“A partire dall’ottobre 1976 e fino a quando, nel 1979, non
tornai a vivere a Napoli, evitai di riallacciare rapporti stabili con Lila. Ma non
fu facile. Lei cercò quasi subito di rientrare a forza nella mia vita e io la
ignorai, la tollerai, la subii. Anche se si comportava come se non desiderasse
altro che starmi vicina in un momento difficile, non riuscivo a dimenticare il
disprezzo con cui mi aveva trattata”
“Sono salita in ascensore, mi sono chiusa nel mio appartamento.
Ho esaminato le bambole con cura, ne ho sentito l’odore di muffa, le ho disposte
contro i dorsi dei miei libri. Nel constatare che erano povere e brutte mi sono
sentita confusa. A differenza che nei racconti, la vita vera, quando è passata,
si sporge non sulla chiarezza ma sull’oscurità. Ho pensato: ora Lila si è fatta
vedere così nitidamente, devo rassegnarmi a non vederla più”