mercoledì 21 ottobre 2015

Sahara sconosciuto di László Ede Almásy

Da molto tempo avevo nel cassetto il desiderio di leggere il libro dell’esploratore ungherese, ma per una serie di motivi non riuscivo a trovarlo, o era fuori commercio, o irreperibile o addirittura molti librai non lo conoscevano e quindi di difficile vendibilità. In questi casi chi ci viene in aiuto e chi  rimedia la “latitanza” del libro introvabile è sempre la biblioteca.
 
Qua e là si trovano una grande quantità di libri di viaggi nel deserto, per non parlare dei diari o di storie locali raccolte in diversi reportage, eppure anche se abbiamo tutto questo materiale “Sahara sconosciuto” di László E. Almásy continua ad avere un suo fascino, ed è “considerato il classico per eccellenza della letteratura di viaggio nel deserto”, così si legge nella copertina del libro.
 
Infatti è il classico libro che si legge tutto d’un fiato, e poi si rilegge e si rilegge ancora perché non è il solito diario di avventura.
In "Sahara sconosciuto", la ricerca di terre sconosciute e impenetrabili sono alla portata del lettore inesperto in materia di Sahara, e si scopre e si riscoprono le insidie del deserto direttamente da chi lo attraversò ed esplorò agli inizi degli anni 20-30 del secolo scorso.
 
Negli anni trenta si esplorava il deserto solo con l’ausilio di una bussola, osservando le stelle e studiando le cartine geografiche incomplete, rilevando sul libro di bordo le variazione delle rotte o lo stato del contachilometri, e con taniche di benzina e l’insostituibile acqua, in totale isolamento (non dimentichiamo che i telefonini non esistevano), si percorrevano chilometri all’interno del deserto con il rischio di andare fuori rotta o capottare con le macchine all'insaputa dei colleghi rimasti nell'accampamento.   
Cartina geografica
 dell'epoca di Almásy
Con le immagini in bianco e nero pubblicate nel libro e con le descrizioni di  Almásy, si percorrono in aereo o in auto le grandi distanze del deserto, sono tutti luoghi inaccessibili anche con le moderne tecnologie; spiccano le difficoltà incontrate dall’esploratore e dai suoi collaboratori: dalle avarie alle auto, alle condizioni meteorologiche o del terreno o ai vincoli determinate dalla natura tipica del deserto, tutte variabili che non si possono calcolare anticipatamente.
 
Almásy non fu il solito avventuriero, ma mappò dettagliatamente alcuni siti, andò alla ricerca di Zerzura conosciuta come l’introvabile città del deserto, e poi scoprì  le pitture preistoriche nella “Caverna dei Nuotatori” a Gilf Kebir, e con la mappatura del Gran Mare di Sabbia riuscì a completare le carte geografiche dell’interno del deserto libico e dell’Egitto: tutti questi luoghi e siti sono descritti magistralmente dall’autore ungherese.
 
Almásy e i suo collaboratori non solo incrociarono le persone del luogo, ma a Cufra, l’oasi dei Senussi, incontrarono anche i colonizzatori, gli italiani; e noi comuni lettori, in poche righe, possiamo aggiungere al nostro sapere piccoli pezzi di storia di politica estera e di guerra del nostro Paese, come l’attacco di Cufra, le incursioni aere italiane e il calvario dei profughi: non dimentichiamo che durante l’attacco italiano ci furono molti morti, e i senussi che sopravvissero perirono subito dopo durante la fuga nel deserto.
 
Pitture scoperte da Almásy
nella Caverna dei Nuotatori
Nel libro non c’è solo lo spazio per siti inesplorati perché conosciamo e incontriamo:
il waddan, una pecora che vive in Algeria, in Tunisia, a est della valle del Nilo, è un esemplare sconosciuto e introvabile;
il ghibli, il vento caldo del sud descritto come “uno dei più terribili nemici dei beduini”;
e soprattutto le leggi del deserto per la sopravvivenza, come questa: “quando si trova qualcuno in condizioni di assoluta disidratazione, non gli si può dare subito da bere, altrimenti le mucose inaridite di bocca e faringe si gonfierebbero improvvisamente e l’edema provocherebbe la morte immediata per soffocamento” (pagina 178).
 
Finito di leggere il libro restano le avventure vissute in prima persona da László E. Almásy, pezzi di vita indelebili anche per noi piccoli lettori avventurosi. Tirando le somme, dopo la lettura resterà vivo nella mente: il capitolo “Profughi” (un capitolo tristissimo) e dal titolo non è necessario accennare che cosa scrisse perché si può immaginare che cosa capitò o meglio cosa capita ai profughi che scappano nel deserto; il capitolo più avventuroso e pieno d'imprevisti “Nel Gran Mare di Sabbia”; il capitolo pieno di suspense “Arte Preistorica” …. in ogni caso tutto il libro è un’avventura.


Scheda del libro:
 
Titolo: Sahara sconosciuto;
Autore: László Ede Almásy;
Titolo originario: Az ismeretlen Szahara (del 1934), oppure Unbekannte Sahara (del 1939);
Lingua originale: ungherese e tedesco;
Traduzione dal tedesco: Andrea Bianchi;
Genere: biografia, avventura;
Pagine: 318;
Anno: 2004;
Prezzo di copertina: 9,90
 


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