giovedì 30 agosto 2018

Dolcetto in via di estinzione: Sos Culurjones de Sambene

Stavo pensando … perché non trascrivere nel Taccuino la ricetta che mi crea il mal di pancia al solo al pensiero di leggerla? Abitualmente sui blog si tende a pubblicare la ricetta del cuore, quella da leccarsi i baffi, e oggi ho intenzione di rompere la consuetudine trascrivendo la ricetta che considero nauseabonda; quella che quando si cucinavano a casa trasformavo il mio viso con smorfie indecifrabili; quella che quando si assaggiavano c’era chi si leccava le dita e contemporaneamente mi diceva “non sai quello che perdi” ed io rispondevo “preferisco leggere il libro di Bram Stoker il giorno de su mortu mortu”. Voglio trascrivere la ricetta di un dolce in via di estinzione non per la presenza di un ingrediente fuori dal comune, ma perché non è più commercializzabile come ai vecchi tempi.
In sintesi voglio trascrivere gli ingredienti e le fasi di un dolce che si preparava principalmente a carnevale, fritto nell’olio, servito caldo o freddo con una spruzzatina di zucchero o di miele: sono sos Culurjones de Sambene preparati con il sangue di maiale. 
E sì, sono i ravioli di sangue; però, prima di bollarlo, ci tengo a evidenziare che non devo trascrivere la ricetta per vampiri, ma un piatto che si serviva molti anni fa, principalmente nella Barbagia di Ollolai, inserendola tra i dolci prelibati (per chi piace, e per chi non la pensa come la sottoscritta), preparato in occasione dell’uccisione del maiale e per le ricorrenze speciali, come il carnevale, per i matrimoni o semplicemente per degli spuntini in compagnia di amici. Attualmente, sos Culurjones de Sambene non si cucinano più come una volta se non in rare rarissime famiglie, ed è talmente inconsueto vederli sulle tavole che avevo dimenticato il procedimento. Alcuni anni fa, in un calendario pubblicarono la ricetta e il procedimento in lingua sarda, ed io l’avevo ritagliato e conservato. E poiché voglio trascrivere il contenuto nel Taccuino, lo traduco per chi non parla la lingua sarda allo scopo principale di citare il piatto che non apprezzo e che ormai non più visibile se non nei ricordi.  
 
Agnolotti di sangue
Ci vuole: sangue di maiale o di bue, ben colato, si mette sul fuoco con un po’ di strutto sciolto. Si cuoce a fuoco lento, si mette lo zucchero, miele (che sia dolce), e un pugno di farina. Per liquore si mette un cucchiaino di caffè, cannella macinata, limone grattugiato, o buccia di arancia finemente macinata.
Quando diventa denso, si lascia un po’ con il gas spento.
Si toglie. Allora si prepara la sfoglia, impastando semola come per gli agnolotti di mandorle, e si coprono, tagliandoli anche con un calice. Si friggono con olio d’oliva o di maiale.
Dopo si cucinano col miele. Si facevano per i matrimoni
 
 

 
Rileggendo la ricetta che avevo ritagliato molti anni fa,  mi rendo conto della presenza di alcune imprecisioni. Ad esempio, il sangue si deve mettere sul fuoco lento assieme a tutti gli ingredienti, e dobbiamo girare fino a quando diventa denso. Leggendola ho notato un ingrediente fuori posto: non ricordo di aver mai visto la farina nell'impasto. A piacere si possono aggiungere le noci o le mandorle tagliuzzate finemente, l’uva sultanina sminuzzata; inoltre,  è necessario far raffreddare l'impasto a temperatura ambiente prima di procedere con la seconda parte del procedimento. Per ultimo si prepara la classica sfoglia con farina, semola e strutto, e si sistemano delle piccole palline dell’impasto distanziandoli una dall’altra aiutandoci con un cucchiaino, si coprono con un’altra sfoglia, si tagliano con una rondella dentata, si friggono in abbondante olio bollente. Infine si cospargono di zucchero o di  miele e si servono ben calde o anche fredde.
 
 
Non avendoli più visti sia nelle case private sia in commercio, non ho delle foto da mostrare, tuttavia posso inserire nel Taccuino una foto che avevo scattato quando avevo preso in prestito un libro di ricette sarde.

 
 


2 commenti:

  1. Sangue? Ottima per Dracula.
    Ovviamente scherzo :)
    Ciao.

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    Risposte
    1. È vero, si può nominare il piatto per un banchetto con il conte Dracula. A lui piacerà parecchio, ed io donerò la mia porzione con le buone maniere. Ciao.

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