domenica 24 settembre 2017

S’Iscraria e S'Iscrarionzu

Artigianalmente, in diversi paesi della Sardegna, si creano dei cestini intrecciando l’asfodelo, la cui tecnica di lavorazione diverge da paese a paese, e tra le varie tecniche spicca quella di Ollolai (NU) diventato il punto di riferimento per gli appassionati del settore. L’origine di quest’arte è antichissima, e fin dai tempi antichi si creavano per contenere alimenti, come il pane, i dolci, la pasta, i cereali e tanto altro, oppure venivano utilizzati in agricoltura ad esempio per pulire il grano, inoltre, alcuni cestini dalle forme particolari, venivano adoperate per pesare le merci.
Con la comparsa di nuovi materiali, come la plastica, a poco a poco i cestini fatti a mano con l’asfodelo hanno perso il loro primato e la loro importanza dal punto di vista del loro impiego, e dopo un periodo buio attualmente si sta rivalutando l’arte de s’iscraria organizzando corsi e mostre.
L’arte di "tessere" l'asfodelo per produrre cestini fatti a mano, si trasmette di madre in figlia, e raramente si vede un uomo che padroneggia questa tecnica, il cui unico compito consisteva nella raccolta de s’iscraria e nella vendita presso i mercatini o per le vie dei paesi limitrofi o in zone più lontane.
S’iscraronzu, così si chiama in sardo la lavorazione dell’asfodelo, da iscraria il nome sardo dell’asfodelo, è un lavoro tipico femminile praticato originariamente allo scopo principale di pareggiare i bilanci familiari o come scambio merci, ad esempio pane in cambio di un cestino.
Il lavoro svolto dalle donne era ed è ancora oggi molto faticoso e inizia all’alba con la raccolta de s’iscraria nei mesi di marzo e di aprile nei paesi limitrofi o in luoghi più distanti, normalmente le donne ollolaese lo raccoglievano nella zona del Monte Gonare, o a Olzai, o a San Cosimo. Dopo il raccolto, si lasciano ammorbidire per un paio di giorni per poter essere spaccate verticalmente. Successivamente si devono asciugare al sole a mo’ di ventaglio sparsi per il cortile, e dopo l’essiccatura si conservano in mazzi, chiamati sos mannucros o mesu mannucros, in luoghi asciutti, come la soffitta. Prima di iniziare il lavoro, per renderli flessibili e malleabili e adatte allo scopo, sos mannucros si immergono in acqua pulita per alcune ore per poterle spaccare separando sa matha (la parte interna) da sas corrias (la corteccia).
Le artigiane ollolaese per creare i cestini svolgono un lavoro meticoloso composto da diversi gesti manuali e, con dei punti particolari, iniziando dal fondo, riescono ancora oggi ad ottenere degli oggetti da adoperare in ogni settore.  
La tecnica di lavorazione è composta da diverse fasi: si riempie un recipiente con acqua pulita per immergere sa matha e sas corrias; si inizia dal fondo creando su pipiolu, la cui struttura è composto da un piccolo giro a spirale fatto con sa matha; con la mano destra si punge sa matha con su raju (un particolare arnese a forma di uncino fatto con la tibia di un bue) per avvolgerlo con sa corria; a poco a poco, fino alla fine del giro, si aggiunge sa matha che verrà tenuta ben stretta con la mano sinistra; si lavoro prima il fondo poi i lati, e all’ultimo giro (ogni giro prende il nome de sa therga) si possono abbellire con dei specifici punti.
Giro dopo giro, pungendo con su raju, aggiungendo sa matha e sas corrias, si possono creare diversi cestini dalle dimensioni e forme diverse e ogni cestino ha una propria funzione: canisteddas (un cestino basso adibito prevalentemente in cucina ad esempio per appoggiare o conservare gli agnolotti e le sevade o per il pane locale), corbes e mesu corbes (sono dei cestini più alti rispetto a sas canisteddas  e servono per contenere diversi oggetti, ad esempio il grano e la farina), coghingiolas (dalla forma bombata usati per conservare diversi oggetti di diversa specie), e infine sos cherrigos (cestini di grandi dimensioni che servivano per preparare la farina per il pane).
Attualmente le artigiane lavorano a mano l’asfodelo per creare dei cestini da destinare non solo alla vendita per le famiglie del luogo come da consuetudine, ma anche per i turisti che sempre più apprezzano quest’arte antica e artigianale.
I cestini sono presenti in qualunque casa barbaricina e non è raro vedere sas canisteddas con il pane carasau o con le sevade, e se ispezioniamo la cucina o il salotto possiamo trovare sas coghingiolas o corbes e mesu corbes normalmente colmi di dolcetti, oppure possiamo sentire vecchie storie raccontate dai contadini quando usavano sos cherrigos per lavorare la farina.
  
L’arte dell’intreccio fatto a mano con l’asfodelo viene praticato da poche artigiane, e io l’ho rappresentato con una statuina usando un uncinetto e del cotone prendendo in considerazione la tipica lavorazione ollolaese.
 
 
 
 
 
 
Lo schema base dell'artigiana l’ho recuperata dal sito “La torre di cotone” prendendo come spunto la fioraia, guarda QUI.
I cestini li ho fatti in tondo e di dimensioni diverse con i classici aumenti regolari:
1° giro ho lavorato 6 punti bassi nell'anello magico;
2° giro 6 aumenti a punto basso;
3° giro 1 aumento e 1 punto basso;
4° giro 1 aumento e 2 punti bassi;
5° giro 1 aumento e 3 punti bassi;
6° giro 1 aumento e 4 punti bassi;
7° giro ho lavorato a punto basso in coste posteriori senza aumenti;
8° giro e fino all’altezza desiderata ho lavorato a punto basso senza aumenti;
nell’ultimo giro, per ornarli comi quelli ollolaesi, ho lavorato 2 cestini a punto gambero, e 2 con un punto basso, 3 catenelle, saltato un punto base, e un punto basso.
 
 
 
 
Per il fondo del cestino che la donna ha in mano e che sta lavorando, ho lavorato fino al 5° giro, poi ho inserito alcuni fili per sa matha e un filo per sa corria, il tutto per simulare questa particolare tecnica ollolaese. Per creare su raju ho lavorato 6 catenelle e 3 giri a punto basso chiudendoli per tutta la lunghezza mettendo nella punta un nodino fatto con 3 catenelle chiusi con 1 punto bassissimo nella prima catenella.  
 
 


 
Infine il recipiente che contiene l’acqua ha la forma di un cestino dove ho messo dei fili in ammollo: sa matha e sas corrias .
 
 
 

Alcuni cestini lavorati a mano con l'asfodelo secondo la tradizione ollolaese
  
Coghingiolas
 
Canistedda

Corbes


Se ti piace l’uncinetto, nel Taccuino puoi trovare anche altri post riservati a quest’arte, guarda QUI.

 

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