venerdì 7 luglio 2017

Vivien Leigh. Ansia di vivere

Sabato 8 luglio 1967, fra le 10 e le 11 di sera, i teatri del West End spensero le insegne, in segno di lutto per la scomparsa di Vivien Leigh. Le rappresentazioni invece proseguirono, quasi in ricordo delle parole che l’attrice inglese aveva pronunciato qualche tempo prima: “Le stelle del cinema vivono una vita falsa e limitata. Le vere attrici invece sono immortali, come i personaggi che interpretano. Io non mi ritirerò mai. Voglio recitare fino a novant’anni”
 
In alcuni casi è necessario iniziare un post trascrivendo direttamente le primissime righe del libro, il tutto per semplificare l’inizio e per rompere quell’ansia che sorge nel momento in cui si vuole ricordare la vita artistica di una delle attrici più straordinarie del teatro e del cinema mondiale.
 
Queste righe sono tratte dal libro “Vivien Leigh. Ansia di vivere” di Michelangelo Capua, e per poterlo leggere ho aspettato un bel po’ perché non riuscivo a trovarlo nelle librerie e, un giorno, in un momento di spensieratezza, come per magia è apparso senza cercarlo, e quando l’ho visto, o meglio quando è apparso all’improvviso, non ci ho pensato due volte per acquistarlo.
 
A grandi linee conoscevo alcuni aspetti della sua vita privata, ma mai avrei immaginato il quadro completo e reale del suo mondo e come affrontò le difficoltà di tutti i giorni sia nella sfera privata che pubblica. In alcuni casi, scoprire il suo mondo e la sua vita è stata una vera rivelazione, come gli inizi della sua carriera o come fece penare i suoi colleghi di lavoro quando aveva le crisi di tipo “psicosi maniaco depressiva”, e soprattutto sorprende come la proteggevano o come cercavano di arginare gli ostacoli da lei creati.

 
 
 
La prima rivelazione c'è stato quando ho letto il suo vero nome, Vivian Mary Hartley, e piano piano, pagina dopo pagina, si inizia a scoprire come muta. Nel libro si mettono a nudo alcuni aspetti del suo modo di vivere fin dai primi vagiti. Vivien Leigh, nacque in India il 5 novembre 1913, e all’inizio del 1920 ritornò in Inghilterra per iscriversi al collegio. Possiamo descriverla come una studentessa modello, perfetta per le sue coetanee. Nell’ambiente scolastico si rese conto delle sue capacità e delle sue doti artistiche e ciò che volle diventare. Infatti, pronunciò ad una sua amica questa frase: “Quando finirò la scuola diventerò un’attrice”.  
 
Il collegio si rivelò l’ambiente ideale per imparare a suonare il violino e il violoncello, amare la storia e la letteratura, ma non la matematica.  Vivien Leigh aveva una predisposizione naturale per le lingue straniere, imparò perfettamente la lingua russa, tedesca e francese, e anche la lingua italiana. La sua padronanza per le lingue straniere la portò ad avere una dizione talmente perfetta da permettergli di doppiare personalmente i film in lingua francese e tedesca, capacità insolita per quel periodo. Nel modo in cui iniziò a farsi notare nel mondo della recitazione è simile a ciò che capitò ad altre artiste coetanee, ma la sua capacità di farsi notare, il suo magnetismo innato la portò a bruciare le tappe e a scavalcare tutti i gradini necessari per arrivare a recitare a teatro, quel teatro con la T maiuscola. Sì, dopo aver letto il libro aggiungo un’altra sorpresa, si può affermare che Vivien Leigh è nata per recitare a teatro, è un’attrice di teatro e non del cinema come immaginavo. L’alta professionalità dell’attrice e la sua capacità di interpretare ruoli drammatici e non semplici, la portò a recitare con i più grandi attori e attrici di teatro del suo tempo. Recitò in diversi spettacoli teatrali. Recitò diversi copioni tratti dalle commedie o opere drammatiche di William Shakespeare, come: Riccardo III, Amleto, sogno di una notte di mezza estate, Romeo e Giulietta, Antonio e Cleopatra. Recitò a teatro diverse commedie sia come personaggio principale e sia impersonando ruoli secondari, ma in nessun caso di tipo marginali. Le interpretazioni sono di diverso genere, come ad esempio “La signora delle camelie” ha un tipo di recitazione non paragonabile alle opere di Shakespeare. Nella sua carriera teatrale, oltre alle lodi e agli applausi, ci furono anche diversi fallimenti, e non sempre riuscì ad ottenere il risultato sperato, e sia la critica che gli spettatori non rinunciarono mai ad evidenziare i suoi diffetti sul palcoscenico.
 
Il mondo del cinema è stato un mezzo straordinario per far conoscere la sua arte ad un pubblico più vasto, tutti ,comprese le generazioni attuali, l’hanno conosciuta come attrice cinematografica.
Il film di tutti i tempi è e sarà sempre “Via col vento”, tutti la indichiamo come l’attrice che incarnò Rossella, e nel libro scopriamo come ottenne la parte e i retroscena durante e fuori le riprese. Ma non è l’unica pellicola che ci ha consentito di notarla come attrice cinematografica. Uno dei film più belli da lei interpretati è sicuramente, almeno per me, “Un tram che si chiama desiderio”. Oltre a questo capolavoro, non bisogna scordare la pellicola “Anna Karenina”, oppure il film che vidi molti anni fa “Il ponte di Waterloo”, o il film che non ho mai avuto il piacere di guardare, o almeno non ricordo di averlo visto, “Cesare e Cleopatra”. Oltre a recitare per il teatro o per il cinema, riuscì anche a partecipare in prima persona a dei programmi radiofonici e televisivi, e intervenne anche per realizzare alcuni documentari. Il suo modo di recitare e di apparire incantò tutti, compreso lo statista Winston Churchill.
 
Gli argomenti trattati dall’autore non riguardano soltanto la  carriera teatrale e cinematografica dell'attrice inglese, si esternano anche questioni delicate, si discute della sua lotta per impedire la demolizione di uno dei teatri storici londinesi, c’è lo spazio per questioni private, come la sua storia d’amore con Olivier Laurence o con Peter Finch, i suoi rapporti con la figlia e i suoi genitori. Ma più di ogni altro argomento, si evidenzia il suo stato mentale di tipo maniaco depressivo, i suoi turbamenti, la schizofrenia, e come si manifestavano le crisi curate con l’elettroshock e con infinite sedute dallo psicologo, malattia mentale che suggestionò la sua carriera, i rapporti con colleghi e familiari. Inoltre non dimentichiamo che oltre alla malattia mentale combatté anche la tubercolosi.
 
La sua carriera artistica fu ricoperta d'oro, di successi, incontri e viaggi da favola in giro per il mondo,  fu un eroina del palcoscenico, tuttavia la sua vita privata attraversò stati d’animo oscure non paragonabile a quella pubblica, il suo essere interiore fu sommerso da un percorso che non potremmo definire limpido e del tutto dorata.

 
 
 
Vivien Leigh la ricorderemo come una donna dal carattere deciso, da un fascino indiscutibile sia nella vita privata che sul palcoscenico, tutti la ricorderanno come Rossella, o la moglie dell’attore Olivier Laurence, l’attrice che vinse due premi Oscar, eppure non sempre si ricorda il suo difficile carattere e i drammi che affrontò con la malattia che la portò alla follia.
 
 
Vivien Leigh si spegne la notte del 7 luglio 1967 nella sua casa londinese a solo 53 anni; il suo male, la follia e la tubercolosi ha interrotto la sua carriera ma non la sua memoria, e oggi si ricorda la sua morte a distanza di 50 anni. E dopo aver letto il libro difficilmente la ricorderemo in modo superficiale come Rossella O'Hara e Blanche DuBois, ma come una donna fragile e allo stesso tempo con una forza interiore che la portò a calcare il palcoscenico in tutto il mondo.

 
“Il pomeriggio del 7 luglio 1967 Vivien guardò in televisione la finale maschile di tennis di Wimbledon insieme a Jack (…)  Jack andò in cucina e si preparò una zuppa; alle 23.30 circa rientrò nella camera da letto di Vivien prima di andare a dormire nella propria. Con grande orrore trovò Vivien sdraiata per terra, come se fosse caduta mentre cercava di andare in bagno. Il suo corpo era ancora caldo, ma aveva smesso di respirare. Immediatamente la rimise a letto e invano cercò di rianimarla con la respirazione bocca a bocca, poi chiamò subito il dottor Linnett (…)
Al suo arrivo, il medico non potè far altro che confermare la morte di Vivien”…pag 182
  
 
 
Scheda del libro
Titolo: Vivien Leigh. Ansia di vivere
Autore: Michelangelo Capua
Editore: Lindau
Collana: i Quarzi/grandi biografie
Genere: biografico
Anno di pubblicazione: 2013, seconda edizione
Prezzo di copertina: 18 euro
Pagine: 222
 


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