
mezzo mio puoi sperare di toglierti dalla situazione disperata in cui ti trovi…
io non la mangerei se fossi in te. Le hai portate da Roma. Le hai fatte
assaggiare? Probabilmente è avvelenata.
- Sarebbe un altro modo per uscire dalla situazione disperata in
cui mi trovo.
- Tu mi stai trattando con sufficienza. È perché sei tanto più
anziano di me? Le tue carte sono mediocri, sorpassate rispetto alle mie.
- Vuoi dire che siamo invecchiati insieme.
- I laghi a ponente, mal tracciati. Alcuni promontori non sono
nemmeno segnati.
- Ti faremo parlare con i cartografi e con lo Stato maggiore.
- Abbiamo incominciato male, vero? Finora non ho fatto altro che
accarezzarti contro pelo.
- Non sono affatto sicuro di voler essere accarezzato da te. Mi
è permesso sedermi, o no?
- Cesare, al più presto possibile devi farmi restare sola sul
trono d’Egitto.
- La mia missione è metter fine ai litigi fra te e tuo fratello.
- Tu non sei uno sciocco, oppure si?
- Modesti a parte, credo
di no.
- Tu hai visto mio fratello. Hai ascoltato lui e gli emeriti
sciacalli dai quali è circondato?
- Sì.
- Vogliamo intenderci su quello che Roma vuole e ha sempre
voluto dall’Egitto? Grano, cereali, oro. È una vecchia storia. La grandezza di
Roma costruita con le ricchezze egiziane. E tu le avrai, le avrai tutte e
pacificamente. Però c’è un unico modo, il mio: farmi Regina.
- Ha tutta l’aria di un ricatto.
- Non hai altra scelta.
- Strano discorso per chi fino a poco fa non possedeva che un
tappetto e uno schiavo fedele.
- Ma ora ho te, Cesare. E ci sono i miei eserciti e c’è il fatto
che nessuna mano mortale può
distruggermi.
- Sì, ho sentito della tua mania di considerarti una divinità.
Iside, vero?
- Ti prego di non scherzare su questo argomento. Io sono Iside,
sono adorata da milioni di credenti. sembra che tu confonda la mia divinità con
la cosiddetta origine divina che ogni condottiero romano pretende acquisire
insieme al grado. È la Dea Venere che tu scegliesti come tua antenata, non è
vero?
- Ora ti farò anch’io qualche precisazione. Primo, vedo che in
fondo il viaggio ti ha stancato e vuoi ritirarti.
- Io non sono una tua ancella. Cesare, non congedarmi.
- Secondo, tu non hai esercito, bambina. Si sono ecclissati
perché non li potevi pagare e le ricchezze egiziane non sono affatto a tua
disposizione, né puoi dispensarle. Parleremo ancora fra qualche giorno.
- Potrebbe essere troppo tardi per tutti e due.
- Sarò io responsabile della tua sicurezza.
- E’ chi lo sarà della tua?
- Sono pronto per ogni evenienza, per il momento.
- Lo spero, e spero che tu sia saggio quanto arguto e il Dio che
tutti dicono. Voi generali romani diventate divini così presto. Qualche
vittoria. Qualche massacro. Appena ieri Pompeo era un Dio e lo hanno
assassinato.
- Sì.
- Credevano ti avrebbero fatto piacere, non è stato così, vero?
- No. Oggi mi sono sorpreso a ripensare a quanto lo amava mia
figlia. È morta per dargli un erede. Gli donò lei questo anello.
- Dormi bene stanotte, Cesare. I prossimi giorni saranno difficili per te. Buonanotte.
Le Voci registrate nel Taccuino, appartengono
a un mito mondiale del cinema, entrato nei libri di storia della celluloide. Questa
volta ho sbobinato un lungo discorso per rilevare la potenza della Regina
d’Egitto e il numero uno dell’Impero romano; tutte Voci ben impresse e più
conosciute nel cinema. Esattamente, appartengono al film Cleopatra del 1963 con Elizabeth Taylor, Richard Burton e Rex
Harrison. Ancora oggi è considerato un capolavoro intramontabile, ed è inserito
tra i kolossal mondiali più importanti, tanto da descriverlo come
irraggiungibile e un punto di riferimento.
La stesura, la programmazione e le
riprese sono coperte da una serie di vicissitudini che hanno intralciato il
lavoro e il prodotto finale.
Il ruolo femminile, tanto ambito, non doveva coprirlo in automatico Elizabeth Taylor, perché furono scritturate anche altre attrici, come Audrey Hepburn, Susan Hayward e Joan Collins; tutte ottime professioniste che avrebbero dato un timbro totalmente diverso.
Con la scelta dell’attrice
i problemi non terminarono, e non furono causati solo dal contratto
miliardario, il quale prevedeva una somma di danaro esorbitante per quel
periodo, ma da un problema ben più serio. Elizabeth Taylor si ammalò gravemente
e dovette subire una tracheotomia che le salvò la pelle in extremis, e a causa
del suo stato di salute dovettero spostare le riprese in un altro luogo per
dare la possibilità all’attrice di rimettersi nel più breve tempo possibile, e
anche perché il precedente luogo non era consono a questo fine. Il trasporto
della programmazione da un luogo all’altro, da Londra a Roma, fece impennare i
costi. E i problemi non finirono qui. La parte maschile da ricoprire per il
ruolo di Cesare e di Marco Antonio furono assegnati rispettivamente a Piter
Finch e a Stephen Boyd, e a causa di altri impegni dovettero rinunciare.
I problemi non riguardarono solo
i personaggi principali, ma anche la regia subì vari tentennamenti, con
soggetti che andavano e venivano, chi dette le dimissioni e chi ereditò un
lavoro già iniziato che scricchiolava economicamente per aver già sostenuto
spese a più cifre.
Il risultato finale che vediamo
oggi non era quello in cantiere, perché si prevedeva un film con una durata di
sei ore, e secondo un calcolo del regista, si doveva dividere in due parti:
nella prima parte si sviluppava il tema Cleopatra-Cesare, mentre nella seconda
parte era incentrata sul rapporto tra Marco Antonio e Cleopatra.
Mettendo in cantiere i grossi problemi di produzione, il film sarà ricordato per il risultato finale timbrato come un’opera di ottima fattura, e poi sarà sempre citato per i 65 costumi di Cleopatra tra i quali uno in oro, e ancora, sarà sempre memorizzato nella mente di chi lo ha visto per l’inconfondibile trucco dell’attrice. I truccatori trasformarono gli occhi inconfondibili della Taylor come una vera egiziana, come una vera Cleopatra, e tra un tocco di eyeliner, mascara e ombretto riuscirono a trasformare il viso dell’attrice come un’icona e uno stile inconfondibili. Nell’immaginario collettivo, quando si vuole dare un volto a Cleopatra, si prende in considerazione sempre l’attrice Elizabeth Taylor, una professionista che riuscì a imprimere il suo marchio per sempre.
Scheda del film: Titolo:
Cleopatra; Regia: Joseph L. Mankiewicz; Genere: storico, drammatico; Sceneggiatura:
Joseph L. Mankiewicz, Ranald MacDougall, Sidney Buchman; Fotografia: Leon
Shamroy; Costumi: Irene Sharaff,
Vittorio Nino Novarese, Renié; Trucco: Alberto De Rossi; Anno: 1963; Durata:
243 nella versione cinematografica, 251 nella versione estesa; Interpreti:
Elizabeth Taylor (Cleopatra), Richard Burton (Marco Antonio), Rex Harrison
(Giulio Cesare); Doppiatori: Rita Savagnone (Cleopatra), Giuseppe Rinaldi
(Marco Antonio), Emilio Cigoli (Giulio Cesare).
Annotazione: nel Taccuino c’è un'altra
Voce con Richard Burton, Mia cugina Rachele, clicca QUI
Annotazione: le Voci iniziali sono tratte dal film e le ho sbobinate per il Taccuino.
N.B. immagini
prelevate dalla rete tramite il motore di ricerca Google.
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