Ambientare un film di
spionaggio in piena guerra fredda a Londra nei primi anni settanta è l’ideale per
passare una serata piacevole. Se poi il film è tratto da un libro di John Le
Carré, con personaggi formati prevalentemente da agenti segreti doppiogiochisti
impersonati da attori stellari del calibro John Hurt/Gary Oldman, sicuramente
la pellicola è di ottima fattura.
La talpa è il classico film di una volta, quelli che vedevo
da piccola, lento e riflessivo, senza sparatorie gratuite, gli ambienti sono
oscuri dove si respira e si tocca con mano la polvere e l’umidità dei vecchi
uffici, e soprattutto c’è sobrietà e tranquillità nei dialoghi trai i
personaggi.
Lo sguardo degli attori, i movimenti
della testa, delle spalle e di tutto il corpo sono gli elementi che
caratterizzano il film e non parole e parole e parole, e le abilità degli
attori riescono a nutrire e a riempire i vuoti stimolando il cervello di chi
segue il film. Il personaggio principale appare in tutta la sua interezza e inizia a parlare dopo circa 20 minuti.