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domenica 19 ottobre 2014

Un prete e i terroristi di Salvatore Bussu

Un mese fa ero in biblioteca e stavo cercando un libro introvabile nelle librerie. Durante la ricerca, la mia bibliotecaria ha trovato e mi ha suggerito di leggere anche un libro degli anni ottanta. Apparentemente sembra superato ma è attualissimo e si possono trovare degli spunti per confrontare la situazione carceraria degli anni ‘70/'80 con i nostri giorni. L’argomento trattato lo conoscevo, ma leggere ciò che accadde trent’anni fa, direttamente dalla persona che fece scalpore all’interno della curia nuorese, della politica e dell’opinione pubblica, mi ha dato la possibilità di colmare alcune lacune che si crearono attorno alla storia che divenne un caso nazionale .

Il libro in questione è “Un prete e i terroristi. Attraverso Badu ‘e Carros un viaggio nel mondo dell’eversione” di Salvatore Bussu. Il libro è diviso in due parti. Nella prima parte, intitolato "terrorismo e bracci speciali", si parla del terrorismo in Italia e il suo approdo in Sardegna, della situazione carceraria a Badu ‘e Carros e della sezione speciale. Nella seconda parte, intitolato "le interviste: un contributo al confronto tra carcere e mondo esterno",  ci sono delle interviste fatte direttamente da don Bussu ad alcuni capi storici della lotta armata e degli anni di piombo. In appendice, troviamo le interviste e le testimonianze di due familiari delle vittime. 
Nella prima parte ci sono otto capitoli. Nei primi due capitoli, don Salvatore Bussu (cappellano del supercarcere Badu ‘e Carros dal 1981 al 1984 e autore del libro), descrive brevemente, in modo chiaro anche se non approfondito, gli inizi degli anni di piombo in Italia e in Sardegna; negli altri capitoli, sempre della prima parte, ci espone le origini e il ruolo destabilizzante del carcere nuorese all’interno dell’isola e, in particolare, ciò che accadde all’interno e all'esterno del carcere nuorese.

Il carcere Badu ‘e Carros, rivela l'autore, fu costruito per dare la possibilità ai detenuti sardi, e soprattutto nuoresi, di stare vicino ai propri familiari e come struttura carceraria modello per ospitarli in base alle nuove leggi che dovevano essere emanate per rendere la carcerazione più umana. Ciò non accadde perché entrarono le ruspe e fu costruito un braccio speciale “…una decisione adottata senza che alcuna autorità locale, politica o giudiziaria, venisse interpellata. Fu una decisione imposta ex imperio, dall’alto…” così scrive a pag. 32. Il nuovo volto e la nuova destinazione del carcere non piacque, si temete una destabilizzazione in un territorio già debole.

Dopo una rivolta all’interno del carcere, nel 1980, si crearono tensioni tra i detenuti e scoraggiamenti fra gli agenti di custodia e, il vecchio cappellano, in servizio da circa 30 anni, chiese ed ottenne di essere sollevato dall’incarico e, al suo posto, fu nominato don Salvatore Bussu.

In modo semplice, ci spiega come fu il primo approccio con i detenuti comuni e con quelli della sezione di massima sicurezza e, per avere un contatto più stretto, scrisse una lettera indirizzata proprio a loro: “Ai detenuti del penale della Casa circondariale di Badu ‘e Carros di Nuoro”.

Il libro ci conduce all’interno della sezione di massima sicurezza che ospitava i detenuti politici italiani degli anni di piombo e  i maggiori esponenti delle BR.

La situazione generale e umana del carcere divenne insostenibile e per ottenere maggiore tutele sopraggiunsero una serie di avvenimenti mai visti nel nostro Paese: si creò un gran vespaio attorno al cappellano perché combatté a fianco dei detenuti per ottenere migliori condizioni di vita all’interno della sezione speciale. Tutto iniziò nel dicembre del 1983 quando i brigatisti iniziarono lo sciopero della fame per chiedere maggiori diritti. In questa situazione di forte disagio, creato dallo sciopero della fame, Mons. Melis non celebrò la messa di Natale e don Bussu, per solidarietà, decise di autosospendere il suo incarico fino a quando non sopraggiungevano migliori condizioni di vita e l’assicurazione di riconoscere ed estendere maggiori diritti ai detenuti della sezione speciale.

All’inizio della vicenda, tutti sapevano ma nessuno parlava e i giornali scrissero solo qualche riga. Solo successivamente il movimento che si creò fu assordante fino al Parlamento.
Il gesto di stare a fianco agli scioperanti, detenuti “non comuni” ma un gruppo di brigatisti, non venne compreso da più parti, con il libro l’autore è riuscito a colmare il vuoto che si creò all’indomani della sua autosospensione e a far capire quali sono state le sue valutazioni senza mai allontanarsi e senza mai dimenticare le vittime e i familiari.
Don Salvatore Bussu, partendo dall’ordinamento penitenziario, dalle leggi penali e richiamando l’art 27 della Cost. italiana, ripercorre la situazione carceraria mettendo al centro del ragionamento la dignità della persona umana.

Alcune frasi tratte dal libro...
... Non potevo starmene con le mani in mano. Dovevo fare qualcosa e presto. E così decisi di interrompere il servizio di Cappellano fino a quando non fossero cambiate le condizioni di vita anche nel braccio speciale del carcere ... pag. 52
... Lasciai il carcere il 30 settembre 1984. Ma quei carcerati me li porto tutti nel cuore, i comuni rimasti a Badu 'e Carros e i politici che se ne sono andati ... pag. 79
... Cristo, per mezzo nostro, cerca screpolature nel muro di tanti uomini che ieri hanno fatto parlare di sé come terroristi, una screpolatura per piantarvi il proprio seme, ossia il suo messaggio. Domani quel seme potrà fiorire e dare molto frutto. Chissà... Questo è il messaggio anche del libro ... pag. 223

Scheda del libro
Titolo: Un prete e i terroristi. Attraverso Badu ‘e Carros un viaggio nel mondo dell’eversione;
Autore: Salvatore Bussu;
Lingua: italiana;
Presentazione: Mario Gozzini;
Casa editrice: Mursia;
Collana: fatti, testimonianze, réportages;
Genere: saggio, attualità;
Anno: 1988;
Pagine: 247;
Prezzo. L. 20000.

4 commenti:

  1. Ciao,
    il passato insegna e inquieta e le testimonianze come questa che descrivi, tuttaltro che datate, sono spiragli attraverso i quali si diffonde la verita, specialmente se è dura e scomoda.
    Un caro saluto:-)
    Marilena

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    1. Quando un episodio è scomodo spesso i libri sono introvabili o hanno una tiratura limitata, fortunatamente esistono le biblioteche. Queste storie, apparentemente locali ma che invece riguardano un intero territorio, spesso sono destinate all’oblio. Il gesto di don Bussu, ancora attualissimo, è da ammirare e non da dimenticare per questo motivo ho deciso di ricordarlo con il post e non di tenere una semplice chiacchierata dentro le mura domestiche .
      Ciao e a presto

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  2. Vedere un uomo di Dio sostenere i diritti dei detenuti di un carcere mi ha sempre reso orgoglioso della nostra chiesa e di farne parte :D

    Lorenzo

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    1. Ciao Lorenzo.
      Grande stima per coloro che lavorano in condizioni critiche e danno il buon esempio.

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